I ragazzi di DrinkBox Studios non sono nuovi alla scena videoludica indipendente. I giocatori più “studiati” assoceranno sicuramente il nome dello studio a quello dei due Guacamelee!, titoli in stile metroidvania ispirati dal folklore messicano e, ovviamente, il mondo della lucha libre, che furono in grado di guadagnarsi una buona fetta di consensi tra pubblico e critica specializzata. A circa quattro anni di distanza dall’uscita della loro ultima fatica, Guacamelee! 2, il team canadese si prepara a sfornare un’altra opera fuori dagli schemi che, a differenza delle due precedenti opere, attinge a piene mani dal mondo degli action rpg, strizzando più di un occhio a mostri sacri del genere, come The Legend of Zelda.

Disponibile dal day one anche sul nutrito catalogo dell’Xbox Game Pass (PC compreso), abbiamo ricevuto dal publisher un codice review relativo alla versione Steam e, dopo diverse ore passate a “grindare” tra un dungeon ed un altro, siamo giunti ai titoli di coda giusto in tempo per fornirvi un nostro responso finale.

Buona lettura!

“Una bacchetta per dominarli tutti” semi-cit.

Nobody Saves the World, nonostante il genere di appartenenza che, storicamente, ci ha sempre abituati a trame complesse e piacevoli da seguire dall’inizio alla fine, si appoggia ad un comparto narrativo modesto, quasi “surreale”, che fungerà da mero pretesto per spostare il nostro peculiare protagonista per l’estesa mappa di gioco.

Il titolo DrinkBox Studios ci metterà nei panni di un pallido “omuncolo”, colpito da amnesia che, risvegliatosi da un lungo sonno, si ritroverà costretto a esplorare le strutture intorno a lui per captare qualche informazione sul luogo in cui si trova. Fin dalle prime battute di gioco verremo a conoscenza di un evento che, di fatto, muoverà i nostri primi passi nel mondo di gioco: la scomparsa di Nostramagus, lo stregone protettore del regno. Arrivati nel suo studio, ormai abbandonato a se stesso, troveremo però qualcosa che ci verrà utile da lì in avanti, ovvero la bacchetta magica dello stregone, strumento indispensabile ai fini del gameplay che consentirà al pallido protagonista di trasformarsi in una quantità smodata di animali / creature, dotati ognuna di fisicità e abilità uniche.

Con questo pretesto narrativo, a cui si aggiungeranno svariate e folli linee di dialogo, si aprirà la vasta open map messa a disposizione da Nobody Saves the World, pregna di segreti, dungeon, missioni secondarie e immancabili orde inferocite di creature che, altro non faranno, che aumentare la mole di contenuti proposti da DrinkBox Studios: completabile in circa una ventina di ore, il titolo ci ha lasciati senza dubbio soddisfatti anche se, ovviamente, il fattore “critico” di questa produzione che è una ripetitività di fondo incurabile, va a influire negativamente sul livello qualitativo dell’avventura. Ma di questo vi parleremo nel dettaglio più avanti.

Un dungeon crawler dal sapore “zeldiano”

Nobody Saves the World si presenta al pubblico come un classico action RPG, dallo stile grafico interamente bidimensionale, “disposto” con una visuale isometrica in grado di darci una panoramica ben precisa di tutto ciò che ci sta intorno, nello stile dei classici The Legend of Zelda.

Come preannunciato, alla base del gameplay troveremo le diverse trasformazioni (ne abbiamo contate quindici) che potremo “evocare”, grazie al supporto della bacchetta magica.
Ogni trasformazione offre, di fatto, un approccio al gameplay diverso, dandoci così modo di sperimentare attacchi diversi, suddivisi in diverse categorie come taglio, veleno, impatto, ecc. Questa diversificazione nella tipologia di attacchi consente di sfruttare le debolezze dei nemici per fare più danni: a questo pro, nelle fasi più avanzate dell’avventura, avremo modo di mixare le abilità delle diverse trasformazioni, per generare mix di combo ancora più letali. Il gioco mette a disposizione una hotbar di quattro abilità sempre a nostra disposizione (triggerabili attraverso i bottoni ABXY) e una, nascosta, relativa a quelle passive.

