Questo remake di System Shock ebbe origine addirittura nel 2016, con una campagna Kickstarter molto ben riuscita che includeva, nei tier più alti, addirittura un notebook customizzato (con una Nvidia GTX970M ed un processore Intel i7 di SESTA generazione … davvero tanto tempo fa). La promessa comunque era semplice: riportare in vita System Shock, il “dungeon crawler” cyberpunk che nel lontano 1994 rivoluzionò il genere. Nonostante il gioco originale fosse ancora acquistabile nella versione Enhanced Edition, ad opera degli stessi Nightdive Studios, nell’era post-2015 era diventato veramente troppo obsoleto per essere apprezzato. Uno dei problemi più importanti era sicuramente il sistema di controllo, che richiedeva letteralmente l’uso di mezza tastiera da computer oltre che il mouse, ma anche il comparto audio-visivo avrebbe avuto bisogno di un revamp praticamente completo. Definire l’interminabile sviluppo di questo progetto “tormentato” sarebbe probabilmente limitativo … è cambiato il motore di gioco (da Unity a Unreal Engine) … ha perduto il supporto di Chris Avellone, ci sono stati innumerevoli rimandi, promesse, silenzi … sinceramente, dopo tanti anni, ormai in pochi credevano che il prode team con base a Washington potesse riuscire a sfornare qualcosa di degno e l’enorme delusione di Underworld Ascendant non ha aiutato ad alimentare le speranze. Ma, contro ogni previsione, ora che l’abbiamo potuto finalmente provare, tutti i dubbi sono spariti, System Shock è davvero tornato!
God: the title suits me well.
La trama di System Shock potrà sembrare piuttosto banale oggi (ok, forse lo era già anche nel 1994), ma dopotutto una buona ambientazione horror/fantascientifica non deve per forza dipendere da una storia innovativa. Ambientato nell’anno 2072, il protagonista, un hacker senza nome, viene catturato mentre tenta di accedere ad alcuni documenti riguardanti un impianto neurale avveniristico sviluppato su Citadel Station, una gigantesca stazione spaziale di proprietà della TriOptimum Corporation. L’hacker viene catturato, incappucciato e portato in segreto direttamente ai piani alti della stazione, davanti ad Edward Diego, un dirigente locale. Diego si offre di ritirare tutte le accuse contro l’hacker in cambio di una operazione di hacking ai danni di SHODAN (Sentient Hyper-Optimized Data Access Network), l’intelligenza artificiale avanzatissima che controlla l’intera stazione e, per invogliare la sua cooperazione, Diego promette all’hacker proprio l’innesto del prezioso impianto neurale che stava trafugando. Senza avere in realtà molta scelta e dopo aver hackerato con successo SHODAN rimuovendovi i vincoli etici, come richiesto, il nostro ignaro protagonista viene addormentato per essere sottoposto al delicato intervento chirurgico promesso, al quale seguirà un coma curativo di sei mesi. Al risveglio programmato però, l’hacker si ritrova in una situazione terrificante: SHODAN si è ribellata ai padroni umani, si è impadronita della stazione e tutti i robot sotto il suo controllo hanno massacrato e/o reso oggetto di esperimenti indicibili l’intero equipaggio! Considerato che l’obiettivo della IA è sterminare tutta la razza umana e che, grazie al controllo della stazione, possiede i mezzi per riuscirvi, all’hacker non resta altro da fare che sfruttare il suo nuovo impianto militare per contrastare la IA megalomane e, già che c’è, salvare il pianeta!
Prepare to join your species in extinction!
System Shock offre una struttura narrativa non diversa da quelle già presenti in molti altri giochi di fantascienza / horror a cui ormai siamo abituati, ma che era già stata in parte sviluppata in titoli antecedenti (viene in mente il glorioso Project Firestart, tra tutti). Il protagonista è sempre silenzioso e non ci sono cut-scene di intermezzo o personaggi NPC con cui interagire, ma piuttosto la storia viene progressivamente svelata ascoltando i numerosi audio-log o email ricevute, senza tralasciare anche le intimidazioni di SHODAN. Quest’ultima ha guadagnato negli anni lo status di villain tra i più riusciti nella storia dei videogames grazie alla sua personalità malvagia e i suoi tetri monologhi di onnipotenza – la sua presenza nel gioco rappresenta una minaccia costante per il protagonista e, anche in questo remake, è senza dubbio un aspetto molto riuscito e coinvolgente.
I am in control!
