La software house californiana Turtle Rock Studios è ormai attiva da quasi vent’anni ed è nota soprattutto per lo sparatutto co-op Left 4 Dead, sviluppato sotto l’egida di Valve. Uscito nel 2008, il titolo si impose come un incredibile successo commerciale e portò alla nascita di una serie capace di vendere oltre 12 milioni di copie. Nonostante la successiva delusione dovuta ad Evolve, i fan del team di sviluppo esultarono in seguito all’annuncio di Back 4 Blood, sviluppato per Warner Bros. Interactive. Questo nuovo sparatutto a base di zombie nasce con l’intento di divenire il successore spirituale di Left 4 Dead. Ci sono voluti ben tredici anni, Turtle Rock avrà fatto centro reinventando il genere o ha semplicemente portato sul mercato una banale minestra riscaldata? Scopritelo con la nostra recensione!

Tanti Sterminatori, ognuno con le proprie peculiarità

Lo spunto narrativo alla base di Back 4 Blood non è certamente tra i più innovativi ma c’è da dire che è messo in scena attraverso sequenze filmate degne di nota, capaci di immergerci nella storia del Verme del Diavolo, un parassita che, com’è facilmente intuibile, trasforma gli infetti in aberranti mostruosità dalle fattezze “zombesche”. Ci troviamo dunque catapultati in un’ America post-apocalittica in cui un manipolo di sopravvissuti, gli Sterminatori, si sono riuniti con lo scopo di massacrare quanti più Infestati possibili.

La campagna è suddivisa in quattro atti e presenta la bellezza di 33 livelli, affrontabili in compagnia di altri tre giocatori online o in solitaria avvalendosi comunque della presenza di tre compagni bot. La struttura portante alla base del gameplay non differisce più di tanto dal già ampiamente citato Left 4 Dead ma propone, fortunatamente, anche diverse interessanti variazioni sul tema. Innanzitutto, si può scegliere di impersonare otto diversi personaggi, ognuno con  le proprie caratteristiche.

L’esperto Jim, ad esempio, gode di danni bonus con le uccisioni di precisione, può vantare una maggiore velocità nella mira rispetto ai suoi colleghi e consente all’intera squadra di approfittare di una maggiorazione dei danni ai punti deboli. Ben diversa è Karlee, una tosta sopravvissuta dal passato misterioso: percepisce con più facilità i pericoli ed ha uno slot aggiuntivo nell’inventario rapido. Questi sono solo alcuni esempi, sappiate che ognuno degli otto Sterminatori presenta un semplice ma incisivo background narrativo ed abilità uniche.

Inizialmente, comunque, avete la possibilità di scegliere soltanto tra quattro operatori: Evangelo, Ma’, Walker e Holly. Una volta raggiunta la seconda metà del primo atto diventa possibile attingere dall’intera rosa di Sterminatori. A seconda dello stile di gioco, ogni giocatore può scegliere il proprio personaggio preferito. Inoltre – e fortunatamente, ci permettiamo di aggiungere –  una volta selezionato un eroe all’inizio di una partita, non è più disponibile per nessun altro giocatore.

Il sistema delle carte

A donare ulteriore profondità al gameplay ci pensa il sistema di carte. L’idea di base è semplice ma allo stesso tempo stuzzicante e stratificata: prima di iniziare una partita si scelgono diverse carte appartenenti a varie categorie. Esse possono riguardare soltanto il personaggio scelto o andare ad influire su tutto il team. La carta “Scorta di munizioni” garantisce, ad esempio, pallottole illimitate per l’arma secondaria ma rende la ricarica più lenta del 20%, “Attacco pesante” invece permette di infliggere un colpo caricato, mentre con “Coltello da combattimento” il vostro alter ego non picchierà più a mani nude col tasto del corpo a corpo ma si avventerà con un letale coltello verso i malcapitati non-morti. Badate bene, queste sono solo 3 delle oltre 150 carte disponibili.

Nuove carte? Si possono trovare direttamente sul campo di battaglia o sbloccarle completando missioni e sfide di gioco.

Poco prima di cominciare la partita, il gioco ci presenta infatti le Carte Corruzione scelte dalla Director AI, meccanica, questa, che aggiunge un pizzico di imprevedibilità alle varie partite. Anche in questo caso, le possibilità sono tante: la “mano” dell’IA impone diverse situazioni, dall’affrontare obiettivi opzionali, particolari tipologie d’infetti o condizioni ambientali decisamente limitanti.

Più si avanza nella campagna, più spesso accade che il director dell’IA metta sul tavolo diverse carte corruzione contemporaneamente. Improvvise interruzioni di corrente, fitti banchi di nebbia, zombie potenziati da resistenti equipaggiamenti difensivi, sciami di corvi che, una volta spaventati, attirano enormi orde di zombi, ecc. L’elenco degli ostacoli aggiuntivi è smodato e, in ultimo ma non per importanza, assicura un duraturo panico ai livelli di difficoltà più elevati.

