“Spider Pork, Spider Pork il soffitto tu mi spork, tu mi balli sulla test e mi macchi tt il rest, tu quaa…ti amo spider pork!!!! “

Si doveva aspettare che i Green Day affondassero- insieme al palco corroso dagli acidi-nel lerciume del lago cittadino (ironia della sorte, proprio lanciando un messaggio anti-inquinamento globale), per capire che forse era il caso che i cittadini di Springfield giungessero ad una nuova o maggiore consapevolezza circa l’importanza dello smaltimento dei rifiuti, e ad una oculata politica di gestione degli scarichi urbani. E così le tonnellate di rifiuti cittadini vengono eliminati, e Springfield torna a sorridere pulita, per la gioia di Lisa. Questo l’inizio del nuovo fenomeno cinematografico dell’anno: il tanto atteso film dei Simpson. La famiglia più sgangherata d’America torna in versione “estesa” – il film dura 90 minuti circa – ma con la stessa concentrazione di risate garantita dagli episodi a cui siamo abituati. Il vero eroe della storia è lui, Homer, il quale, dopo aver adottato un maialino miracolosamente scampato al nuovo panino con porchetta del Krusty Burger, riesce a vanificare l’ingente lavoro di pulizia realizzato dalle istituzioni locali, e ad inquinare nuovamente il lago scaricandoci dentro un improbabile silos pieno di “pig crap”. La città è ghettizzata dall’autorità nazionale (impersonata da un amorfo Schwarzenegger, abilmente manovrato dal capo dell’EPA), e viene incapsulata sotto una cupola di vetro ultra-resistente. E’ la follia collettiva: per evitare il linciaggio Homer e famiglia emigrano in Alaska dove, tra nevi e ghiacci perenni, Mr Simpson ha il tempo di riflettere sulle proprie malefatte e di ordire un piano di riscatto che libererà la città e redimerà sè stesso. Homer deve ancora una volta salvare il mondo da una catastrofe che lui stesso ha provocato. Avventure rocambolesche dei soliti, cari vecchi personaggi fanno da sfondo al filone centrale del film: il nuovo amore di Lisa – un ragazzino irlandese con tanto di chitarra ed esse blesa-, Bart desideroso di essere adottato da “salve salvino” Ned Flanders per non aver nulla a che fare con il proprio, disastroso, padre (o forse perchè invidioso del fatto che Homer è, ancora una volta, riuscito a combinare un guaio più grosso delle sue piccole marachelle?). In mezzo a tutto ciò la produzione trova anche lo spazio per inserire l’ennesima perla homeriana di prima classe: il motivetto “Spider Pork” (“Spider Pig” in originale), già diventato un tormentone universale, ovvio rifacimento della celeberrima “Spiderman” di Bublè. C’è poco da fare: il genio di Homer trionfa ancora. Miticoooo!

Articolo curato da Valentina “Blue_Valentine” Confido

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