Poco prima di iniziare la partita ci viene proposto un menu dove è possibile selezionare tre livelli difficoltà suddivisi nelle varie meccaniche di gioco: Storia, Combattimento, Cyberspazio e Rompicapi. Con impostazioni basse i giocatori possono attraversare velocemente il gioco grazie ad un sistema di waypoint, pochissime forze nemiche ed enigmi molto semplici, ma nella modalità più impegnativa i nemici sono numerosi, agguerriti e viene addirittura imposto un time-limit complessivo di 10 ore per completare la avventura. Tutto il gameplay si svolge in prima persona e ovviamente, per coloro che hanno giocato l’originale, la prima cosa che salta agli occhi è il comparto visivo che è davvero su un altro pianeta: System Shock nel 2023 sfoggia una grafica superiore, un fervido sistema di illuminazione in tempo reale, nemici rivisti con modelli dettagliati (quelli originali erano letteralmente oggetti bidimensionali) ed un ricco scenario altamente interattivo. Lo abbiamo definito non a caso un “dungeon-crawler”: gli autori di System Shock furono gli stessi di Ultima Underworld dal quale eredita le architetture dei livelli, estremamente intricati, complessi, pieni di segreti e dipanati su più livelli in altezza. Ricorrere alla auto-mappa per orientarsi è quasi normale in un gioco come questo sebbene, anche con essa, trovare l’orientamento è talvolta difficoltoso; ma anche questo, a nostro avviso, fa parte degli elementi a favore per un gioco di questo tipo. L’unico disappunto vero sotto questo frangente è che non è possibile prendere appunti sulla mappa, ma solo inserire dei generici “marker” – considerata la natura del gioco e la mancanza di un journal di missione, sarebbe stato quasi doveroso implementare questa funzione. Peccato.
Insect, cease your meddling.
Lo svolgimento del gioco in soldoni è abbastanza lineare: si esplorano i livelli, si combatte, si cerca di capire come arrivare al livello successivo. Questo comporta esaminare accuratamente ogni cosa, ascoltare gli audio-log spesso strappati dalle mani dei cadaveri straziati dei poveri occupanti, trovare indizi su come procedere, utilizzare interruttori, leve, oggetti, chiavi e codici numerici per raggiungere nuove sezioni. SHODAN fa la sua comparsa in maniera sempre più preponderante man mano che si avanza – inizialmente il giocatore viene considerato uno dei tanti “insetti” da eliminare, ma presto la IA comprende che si tratta invece di una minaccia reale e farà di tutto per fermarlo. Sebbene l’esplorazione sia quindi uno dei fattori più determinanti nella visione di System Shock, il gameplay è comunque molto action-oriented: oltre alla componente Shooter, piuttosto preponderante, è necessario talvolta spostarsi su piattaforme correndo, saltando e, più avanti, anche utilizzando una sorta di jet-pack per piccoli voli. L’inventario rispetto al passato è stato completamente reinventato in stile Resident Evil: lo spazio è limitato e va gestito opportunamente, non potremo quindi portarci dietro tutte le armi in ogni momento! Trattandosi di un’opera cyberpunk non poteva mancare il Cyberspazio: in alcuni punti dei livelli si trovano dei terminali che catapultano la nostra coscienza in un ambiente virtuale, privo di gravità, dove si fluttua liberamente nelle sei direzioni. Il nostro avatar diventa una sorta di drone svolazzante che deve raggiungere la fine del livello virtuale per distruggere le protezioni software (identificate da enormi raggi di energia) che sbloccano alcune porte o sezioni del livello fisico. Per arrivare alla fine occorre farsi strada sparando tra le innumerevoli ondate di mostri digitali che cercano di fermarci e dobbiamo dirlo, così come in passato, il Cyberspazio è sicuramente la parte più noiosa e meno interessante di tutto il gioco.
Make yourself comfortable, Hacker. Stay a while.
Un aspetto che abbiamo veramente apprezzato di System Shock è la forte sensazione di plausibilità infusa nel mondo di gioco. Questo è reso possibile grazie a tante scelte di design, su più dinamiche, che pervadono la produzione. La prima volta che si percepisce questo aspetto è quando si abbatte il primo nemico e il corpo non svanisce nel nulla: al contrario di molti titoli moderni ogni essere abbattuto, mutilato o esploso in mille pezzi rimane esattamente lì dove l’avete lasciato, per sempre. La stessa cosa vale per gli oggetti: il gioco è costellato di oggetti da raccogliere, molti dei quali totalmente inutili ai fini dell’avventura, evidenziati con la parola “junk” (spazzatura) nella descrizione. Ebbene, qualsiasi oggetto manipolato volontariamente o involontariamente dal giocatore viene conseguentemente memorizzato e rimane esattamente dove è stato lasciato.
La continuità del gameplay è un altro fattore importante: come abbiamo descritto i livelli di System Shock sono tutti interconnessi tra loro da ascensori o navette, ma grazie ad una intelligente scelta di design il giocatore non perde mai il controllo durante gli spostamenti mentre le mappe vengono caricate in memoria: non ci sono mai interruzioni.
Accept the coming of your new lord!
