The Pokémon Company non è certamente nuova a reinterpretazioni/restaurazioni di una parte del proprio immaginario videoludico, per azione diretta o gestita da compagnie sussidiarie. Si tratta di una logica consolidatasi negli anni, dal grande successo economico e commerciale. D’altronde, squadra che vince non si cambia e, tendendo a riproporre titoli dall’impianto ludico somigliante, vengono riportate in auge grandi opere dal radioso passato.

Quest’ultimo è il più recente caso di Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente i quali, lo diciamo sin da subito, hanno saputo prenderci. Erano passati tanti anni dall’ultima avventura Pokémon capace di attrarci in un vortice di meccaniche ludiche ed espedienti narrativi eccezionali (tempi che risalgono agli ormai datati Pokémon Nero e Bianco 2).

È difficile dimenticare, senza che brillino gli occhi, gli anni in cui molti videogiocatori -tra cui me medesimo- si approcciarono a quel mondo con il capitolo che segnò un importante cambio di rotta, ludico e narrativo; un’innovazione che affonda le proprie radici nella mitologia del mondo Pokémon e sull’idealismo di stampo filosofico che, poco più in là, divenne l’approfondimento dell’etica umana nella relazione col mondo che lo circonda.

Pokémon Perla Splendente, uno dei due remake fornitici per la recensione, rappresenta un ritorno al passato estremamente fedele all’opera originale, ma che (come dice il nome stesso) splende di luce propria. Tradizione e innovazione costituiscono l’idea vincente proposta dai ragazzi di ILCA; due concetti che entrano in sinergia in una logica dicotomica. I nuovi remake cercano di approdare sul mercato come prodotti che non siano unicamente frutto dell’effetto nostalgia… Ma possiamo dire che sia effettivamente così?

C’era una volta a Sinnoh, nella lontana regione Pokémon…

Il lavoro di fedeltà di Pokémon Perla Splendente, e quindi del team incaricato del progetto, parte proprio dalla componente narrativa. Le avventure mantengono, in linea concettuale, la medesima struttura organica dei titoli datati 2006.

Esse prendono nuovamente luogo in quel di Sinnoh, una terra dal sapore folkloristico in cui le leggende vivono ancora nei libri, nei cuori di alcuni abitanti e nelle ambizioni di altri. È qui che un giovane allenatore Pokémon in erba, proveniente dalla piccola Duefoglie, prenderà parte ad un viaggio unico e indimenticabile, all’insegna del leggendario. Il suo compito di scoperta delle creature che popolano quel magico mondo lo porterà a vivere esperienze importanti con i propri compagni e a fronteggiare il Team Galassia.Pokémon perla splendente recensione

Non tutto oro è quel che luccica, perché anche nel mondo Pokémon i sentimenti negativi ed i conflitti esistono ancora, dominando l’animo umano. C’è infatti chi sfrutta quelle creature per scopi malvagi, avvolti dalla retorica utopistica, celando il desiderio di supremazia dietro la creazione di un nuovo universo.

Cyrus, l’antagonista per eccellenza, nell’iconografia di un team di cattivi che va oltre la malvagità per il semplice gusto di farlo, rappresenta quell’utopistico nuovo ordine. Non a caso, infatti, i generali del Team Galassia (Martes, Giovia, Saturno) sono sottoposti a colui che perpetra l’idea di un mondo ideale, senza scontri e violenze. Lo sfruttamento dei Pokémon non diviene altro che un mezzo; l’energia necessaria ad una nuova luce per il genere umano.

Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente, due titoli ancor più raggianti

Inutile girarci intorno: Pokémon Diamante e Perla godono di una fan base innamoratasi, nel corso degli ultimi quindici anni, di un’avventura narrativamente accattivante, che certamente non rinuncia ad una componente ludica ben sviluppata e in linea con i suoi predecessori. Se volessimo ricordare i due capitoli iconici della line-up di Nintendo DS, tuttavia, il peso degli anni si farebbe sentire per un’opera che, in termini di quality of life e di impianto tecnico, risulta ostica persino per l’avanguardia storica di Pokéallenatori.

