Rebellion ci riprova, nel tentativo di tornare in auge con la sua creatura più famosa. Il ritorno di due delle saghe di fantascienza più amate, quelle di Alien e Predator, che fecero faville nel mondo videoludico, soprattutto tra la fine degli anni ’90 e primi anni 2000, e disastri nel mondo cinematografico pochi anni dopo. Una storyline per ogni razza, nuove modalità multigiocatore e la volontà di sfruttare al meglio le tecnologie odierne, andiamo a vedere insieme se le premesse sono state mantenute.

Rinnovamento o revival?

Dopo aver curato, nel 1994, il primo Alien Vs Predator per la sfortunata, e poco riuscita, Atari Jaguar, e il primo capitolo della saga Aliens Vs Predator per Pc, con tanto di successiva edizione Gold, il team Rebellion ha vissuto vere e proprie altalene. Alcuni titoli più o meno riusciti nel corso di un decennio, hanno fatto sì che il nome della software house rischiasse addirittura di essere dimenticato. L’ultimo incontro tra il team inglese e le due razze aliene è avvenuto nel 2007 , in occasione dell’uscita del secondo, e si spera ultimo, film crossover di Aliens Vs Predator, culminato con lo sviluppo dell’altrettanto mediocre tie-in omonimo per PSP, Aliens Vs Predator: Requiem . Oggi, dopo tre anni, torna la possibilità di scrollarsi di dosso proprio quest’ultimo insuccesso, offrendo una nuova incarnazione alla serie, nel tentativo di bissare il primo episodio per Pc. La sensazione data dal gioco però, è più simile a una sorta di gigantesco revival piuttosto che di rinnovamento vero e proprio , che per alcuni versi può essere un dato positivo ma per altri non può che essere un demerito.

Una storia, tre punti di vista

La trama principale è studiata in modo da essere giocata e vissuta controllando ognuna delle tre razz e , avendo quindi tre compagne in single player completamente indipendente l’una dall’altra. Avremo in comune la cut-scene iniziale, mentre il resto si svilupperà in modo, ovviamente, diverso, pur mantenendo la linea guida della trama principale. La compagnia Wayland-Yutani , che ricorda molto quella della quadrilogia di Alien, si trova su un pianeta sconosciuto per studiare una costruzione, che molto ricorda quelle Maya. Si tratta di una sorta di santuario della specie degli Alien, specie che la Wayland intende studiare a fini militari. Il risveglio del santuario richiama i cacciatori intergalattici, i Predator, che si dirigono sul pianeta per dare la caccia, per l’ennesima volta, agli xenomorfi. Per via di un black out al centro di ricerca sugli xenomorfi, gli alien cominceranno a infestare la colonia della Wayland. Per cercare di porre rimedio, la compagnia chiamerà i Marine coloniali, specializzati proprio negli scontri con gli alien, aggiungendo quindi il terzo incomodo. La storyline, che non brilla certo per originalità, ha l’evidente compito funzionale di convogliare tutte le razze, in modo da offrire una campagna individuale dedicata a ogni razza, e da questo punto di vista il tutto è senz’altro riuscito. Tra le curiosità merita una segnalazione la partecipazione virtuale di Lance Henriksen nella parte del presidente Wayland. Henriksen ha interpretato l’androide Bishop nel secondo e terzo film della serie, oltre che proprio il presidente Wayland nel primo spin-off cinematografico, Alien Vs Predator.

Tre novellini

L’unico punto in comune tra le tre storie, da un punto di vista spirituale, sarà il livello d’esperienza e maturità del personaggio che impersoneremo. Sia se vestiremo i panni del marine sia delle due razze aliene, partiremo infatti da una situazione di un vero e proprio novellino. Nella campagna umana il giocatore controllerà una recluta, al debutto assoluto su un campo di battaglia reale, e inizialmente dovremo vedercela da soli in quanto unici superstiti del nostro gruppo. Per quanto riguarda la campagna dedicata agli alien, saremo il migliore degli esemplari di studio, marchiato con il numero 6, che ha dimostrato le migliori abilità psico-attitudinali. Sarà Wayland in persona a consigliare uno studio più dettagliato su di noi, approfittando del black out fuggiremo con l’intendo di liberare nostra madre, la regina. Infine, indossando la maschera del predator saremo un apprendista guerriero, imparando a usare sia il celebre laser che l’altrettanto celebre visore di calore, dopo il breve addestramento ci dirigeremo sul pianeta dove gli xenomorfi risiedono, senza aspettarci la presenza umana.