La progressione funziona in una maniera, quantomeno, singolare che non prevede il classico “level-up” del personaggio semplicemente sterminando nemici o completando quest: poste nella parte laterale sinistra dello schermo, troveremo infatti tutte le missioni legate ai progressi attivi in quel preciso momento, suddivise per storia, esplorazione e anche trasformazioni. Il completamento delle suddette missioni, che spaziano dal “completa dungeon x” o “eseguire una determinata abilità con trasformazione y”, forniranno sia punti esperienza globali che aumenteranno le statistiche del nostro eroe, sia punti atti a livellare quella specifica trasformazione che stiamo utilizzando, permettendoci non solo di avere a disposizione più abilità ma anche di sbloccare nuove trasformazioni, che ci verranno utili nelle fasi più avanzate dell’avventura.
Nobody Saves the World è un gioco che porta il grinding, propedeutico alla progressione, ad un livello successivo, quasi esasperandolo: visto che il concept di gioco prevede, appunto, di esplorare l’intera open map a disposizione, completando dungeon (divisi per livelli) e risolvendo le svariate e assurde missioni secondarie messe a disposizione, spesso sarà necessario completare più volte una determinata torre o segreta per portare a compimento le missioni legate alla progressione. Considerando che il gioco non presenta enigmi e/o puzzle ambientali, che hanno fatto la fortuna dei The Legend of Zelda, il grinding forsennato necessario a progredire all’interno della trama principale risulta, alla lunga, forse un po’ troppo tedioso, fattore che potrebbe spingere una certa utenza ad abbandonare il gioco anzitempo. A nostro avviso, il gioco si presta molto ad uno stile di gioco da “toccata e fuga”, considerando che si tratta di una produzione poco impegnativa sul fronte narrativo e caratterizzata da una presenza smodata di autosave sparsi per il mondo di gioco.

Uno tra i limiti più grandi della produzione targata DrinkBox Studios non risiede, per l’appunto, nelle esagerate meccaniche di grinding ma quanto nel sistema di combattimento in sé. Il gioco, provato da noi nella versione PC, consiglia fin da subito l’utilizzo di un pad e dal canto nostro ci siamo sentiti di seguire il suggerimento dei developer alla lettera. Purtroppo, aggiungiamo che la gestione troppo macchinosa dei lock e la “mancanza” di attacchi diagonali, purtroppo relegati alle solo quattro direzioni, limitano in parte gli scontri che, a nostro avviso, avrebbero beneficiato di un combat system simil twin stick shooter (in questo caso, infatti, il secondo analogico non viene nemmeno preso in considerazione, peccato).

Ci teniamo ad aggiungere che il gioco presenta una modalità cooperativa, purtroppo solamente online, che riesce a modo suo a influire sulla varietà del gameplay, visto che il secondo player avrà modo di utilizzare una seconda trasformazione e darci, in questo modo, un sostanziale supporto in battaglia. Sfortunatamente, un eventuale secondo giocatore non potrà mantenere i progressi compiuti nella nostra partita anche nella sua, visto che la coop sdoppia, semplicemente, il nostro eroe, limitando la progressione ad un singolo eroe.

Uno stile originale e cartoonesco

Se andiamo invece a toccare le corde del comparto artistico, impossibile non elogiare il lavoro svolto dai ragazzi di DrinkBox Studios che, già con i due capitoli di Guacamelee!, ci aveva abituati molto bene, grazie a un art design super ispirato e ben animato. Nobody Saves the World non è da meno: lo stile interamente bidimensionale, gli sprites delle varie trasformazioni e le coloratissime (oltre che varie) ambientazioni, mettono in mostra un’originalità e uno stile davvero unici, davvero piacevoli da vedere in movimento sui nostri schermi.

Anche la soundtrack, edita dal compositore Jim Guthrie (che vanta a curriculum produzioni come Superbrothers: Sword & Sworcery EP e Indie Game: The Movie), propone una pletora di brani molto orecchiabili e ottimamente coesi con lo stile “assurdo” della produzione.

Concludendo…

Nonostante un combat system buono ma azzoppato da alcuni limiti ed una fase di grinding forse troppo eccessiva, Nobody Saves the World è un RPG da provare, grazie ad uno stile unico e una vasta gamma di trasformazioni che consentiranno ai giocatori di “sperimentare” diversi approcci agli scontri. Disponibile anche su Xbox Game Pass dal day one, consigliamo a tutti di cimentarsi in una prova esaustiva con la nuova fatica DrinkBox Studios.

Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce RTX 3080 Ti
Processore: Intel Core i7-11700K
RAM: 32 GB DDR4

CI PIACE
  • Stile grafico originale, ottimamente animato e coloratissimo
  • Quindici diverse trasformazioni, da mixare e sperimentare in battaglia
  • Sistema di progressione originale…
  • La modalità cooperativa dona al titolo una maggior varietà di situazioni…
NON CI PIACE
  • …anche se causa di un grinding, a volte, eccessivo
  • …ma solo online e privo di mantenere la progressione del proprio personaggio tra una partita e un’altra
  • L’impossibilità di attaccare oltre le quattro direzioni, limita enormemente il gameplay
Conclusioni

Nobody Saves the World esapera il concetto di grinding ma riesce, a modo suo, a mantenere alto il livello dell’intera produzione, grazie ad un gameplay quantomeno vario, grazie alle diverse trasformazioni messe a disposizioni, e ad un sistema di progressione originale e gratificante. Da provare, magari in compagnia di un amico, sfruttando la buona modalità cooperativa.

7.8Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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