Le recenti produzioni di Team Ninja hanno portato, sul mercato videoludico, produzioni senza dubbio interessanti, andando a toccare quella “nicchia” di gaming hardcore che, negli ultimi anni, solo From Software è stata in grado di fare. Tra gli ottimi due Nioh e il non riuscitissimo Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, il 2023 è stato l’anno di Wo Long: Fallen Dinasty, che rappresentava la summa di tutte le recenti produzioni del team, rivaleggiando – a tratti – con l’ancora irraggiungibile Sekiro.

Passato circa un anno dall’uscita del sopracitato titolo, Team Ninja è pronta a sfornare un nuova IP, in collaborazione con Sony, il promettente Rise of the Ronin – esclusiva PS5 che promette di portare le meccaniche action rpg hardcore, tipiche delle recenti produzioni del team, in un contesto interamente open world, dove a far da sfondo alla narrativa troveremo un contesto storico verosimile, che analizzeremo più avanti.

Grazie ad una copia review fornita dal publisher, abbiamo “spolpato” a dovere l’offerta ludica proposta dai ragazzi di Team Ninja.

Il risultato? Ve ne parliamo nella nostra recensione…

Il viaggio attraverso Rise of the Ronin

Nella metà del XIX secolo, durante gli ultimi anni del periodo Edo in Giappone, si assiste a un’epoca di cambiamenti tumultuosi. Lo shogunato perde sempre più potere, mentre l’influenza occidentale comincia a farsi sentire nel tessuto sociale del paese. In questo contesto di agitazione nazionale e di incertezza sul futuro, diverse fazioni emergono, desiderose di plasmare il Giappone secondo i propri ideali. È qui che entra in gioco Rise of the Ronin, il nuovo mastodontico progetto del Team Ninja, che catapulta il giocatore al centro di questo vortice storico: il gioco cerca di bilanciare le mutevoli dinamiche politiche, le relazioni interpersonali e l’impatto del cambiamento su un mondo in fermento. Tuttavia, affrontare un’ambientazione così ricca di sfumature e complessità può risultare inizialmente travolgente.

Rise of the Ronin è un action RPG open world in terza persona che fonde numerosi elementi in un’unica esperienza di gioco. Questa ricchezza di contenuti si riflette fin dalle prime ore di gioco, dove l’attenzione è concentrata su un’eccessiva quantità di spiegazioni e tutorial: vengono introdotti nuovi personaggi, relazioni, ambientazioni, armi, comandi e un intricato sistema di menu, quasi tutti contemporaneamente. Tale sovrabbondanza di informazioni può risultare travolgente per molti giocatori, rischiando di scoraggiarli ancor prima di intraprendere il viaggio.

La trama del gioco è allo stesso tempo melodrammatica e cinematografica, con elementi di intrighi politici e riferimenti alla storia reale del Giappone ben amalgamati. Tuttavia, il tono narrativo può risultare altalenante: le rapide transizioni da momenti di combattimento a situazioni più serie e drammatiche risultano abbastanza disorientanti. Il giocatore può apprezzare l’umorismo e il senso di cameratismo che si intrecciano con i temi storici più seri, anche se all’inizio queste oscillazioni di tono possono lasciare perplessi. Pur trattandosi di un’opera di finzione, come dicevamo, il gioco fa ampio uso di personaggi storici reali, sebbene talvolta in modo caricaturale e forse privo di sottigliezza. Tuttavia, col passare del tempo e con lo svilupparsi della trama, queste discrepanze si appianano, consentendo al giocatore una maggiore comprensione dei personaggi e delle loro motivazioni.

Va notato che spesso sono i personaggi secondari a rubare la scena, con storie che si sviluppano significativamente sia nella trama principale che nelle numerose missioni secondarie. Questo può far sembrare il protagonista giocabile un semplice “spettatore” per gran parte del tempo di gioco. La trama principale, pur essendo presente, risulta essere l’aspetto meno coinvolgente della narrazione complessiva del gioco.

Nel ruolo di un membro del clan Lama Velata, il nostro personaggio sarà legato da gemellaggio con un altro valoroso guerriero. Fin dalle prime fasi del gioco – eviteremo spoiler – una spaccatura dividerà i nostri destini, costringendoci a scegliere quale dei due seguire. Lungo le oltre quaranta ore di gioco, il nostro “gemello di spada” riemergerà periodicamente nel vostro cammino. Durante lo svolgimento della storia, sarete chiamati a prendere decisioni di diversa importanza, influenzando la trama generale: inizialmente, affronterete tali decisioni con distacco, ma col passare del tempo, quando le tessere del puzzle cominceranno ad incastrarsi, inizieremo a ponderare con più attenzione quale percorso intraprendere. Il gioco, in maniera elegante, offrirà la possibilità di rigiocare le missioni, tracciando gli eventi chiave in una linea temporale, permettendoci così di esplorare le ramificazioni delle diverse scelte.