Proprio dalla premessa di uno svecchiamento più che necessario risalta il lavoro certosino dei ragazzi di ILCA. Si tratta chiaramente di un remake principalmente finalizzato a dare una nuova linfa vitale alle opere originarie di Game Freak. Tale processo parte dal lampante restyling grafico, che comprendiamo possa far storcere il naso a molti videogiocatori. L’idea di titoli quali Diamante e Perla, mutati persino nella loro natura estetica, potrebbe infatti far desistere molti videogiocatori dall’acquisto dei remake.

Tuttavia, per quel che concerne l’esperienza personale, l’ammodernamento estetico si traduce nell’esplosione della bellezza di un mondo digitale che, pur nella sua astrattezza, raggiunge un apice qualitativo veramente elevato per le produzioni videoludiche dell’universo Pokémon. La palette cromatica estremamente vivace rende la nuova vecchia Sinnoh più bella che mai, tanto da averci condotto più volte, nel corso di un’avventura durata quaranta ore, a soffermarci per contemplare degli scorci naturali davvero mozzafiato.

Che si tratti delle ambientazioni di gioco o degli scenari che fungono da background nel combattimento (per nulla coerenti con i primi), questi contribuiscono alla creazione in un mondo vivo e sinergico nella sua estetica incredibile. Il tutto, inoltre, viene accompagnato da un arrangiamento musicale che riporta a galla bellissimi ricordi con la console dual screen di Nintendo. Tuttavia, c’è da sottolineare un elemento non secondario per i fini ultimi di questa disamina critica: se il comparto estetico dell’ultima opera targata Pokémon è ben fatto, che ha visto anche un miglioramento nel sistema di illuminazione degli ambienti interni ed esterni, oltre che un’ottima pulizia generale, si tratta comunque di una produzione che mostra il fianco ad alcuni limiti tecnici. Pensando unicamente al lato estetico, infatti, non possiamo non citare la gestione della telecamera innecessaria che, seppur gradita nel complesso, ha mostrato più volte delle problematicità in quello che rientra nell’ambito delle qualità delle texture. Vi sono parecchi difetti che, per quanto secondari possano essere, derivano da cambi di regia frutto della libertà stilistica del team di sviluppo.

Ciò nonostante, a sentire ancor di più il peso delle difficoltà tecniche è nuovamente l’aspetto più puramente ludico.

Un gameplay che ci è piaciuto, ma…

Partiamo da una premessa: Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente cerca di rimanere quanto il più fedele ai titoli originali, nel bene e nel male. Questo si traduce, ludicamente parlando, in un concept che unisce ad un sistema di movimento tridimensionale un level design bidimensionale.

Traspare un senso di modernità da questo lavoro di restaurazione, che viene valorizzato da un campo visivo mutato di poco. Significa, in altre parole, che la sostanziale distanza tecnica rispetto a titoli dal calibro di Pokémon Spada e Scudo permette di non mutare la struttura delle mappe e dei dungeon, mantendo questi tanto belli quanto ben articolati, proprio come nel 2006.Pokémon perla splendente recensione

Questo aspetto, però, costituisce un grave problema nella gestione delle collisioni, derivante dalla coesistenza di due modalità di movimento che entrano in contrasto fra loro. Ogni giocatore, infatti, avrà modo di muoversi con il D-Pad come nei titoli originali, oppure utilizzare un sistema di controllo più rapido con l’uso dello stick sinistro.

Se il primo non crea alcun problema nel corso dell’avventura, in quanto sviluppato su quattro direzioni per una mappa che ai tempi prevedeva unicamente quelle movenze, l’uso dell’analogico porta ad entrare in collisione con gli asset degli oggetti pur non volendo. Potrebbe anche capitare che un movimento indesiderato davanti alla presenza di ostacoli superabili per tagliare l’attraversamento della mappa possa obbligare il giocatore a ripercorrere parte del percorso. Si tratta di una situazione spiacevole che, nel corso di circa quaranta ore d’avventura, è capitata non poche volte.