Una perizia altalenante

Come di solito capita proponendo diverse storie, non tutte riescono altrettanto bene . Aliens Vs Predator non fa eccezione, proponendo delle sceneggiature piuttosto altalenanti e con una cura maggiormente dedicata alla campagna marine rispetto alle altre due . Un alto tasso di citazioni, a piene mani dal secondo e dal terzo capitolo della quadrilogia, manterranno l’attenzione del giocatore. L’arsenale dei marine è infatti identico a quello dei marine di Aliens di James Cameron, riproponendo le stesse armi e addirittura lo stesso campionamento sonoro proprio dal film. Le esclamazioni volutamente stereotipate dei marine con tanto di citazione di una battuta cult proprio del secondo film, “Escono dalle fottute pareti” , gli effetti del sangue degli alien su di noi (guai a usare un colpo di granata ravvicinato), le mitragliatrici di posizione e molto altro, faranno sentire il giocatore dentro la storia. Il grandissimo impatto emotivo dei livelli iniziali, con scelte di illuminazioni molto apprezzabili e la sensazione di claustrofobia tipica della serie cinematografica, faranno chiudere un occhio sulla scarsa interazione con lo scenario. Dopo alcune sessioni però, la quasi totale assenza di interattività si farà inevitabilmente sentire, e ridurrà il livello di immersione assieme a altre scelte narrative alquanto discutibili per quanto funzionali. I fan integralisti della saga xenomorfa, che conoscono a memoria le abitudini e l’habitat dei loro amati alien, gradiranno molto poco l’idea che il loro “santuario” sia situato casualmente nella giungla, posto dove non metterebbero mai piede. Anche il vedersi rincorsi all’aperto dagli alien è poco credibile, in quanto amanti degli spazi stretti, bui e chiusi, a volte capiterà addirittura di essere inseguiti all’aperto e, proprio appena entrati in spazi chiusi, essere lasciati andare. Se è vero che queste sono considerazioni che verranno fatte solo dagli amanti delle pellicole, è pur vero che gli appassionati sono il vero target di riferimento e la poca attinenza rischia di non far presa proprio su di loro. La campagna legata agli alien si rivela abbastanza interessante, prendendo spunti da alcuni momenti di Alien: Resurrection , e mette in risalto il lato cinico della compagnia Wayland. Perdonando qualche piccola ingenuità nella narrazione, ad esempio controllare un alien già grande nonostante la cut-scene narrativa inizi proprio dalla nascita, e la possibilità di inserire i parassiti nei civili disarmati (cosa abbastanza improbabile, in quanto il nostro alien non depone uova e tantomeno porta con sè i facehugger…), la campagna regala soddisfazioni al giocatore. Proponendo un modello di gioco basato principalmente sullo stealth , rintanandoci nel buio e uscendo al momento giusto per uccidere le nostre prede, la sensazione di “essere lo xenomorfo” è molto appagante. Infine la campagna del predator, che di tutte risulta essere quella meno ispirata . Le notevoli influenze dalla saga di alien fanno sembrare l’universo del predator piuttosto minuscolo, per certi versi anche poco caratterizzato. Il gameplay, principalmente stealth anche in questo caso, si baserà sulle possibilità del predator di essere invisibile e di compiere grandi balzi tra piattaforme poste a grandi distanza l’una dall’altra, utile soprattutto nella giungla. La forza negli scontri corpo a corpo e la potenza del laser, unite alle capacità di mimetizzazione, fanno di predator il più forte dei personaggi selezionabili e, forse proprio per questo, anche il meno interessante.

Tre gameplay diversi

La giocabilità, superfluo dirlo, cambierà radicalmente in base alla razza utilizzata, come introdotto nel paragrafo precedente. L’unica razza a fornire un vero e proprio gameplay FPS è quella dei marine , che compensa la minor prestanza fisica con alcuni “aiuti al giocatore” , come gli stimolanti recuperare energia, i fumogeni infiniti per stanare gli alien e i proiettili infiniti nella pistola. Grave lacuna, i comune con le altre razze (anche se gli alien non ne risentiranno), l’impossibilità di accovacciarsi, assenza assolutamente imperdonabile in un FPS moderno, mentre il salto sarà deputato al tasto A. Gli alien presentano un gameplay, come detto, incentrato sul nascondi e colpisci, prevede che il giocatore sia pronto a sfruttare la rapidità degli xenomorfi, e a utilizzare l’attacco leggero, artigli, o quello pesante, la coda, sfruttando occasionalmente (nemici indifesi o colti di sorpresa) delle vere e proprio esecuzioni, effettuate premendo il tasto X del pad della nostra Xbox 360. Queste animazioni, molto belle a vedersi e realizzate in modo soddisfacente, hanno però il difetto di essere un po’ lunghette e spezzare il ritmo. Sia il modello poligonale che la scelta stilistica dell’inquadratura in prima persona ricalcano quanto visto nel film Alien? , con tanto di effetto di distorsione dell’immagine durante la corsa dell’alien e andatura “quadrupede” dello stesso. Oltre al salto con A, potremo con RT spostarci di superficie, in modo da poter camminare quindi sia sottosopra che di lato. Questa possibilità, decisamente molto intrigante, richiede un po’ di pratica in quanto talvolta resteremo “incastrati” e non riusciremo a scendere o a muoverci come vorremmo. La pratica ci verrà in soccorso, dopo qualche sezione ci muoveremo con maggior naturalezza ma forse un’inquadratura un po’ più larga (esempio Mirror’s Edge ) avrebbe reso più semplice il nostro compito. L’energia vitale si ricaricherà in automatico, come nei moderni FPS, un vantaggio rispetto alle altre due razze. Piccola perla, il tasto Y che servirà per curarsi nelle altre due razze, negli alien servirà per emettere il loro caratteristico verso. Il predator, rispetto agli alien ha un approccio più votato all’azione , prediligendo il corpo a corpo pur mantenendo prioritario il “non farsi vedere” . Il laser, arma principale dalla lunga distanza, ha il funzionamento di una normale arma da sparatutto in soggettiva, ma per la maggior parte del tempo utilizzeremo tattiche per distrarre i soldati nemici, o aggirare gli alien, e coglierli di sorpresa, magari alle spalle. La maschera ci darà informazioni utili sia sull’energia vitale che per quanto riguarda il laser, che dovremo ricaricare nei punti appositi sparsi nei livelli. Tutte le tre sfaccettature possono dirsi sufficientemente riuscite ma alcune pecche impediscono al gioco di ricevere valutazioni alte in termini di gameplay, il non potersi accovacciare limita parecchio sia il marine che il predator (che comunque controbilancia con altre qualità), mentre il salto risulta, specialmente per gli umani, sostanzialmente inutile. Invece gli alien in certe occasioni risultano quasi ingestibili, specialmente quando ci deve spostare da una superficie all’altra, creando frustrazione nel giocatore.