La via della spada

Le battaglie con la spada saranno il cuore pulsante di Rise of the Ronin, richiedendo abilità e pazienza. Gli scontri saranno gratificanti e divertenti, per la maggior parte dell’avventura, senza l’ansia costante della “morte imminente” tipica dei giochi Souls-like. Man mano che progrediremo, acquisterete varie armi e tecniche di combattimento, adattando la vostra strategia alle abilità dei nemici. Tuttavia, il sistema di combattimento risulterà ostico, con combinazioni di tasti complesse da ricordare e una gestione degli oggetti durante le battaglie frenetiche che potrà rivelarsi problematica.
Allo stesso modo, il sistema di parata del gioco sarà fonte di frustrazione. La parata, fondamentale per la difesa, sarà mappata su un pulsante che, se premuto con un timing impreciso, potrà trasformarsi in un attacco, esponendoci al pericolo. Questo creerà una sorta di danza ritmica durante i combattimenti, con il gioco che ci spingerà a rimanere in attacco anche quando sarà prudente difendervi.
Gli attacchi, le parate, i blocchi e gli attacchi marziali speciali consumeranno la barra di Ki e vincere effettivamente uno scontro, specialmente più avanti nel gioco, significherà essere in grado di gestirne il consumo con cura. Le parate efficaci (e la gestione del Ki) saranno vitali per sconfiggere alcuni dei nemici più difficili di Rise of the Ronin – una catena di parate ben sincronizzata potrà portare a una soddisfacente esecuzione. Più spesso però, riuscirai a centrarne una o due prima di inevitabilmente sbagliare il tempismo e lasciare il nemico libero per un attacco devastante.

Gli scontri contro i boss nel gioco potranno rapidamente diventare “guerre di logoramento”, con molti di essi che richiederanno tentativi multipli. Adottare l’approccio stealth, sebbene soddisfacente, sarà spesso fuori luogo quando potremo assassinare un nemico alla vista di un altro solo perché la nostra trasgressione verrà ignorata e il presunto testimone incontrerà lo stesso destino poco dopo.
Al di fuori delle missioni principali, esplorare il mondo aperto di Rise of the Ronin offrirà ampio spazio per sperimentare. Come tutto ciò che proviene da Team Ninja, il gioco vanta un’impressionante armeria di armi, dalle katane standard alle enormi spade e armi uniche. L’afflusso di influenza occidentale, fondamentale per la storia del gioco, introdurrà anche le armi da fuoco nell’equazione: un’ulteriore opportunità per Rise of the Ronin di distinguersi da altri giochi simili, anche se, a conti fatti, ci sono risultate un’aggiunta frettolosa visto che risultano poco “amalgamate” al combattimento principale.

Ci sono molti elementi di Rise of the Ronin che sembreranno essere stati fatti “tanto per”, a partire dallo stesso open world che sembra essere guidato dalla necessità di averlo piuttosto che servire adeguatamente il gioco e la sua storia: ci sarà molto da fare al di fuori delle missioni principali e le missioni secondarie abbonderanno, con avamposti nemici da eliminare, santuari da trovare, gatti da accarezzare e molte altre attività che popolano il mondo aperto di Rise of the Ronin – dopo le prime ore, nessuna di esse sembrerà avere importanza, un classicissimo open world “a checklist”. L’introduzione precoce di un aliante renderà divertente il modo di attraversare il mondo, e atterrare, senza soluzione di continuità, dal cielo sul nostro cavallo con un solo tocco di un pulsante è forse una tra le esperienze più gratificanti dell’ultima fatica di Team Ninja.

Indubbiamente, la parte migliore di Rise of the Ronin sono le missioni legame, che ci vedono lavorare per aiutare e costruire le nostre relazioni con i compagni. Completare queste missioni insieme agli altri samurai nel mondo aiuta naturalmente quando si tratta di altri aspetti del gioco. Indipendentemente da ciò, queste missioni più piccole meritano di essere vissute per i loro agganci narrativi.

Una next gen che sa di cross gen

Gli aspetti visivi del gioco spesso sembrano datati, specialmente quando si esplora il mondo aperto. Le aree aperte più grandi spesso fanno risaltare il colore dei fiori e degli alberi, ma i villaggi e le città faticano a impressionare. Passare da una cutscene pre-renderizzata al gameplay risulta, spesso, abbastanza sconcertante. Giocando in modalità prestazioni, abbiamo riscontrato anche problemi con il popping delle texture, cosa che sarebbe difficile perdonare se il gioco fosse graficamente impegnativo, figuriamoci quando qualcosa può sembrare spesso una generazione indietro. Naturalmente, la grafica non è tutto, però ci risulta quasi d’obbligo confrontare il titolo con giochi del calibro di Ghost of Tsushima, data la somiglianza in termini di ambientazione e gameplay.

Il doppiaggio in italiano, tuttavia, si conferma una buona sorpresa, confermando l’ottima capacità di Sony nel curare questo aspetto nelle proprie esclusive.

Concludendo…

Rise of the Ronin è un titolo diviso: da un lato abbiamo apprezzato la bontà del combat system, nonostante la frettolosità di alcune meccaniche aggiunte (vedi le armi da fuoco), anche se spesso l’IA non viene incontro alle esigenze “hardcore” dei videogiocatori, costringendoci ad un aumento della difficoltà. Lato tecnico e open world il gioco risulta ancorato a più di una generazione fa, con una ripetitività di fondo davvero frustrante e una mancanza di dettagli a volte sconcertante.

Nonostante questo, la bontà del contesto storico e il divertimento pad alla mano, potrebbero essere due elementi in grado di soddisfare diversi giocatori, magari rimasti a bocca asciutta dai precedenti Nioh e Wo Long.

CI PIACE
  • Combat system profondo e appagante
  • Contesto storico sempre affascinante
  • L’open world presenta una gargantuesca mole di contenuti…
NON CI PIACE
  • …anche se poveri in termini di varietà
  • Tecnicamente di una generazione e mezza indietro
  • Scrittura generale carente
Conclusioni

Nonostante la bontà del combat system, Rise of the Ronin rimane un titolo riuscito a metà, a causa di molti elementi – tecnici e non – arretrati e superficiali. Un titolo che gli amanti degli action RPG di Team Ninja potrebbero apprezzare, ma con diverse riserve.

6.8Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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