Quindi, che si voglia vedere il tradizionalismo dei nuovi remake come valore positivo o negativo, rispettivamente per il mantenimento di un’esperienza fedele all’originale o per l’assenza di un’eredità tecnico-qualitativa dall’ultima produzione di The Pokémon Company, spetta solamente a voi farlo.

Differente, invece, è la questione che concerne il sistema di livellamento dei nostri compagni d’avventura: per quanto anche lì si possa preferire la tradizione all’innovazione, ILCA ha optato per un sistema di condivisione dell’esperienza mutuato dai precedenti capitoli e, in particolare, dalla sesta generazione Pokémon. Ogni mostriciattolo tascabile che porterete con voi, infatti, acquisirà esperienza con la cattura o la sconfitta di una creatura avversaria, anche senza che questa partecipi allo scontro.

Questo è un cambiamento soggettivamente necessario, per quanto strizzi l’occhio ad un pubblico meno dedito alle fasi di farming in vecchio stile Pokémon. Il sistema di combattimento viene quindi svecchiato, nel bene e nel male, dalla necessità della produzione di un remake che stia al passo con l’evoluzione del brand. Tuttavia, l’impossibilità di disattivare o meno la funzione è una grave mancanza nell’opera targata ILCA.

Se da un lato la condivisione dei punti esperienza sia accettabile come compromesso, l’ammodernamento diventa un vero e proprio problema con la rivisitazione del sistema d’amicizia/affetto. Stiamo parlando, a conti fatti, di dinamiche interne che costituiscono il macrocosmo delle lotte Pokémon competitive ma che, tuttavia, anche nel corso dell’avventura principale risultano essere eccessivamente game changer.

Brevemente: queste meccaniche già esistenti nel mondo Pokémon influenzano la possibilità di effettuare colpi critici, di sopravvivere ad un attacco che metterebbe la creatura fuori combattimento e che influenza positivamente il potere di alcune mosse. Per quanto essa sia coerente con i concetti veicolati dall’immaginario dei Pokémon, rimane pur sempre una meccanica che influenza in maniera eccessiva l’andamento di uno scontro.

Ci riferiamo, nel caso della nostra esperienza, alla lotta finale per l’ottenimento del titolo di campione della lega di Sinnoh. In quello scontro il nostro Pokémon iniziale, ormai divenuto Infernape, è sopravvissuto ben tre volte di fila, con un solo PS, al Garchomp di Camilla. Pur trattandosi di meccaniche casuali, queste propendono, delle volte, un po’ troppo in direzione di uno sbilanciamento del gioco.

Ampio spazio alle poche, ma buone, novità.

Pokémon Perla Splendente, però, ha dalla propria una serie di introduzioni più o meno carine sul fronte estetico-ludico, endgame compreso. Partiamo dalle prime, ossia dalle novità per nulla utili, ma che i fan di vecchia data avranno sicuramente apprezzato.

Con i remake della quarta generazione di videogiochi Pokémon è possibile portare a spasso una delle proprie creature, permettendo di consolidare il proprio rapporto con loro. Chiaramente parliamo di chicche per gli amanti del brand più che di feature essenziali, seppur sappiamo che, come detto in precedenza, il meccanismo d’amicizia con i Pokémon sia una dinamica realmente influente negli scontri. L’accesso a tale funzione sarà garantito con l’ingresso al Varco del parco concordia, presente nella città di Cuoripoli.

Pokémon perla splendente recensione

Si tratta di un meccanismo di rafforzamento dell’amicizia e di interazione con i Pokémon già consolidatosi nelle produzioni targate Game Freak, seppure l’accesso al parco di Cuoripoli sia limitato ai compagni più carini. Tuttavia, una volta entrati all’interno della struttura, la funzione sarà disponibile in qualsiasi momento.