Grafica e sonoro

Tecnicamente il prodotto di Rebellion mostra il fianco a parecchie critiche . L’illusione iniziale dei primi livelli della campagna marine, senz’altra la più curata tecnicamente, nasconde una qualità altalenante per praticamente tutto il tempo. I buoni effetti di illuminazione servono a nascondere qualche magagna di troppo, scenari poco dettagliati e poco interazione, mentre all’aperto le cose si fanno addirittura peggiori. Sia la giungla che le zone desertiche appaiono poco caratterizzate e curate, tutt’altro discorso per i modelli poligonali dei personaggi giocanti e non. Pochi quelli degli umani che, per quanto fatti bene, presto rischiano di diventare ripetitivi dopo l’ennesima esecuzione nei panni di un predator o di un alien. Questi ultimi si presentano molto bene, con modelli caratterizzati e molto dettagliati, unico neo una sensazione di “leggerezza” negli alien gestiti dalla CPU, cose pesassero pochi kilogrammi, niente di gravissimo. Per quanto riguarda l’IA degli alien, il lavoro di Rebellion è stato sontuoso , i loro comportamenti e attacchi, sia di collettivi che individuali, sono molto credibili. Il sonoro si dimostra funzionale, senza grossi difetti: un doppiaggio italiano accettabile e la campionatura degli effetti sonori direttamente dalle saghe cinematografiche sono elementi più che sufficienti.

Longevità e multigiocatore

La durata complessiva del gioco in singolo può attestarsi fino alle 20 ore , per via dell’impegno di finire tutte le campagne (dalle 6 alle 8 ore ciascuna in media), e magari raccogliere i vari collezionabili sparsi per i livelli. Un tentativo di incentivare la longevità è dato dall’integrazione di numerose modalità multigiocatore online, che cercano di rileggere in chiave “multirazziale” le classiche opzioni multigiocatore di ogni FPS. Dal classico Death Mach, tutti contro tutti senza alcuna appartenza di razze, a partite suddivisi per razza, Mixed Species Deathmach, passando per altre modalità più “a tema” come Infestation, dove un giocatore impersonerà l’alien mentre gli altri i marine e ogni marine ucciso tornerà in gioco sottoforma di xenomorfo, o Survivar, un’interessante rilettura dell’ Orda di Gears of War 2 dove un manipolo di marine dovrà resistere finchè possibile all’attacco degli alien, sempre più numerosi e sempre più potenti. Le partite si svolgono senza nessun intoppo tecnico, mostrando un buon net code , diventando così un piacevole diversivo. Unico difetto, seppur intrinseco, lo sbilanciamento presente tra le razze ma, in ogni caso, il divertimento è assicurato.

Conclusioni

Il ritorno di Aliens Vs Predator lascia senza dubbio l’amaro in bocca . Un’ottima occasione gettata al vento, per colpa di alcune imprecisioni sul lato del gameplay, di una realizzazione tecnica discontinua e di uno story mode poco incisivo. Era lecito aspettarsi di più, anche per la notevole cura riposta nelle citazioni e nel ricreare una certa atmosfera delle pellicole. Le tre campagne non risultano dello stesso livello qualitativo, rendendo quella di predator nettamente meno interessante e, per certi versi, tutt’altro che necessaria. Per gli appassionati della storica serie Pc si tratta comunque di un titolo da prendere in considerazione, grazie a una buona longevità e un’offerta multigiocatore interessante, chiudendo gli occhi sui piccoli, ma tanti, difetti sparsi qua e là. Coloro invece che si aspettavano una riproposizione della quadrilogia di Alien, farebbero meglio a aspettare, incrociando le dita, Alien Colonial Marines .

CI PIACE
Due grandi saghe di fantascienza
\nAtmosfera ben riprodotta
\nPiuttosto longevo
NON CI PIACE
Graficamente altalenante
\nGameplay a volte mal calibrato
\nCampagne qualitativamente non uniformi
7.5Cyberludus.com
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