Back 4 Blood

Proprio parlando di livelli di difficoltà, è apprezzabile l’estrema scalabilità tra le varie scelte. Giocare a “Veterano” è una sfida per veri duri, bisogna prestare notevole attenzione nella composizione del mazzo, si devono eliminare tempestivamente gli zombie più temibili e, soprattutto, è essenziale coordinarsi per bene con i propri compagni di squadra tramite la chat vocale o il riuscito sistema di indicatori. Il livello di difficoltà “Incubo”, invece, è un incubo di nome e di fatto e soltanto i pro-players potranno potranno superare inconsci la temibile sfida, conoscendo a menadito le armi, il level design, i migliori set di carte e i vari punti deboli di ogni nemico

Bisogna comunque specificare che anche i livelli di difficoltà più bassi, purtroppo, soffrono di alcuni sbilanciamenti non indifferenti ai quali, si spera, gli sviluppatori mettano una pezza coi prossimi aggiornamenti.

Sparare non è mai stato così godurioso

Già con Left 4 Dead ed Evolve, i ragazzi di Turtle Rock erano stati capaci di metterci tra le mani bocche da fuoco varie e paurosamente goduriose da utilizzare. Back 4 Blood continua egregiamente questa tradizione e propone un arsenale di 4 armi da mischia e ben 25 armi da fuoco. Tutte propongono un feeling eccezionale e, nella versione PS5 gentilmente concessaci per questa recensione, segnaliamo un ottimo sfruttamento delle caratteristiche uniche del DualSense, con i trigger adattivi che vibrano pieni di vita sotto i nostri polpastrelli.

Back 4 Blood

Inoltre, esplorando tra i vari livelli è possibile trovare potenziamenti per le armi di varia rarità, capaci di influenzare direttamente i parametri delle armi da fuoco come potenza d’attacco, portata, precisione, maneggevolezza e mobilità. In alternativa, si può utilizzare la valuta di gioco, che potete trovare ovunque, per acquistare ulteriori miglioramenti all’inizio di un livello utilizzando nel negozio.

Pistole, armi da mischia, fucili d’assalto, mitragliatrici leggere, mitra, shotgun e fucili da cecchino comunque non bastano ed il gioco ci mette tra le mani anche una serie di 13 gadget. Filo spinato da utilizzare per bloccare i passaggi più stretti, bombe a tubo rumorose che attirano interi gruppi di mangia-cervelli per poi esplodere rovinosamente, granate stordenti, defibrillatori con cui rianimare i compagni, ecc.. Ma non gioite troppo, ovviamente potete portarne con voi soltanto una quantità limitata.

Missioni varie e divertenti

Anche in termini di level design, Back 4 Blood risulta particolarmente apprezzabile. E’ veramente divertente scoprire, soprattutto in un primo playthrough, le fantastiche idee che la software house californiana ha messo a punto. Difendere un bar dagli zombi con tanto di jukebox che suona a palla in sottofondo, scortare importanti rifornimenti attraversando una chiesa abbandonata, distruggere i nidi degli infetti in delle vere e proprie spedizioni punitive. Insomma, la (putrida) carne al fuoco non manca ma non vogliamo svelarvi oltre, sappiate che ne vedrete delle belle..

Forse avremmo gradito una maggiore interazione ambientale, in modo da sfruttare trappole improvvisate per eliminare in maniera fantasiosa intere orde di zombie. E’ una caratteristica presente in altri titoli dello stesso genere ed è un peccato che Back 4 Blood pecchi sotto questo punto di vista.

C’è da dire che è comunque previsto il lancio di diversi DLC e, udite udite, basterà che l’host li abbia acquistati per per permettere all’intero party di giocarci. Una gentilezza nei confronti dei giocatori tanto semplice quanto poco scontata nel mercato videoludico odierno.

Poco da dire, invece, sulla modalità PvP, divertente per un paio d’ore ma generalmente trascurabile.

Concludendo…

Che si tratti della longeva e varia campagna, dell’accattivante level design delle mappe, della variegata selezione di bocche da fuoco utilizzabili o, per sintetizzare, delle divertenti missioni, Back 4 Blood offre un’esperienza di gioco dannatamente appagante.

Alcuni difetti non trascurabili ci impediscono di elevare l’ultimo lavoro di Turtle Rock allo status di capolavoro nel suo genere. La triste assenza di modalità split-screen, il livello di difficoltà sbilanciato e l’obbligo di disporre di una connessione internet per giocare in solitaria sono magagne che ci hanno fatto storcere il naso.

Tutto sommato, se cercavate un degno erede di Left 4 Dead, Back 4 Blood è il gioco che fa per voi. Pronti a massacrare orde di zombie?

CI PIACE
  • Shooting solido ed appagante
  • Mappe e missioni estremamente varie
  • Netcode stabile
  • Sistema di DLC ben gestito
NON CI PIACE
  • Livello di difficoltà sbilanciato
  • Nessuna modalità a schermo condiviso
  • Connessione internet obbligatoria anche per giocare in singolo
  • Modalità PvP trascurabile
Conclusioni

Back 4 Blood è un titolo estremamente godibile che ci permette di divertirci in compagnia di amici massacrando putridi zombie, assolutamente consigliato a chi cerca un’esperienza co-op di alto livello.

8.3Cyberludus.com

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Alla costante ricerca di se stesso e del suo ruolo nel mondo, perde la sua verginità videoludica con la gloriosa PS1 e da allora è un amore in costante crescita. In quanto appassionato di cinema apprezza particolarmente i videogames in grado di raccontare storie interessanti e coinvolgenti. Attende con impazienza una cruenta apocalisse zombi per mettere in atto tutto ciò che ha imparato grazie a Resident Evil e The Last of Us.

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