La seconda introduzione con i remake di Pokémon Diamante e Perla è legata all’ornamento delle Pokéball tramite la funzione DecoraBall. Essa permetterà, per un numero massimo di dodici volte, di modificare l’ingresso in scena delle vostre creature preferite. Sarà unicamente necessario, una volta ottenuto l’accesso alla funzione ed aver ottenuto dei bolli, dare spazio -o tempo, a seconda del titolo da voi acquistato- alla vostra creatività. Ogni giocatore potrà sbizzarrirsi dell’editing delle proprie ball, sfruttando un editor bidimensionale o tridimensionale che si voglia, riproducendo con la pressione di un unico tasto l’animazione di ingresso del proprio compagno e verificando che il risultato ottenuto sia di proprio gradimento.

Pokémon perla splendente recensione

Un endgame che ci ha lasciati con delle perplessità

Arrivati a questo punto con la nostra disamina critica, è doveroso soffermarsi sul sistema di endgame. È qui che la libertà creativa del team di sviluppo entra in gioco, con una serie di introduzioni interessanti ma che, ci teniamo a ribadire sin da subito, non hanno saputo pienamente convincerci.

Parliamo, nel particolare, della serie di attività post-lega che, dobbiamo ammetterlo, sfrutta molto bene uno strumento già esistente nei titoli originali: l’esplorokit. Per chi non lo sapesse, questo permette di accedere ai Grandi Sotterranei e, in Diamante Lucente e Perla Splendente, riesce ad offrire al videogiocatore una serie di motivi ulteriori per accedervi… Ma come lo fa?

Anzitutto parliamo degli antri, ossia delle piccole zone all’interno delle quali è possibile lottare e catturare tanti Pokémon necessari per il completamento del Pokédex Nazionale. Anche in questo caso, quest’idea proviene dalle precedenti iterazioni e, in particolare, da Pokémon Spada e Scudo. Il sistema degli antri, differenziati su base ambientale, apporta infatti una nuova linfa vitale al sistema delle terre selvagge dei titoli di ottava generazione.

Il tutto, che comunque si confà ad una componente casuale, prevede uno smussamento dei tempi di gioco con la meccanica della Base Segreta, anch’essa mutuata dai titoli originali, che permette di posizionarvi delle statue reperibili, come le bilie, scavando in vari punti dei sotterranei. Il posizionamento di più statue nella base segreta permette un incremento della percentuale di spawn di Pokémon della stessa tipologia solamente nei sotterranei, il che si traduce in un’esperienza di gioco accettabile in termini di durata. Per il resto, rimane immutata la pre-esistente funzione delle bilie, utilizzabili come merce di scambio con alcuni NPC.

Se da un lato abbiamo un sistema di endgame che si adatta alle esigenze più completiste, dall’altra parte abbiamo quella parte finale del gioco relegata all’ottenimento dei Pokémon leggendari. Eviteremo, a fini di spoiler, di sviscerare esageratamente tali dinamiche. Piuttosto, ci limiteremo a raccontare come questa sia tutt’altro che “user friendly”.

Una volta ottenuto il Pokédex Nazionale, il caro Professor Oak, della regione di Kanto, ci avvertirà dell’apertura del Parco Rosa Rugosa. Se questo, nei titoli originali, aveva come obiettivo ultimo quello di trasferire i Pokémon dalle prime tre generazioni di prodotti a Diamante e Perla, la sua reinterpretazione di Diamante Lucente e Perla Splendente permette di ottenere alcuni Pokémon provenienti dalle altre regioni.

Il tutto è incentrato su una dinamica di baratto dei Frammenti insoliti, ottenibili come le bilie e le statue (parliamo, quindi, di una componente anch’essa casuale). Una volta ottenuti tre frammenti insoliti piccoli o uno grande, essi potranno essere scambiati per delle lastre da collocare all’interno di alcuni santuari presenti nel sopracitato parco.