Questa continuità vale anche per tutti gli elementi interattivi ed i puzzle! In alcune occasioni infatti è necessario interagire con pannelli elettrici da “riconfigurare”, fondamentalmente si tratta di semplici puzzle di due tipi: nel primo, un classico per questo tipo di giochi, ci si trova di fronte una grossa griglia con tanti connettori di varie forme dove occorre ruotare i vari pezzi per consentire all’energia di fluire correttamente dal punto A al punto B. Il secondo tipo è decisamente più particolare e consiste nel dover ricollegare alcuni cavi, di varie potenze, per consentire di alimentare l’output designato, senza eccedere né difettare. Anche in questo caso l’accesso è totalmente “seamless”, il giocatore deve semplicemente avvicinarsi al pannello ed interagire direttamente con i cavi e gli altri elementi, senza quindi farli diventare dei “mini-game” nei quali si entra ed esce. Questa stessa interazione senza soluzione di continuità è valida per tutti gli elementi interattivi, porte, distributori di cibo, di munizioni o di potenziamenti, pannelli a codice numerico, tutto!
How can you challenge a perfect, immortal machine?
Senza dimenticare che ci troviamo dinanzi ad un titolo indie, visivamente System Shock non delude affatto, anche grazie all’ausilio di Unreal Engine. La grafica è attraente, pulita, priva di sbavature e le texture sfoggiano una deliziosa fusione tra la pixel-graphic e gli shader moderni. L’effervescente sistema di illuminazione regala tantissimi effetti spettacolari, sia nello scenario, nei riflessi, ma in special modo quando si fa uso delle numerose armi da fuoco a disposizione. Il comparto audio include una stupenda colonna sonora, decisamente meno prepotente rispetto al titolo originale e più pacata, che aiuta a creare la giusta atmosfera mentre si attraversano i desolati corridoi della stazione. In questa nuova edizione la musica si adatta in base alle eventualità in corso, mantenendo una tonalità ambient durante le esplorazioni ed accendendosi con vivacità durante i combattimenti. Gli audio log, spesso collegati a situazioni tragiche, sfoggiano una recitazione eccellente di tutti i doppiatori e tra questi non si può non menzionare la sinistra voce di SHODAN, anche grazie alla partecipazione della doppiatrice originale Terri Brosius. Sebbene ogni cosa rimanga molto fedele al materiale originale, tutto è stato rivisto, ricostruito, adattato e reinventato – il lavoro sotto questo aspetto è semplicemente sublime e dimostra una grande venerazione per il titolo da cui è tratto. L’unico appunto che possiamo fare è che nei momenti chiave si sente un po’ la mancanza di cut-scene appropriate, magari arricchite con dei dialoghi veri e propri … avrebbero senza dubbio aiutato a dare spessore ai personaggi ed impreziosito la narrativa. Avevamo preparato una piccola sezione dove parlavamo dei bug e degli occasionali crash, ma Nightdive Studios ha recentemente rilasciato la prima patch correttiva che ha fatto tabula rasa di ogni problema, inclusi molti aggiustamenti alla IA dei nemici. Considerato che System Shock non è Cyberpunk 2077, ma comunque sfoggia una grafica di tutto rispetto, i requisiti di sistema sono piuttosto bassi, con una RTX qualunque potrete giocare ad ULTRA senza troppi problemi. Tutto il testo e sottotitoli sono disponibili in molte lingue tra cui è compreso l’italiano, ma dobbiamo dire la traduzione non è perfetta, abbiamo notato qualche strafalcione qua e là… se potete, vale la pena giocarlo in lingua originale.
Concludendo
System Shock è una grande produzione che va collocata tra i cosiddetti “Labour of love”. Ogni scelta nel design del remake è volta a migliorare l’opera dei Looking Glass, preservando però intatto il feeling e le meccaniche che resero celebre l’originale. Il gameplay è ben calibrato e non delude, mentre i combattimenti risultano appaganti, anche grazie ad una buona varietà di nemici, armi ed una IA decente. I nemici sono tanti, vari, ben realizzati e molti possono essere anche mutilati in un tripudio di sangue. Il mondo di gioco, come abbiamo visto, è impreziosito da un design audace che contribuisce a renderlo più solido e credibile; il design dei livelli, che è rimasto fondamentalmente invariato rispetto all’originale, offre però la giusta differenziazione di texture, colori e arredamenti per rendere ogni piano unico e particolare. L’unico punto che probabilmente non abbiamo apprezzato è il Cyberspazio – fa onore ai Nightdive averne riprodotto fedelmente le caratteristiche, ma dopo i primi minuti queste sezioni ci sono risultate decisamente noiose, così come lo erano in passato. La trama è interessante, nonostante sia sostanzialmente affidata ad un centinaio di audio-log (ottimamente recitati) ed un paio di frettolose cut-scene, una all’inzio, una alla fine. Ma un finale poco curato non intacca le 30 ore di puro divertimento regalate da System Shock, che per noi rimane un capolavoro.