Questo processo si traduce in sessioni interminabili di farming, legato unicamente ad una componente casuale, che il team di ILCA ha cercato di smussare -malamente- inserendo un’ulteriore meccanica, anch’essa RNG. Nelle vie dei sotterranei, infatti, sarà possibile spaventare dei diglett e dugtrio, che lasceranno da uno a tre drop per un totale di quaranta. Tali ricompense incrementeranno la percentuale di ottenimento di risorse migliori in fase di scavo. Questa, dalla durata di pochi minuti, non garantisce però alcuna certezza sull’esito delle ricerche di oggetti preziosi.

Si aggrava ulteriormente la questione quando, qualora abbiate ottenuto un numero qualsiasi di drop dai diglett, non potrete salvare e uscire dal gioco, previa il reset del contatore. Parliamo, quindi, di una meccanica che a molti di voi potrebbe comunque interessare ma che, nel corso della nostra personale avventura, non è stata in alcun modo soddisfacente.

Concludendo…

Stiamo parlando, a conti fatti, di un’opera figlia del fattore nostalgia? Assolutamente sì. Pokémon Perla Splendente, così come il fratello gemello, rimane un titolo che brilla di luce propria, ma che non vuole rivoluzionare le opere principali.

Si potrebbe facilmente imputare un atto di “impura non-creatività” al team di sviluppo di questi nuovi remake, ma una domanda sorgerebbe spontaneamente a quel punto: quale dovrebbe essere il modus operandi per la realizzazione di un prodotto che, pur definendosi remake nell’essenza, voleva celebrare al meglio (e fedelmente) le due opere? Sarebbe stato più logico produrre un remake di Pokémon Platino più che di Diamante e Perla, avrebbero potuto rivedere il sistema di collisione con gli asset degli elementi a schermo o dare la possibilità di disattivare la condivisione dell’esperienza fra i Pokémon.

Sono tutte criticità presenti nei due capitoli e che ci sentiamo di condividere pienamente. Tuttavia, una produzione tecnicamente imperfetta non va ad alterare la realtà di due giochi ottimi, capaci di farci tornare a sognare una Sinnoh che, oggi, è più bella che mai.

CI PIACE
  • Migliorie al sistema di livellamento dei Pokémon
  • Miglioramenti grafici ed estetici
  • Introduzione di ulteriori quality of life
NON CI PIACE
  • Sistema di movimento con l’analogico sinistro
  • Modifiche al sistema d’amicizia
  • Collisioni con gli oggetti
  • Sistema di endgame
Conclusioni

Pokémon Perla Splendente e Diamante Lucente rappresentano il canto del cigno del desiderio di omaggiare uno dei titoli più iconici del mondo Pokémon. Al di là delle preferenze personali, inerenti tanto al comparto grafico quanto a quello ludico (con le sue rivisitazioni), consigliamo caldamente l’acquisto dei due titoli. I remake della quarta generazione di Pokémon delineano un ottimo punto di partenza per molti videogiocatori novizi al brand e, soprattutto, saranno un tuffo al cuore per chi ha adorato quei prodotti.

8Cyberludus.com

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Nato successivamente all'uscita di Playstation 2 e poco prima dell'approdo di Microsoft nel settore del gaming con la sua primissima Xbox, il suo amore per i videogiochi sboccia con i Pokémon, nella quale vi approda con l'indimenticabile Game Boy Advance SP. Ancora alla ricerca di un genere videoludico ideale, l'interesse per i vecchi classici del cinema gli ha permesso di comprendere l'ineccepibile importanza della narrazione nel videogioco, seppur non gli dispiaccia affatto destreggiarsi con prodotti antitetici dal calibro di Animal Crossing e Monster Hunter, o in alternativa recuperare perle del retrogaming a lui non appartenenti.

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