La saga di Metal Gear Solid è un pilastro portante dell’intera cultura videoludica. L’ultima incarnazione della serie, il controverso e discusso The Phantom Pain, brillava sul versante ludico, proponendo un gameplay stratificato ed appagante, ma claudicava sotto diversi punti di vista, anche a livello narrativo purtroppo. Da allora la saga è piombata nell’oblio, con un Hideo Kojima malamente liquidato da Konami portando inevitabilmente Metal Gear in un triste limbo. L’esempio più lampante è rappresentato dall’uscita di Metal Gear: Survive, l’imbarazzante spin-off datato 2018 che pose un’indegna pietra tombale su una delle saghe più iconiche del media videoludico.
No Kojima, no party: è questa la più frequente corrente di pensiero tra gli appassionati e ciò è perfettamente comprensibile, la serie non può andare avanti senza la genialità del suo eclettico creatore. Stiamo tuttavia parlando di Metal Gear, una saga che non merita di perire nel degrado e nell’indifferenza. E’ dunque lecito sognare un ritorno di Solid Snake, in una forma che ne rispetti la dignità e la visione creativa originale.
Dando credito alle infinite indiscrezioni che da anni circolano nel web e che si sono spaventosamente intensificate negli ultimi mesi, sembrerebbe che la serie sia effettivamente in procinto di tornare. E’ praticamente certo che Konami, ormai totalmente disinteressata allo sviluppo videoludico, stia cercando di esternalizzare alcune delle sue IP storiche, dandole in mano a team di sviluppo esterni. Potrebbe proprio essere questo il caso di Metal Gear Solid che, stando ai rumors, starebbe per tornare attraverso un remake sviluppato dai talentuosi ragazzi di Bluepoint Games, la software house che ha dato vita agli ottimi rifacimenti di Shadow of the Colossus e Demon’s Souls. Questo è il classico caso in cui si dice, con una velata scaramanzia: “non succede ma se succede…”.
In ogni caso, vogliamo cavalcare questa onda di entusiasmo e sognare insieme a voi. Ci ritroviamo dunque su queste pagine immaginando alcune possibili migliorie che riteniamo necessarie, o quasi, in questa presunta operazione di restauro.
Comparto grafico al passo coi tempi
Partiamo subito con un aspetto tanto ovvio quanto da non sottovalutare: il comparto grafico. Metal Gear Solid ai tempi dell’uscita sconvolse critica e pubblico proponendo modelli poligonali 3D decisamente all’avanguardia per l’epoca. Sono però passati la bellezza di 23 anni da quel lontanissimo 1998 ed il gioco è inevitabilmente invecchiato drasticamente sotto il profilo tecnico e visivo. Un lavoro di remake dovrebbe riuscire nell’impresa di riproporre l’iconica estetica della base di Shadow Moses ed il design dei personaggi che tanto abbiamo amato sfruttando al massimo risorse e modelli odierni ma senza stravolgere il tono ed il comparto artistico originale. Ciò può apparire quasi semplicisticamente superfluo ma basta vedere il disastroso stato in cui è stato presentato il remake di Prince of Persia per capire che, nell’industria videoludica di oggi, nulla si dà per scontato.
Leggero incremento della longevità
Qui trattiamo un argomento delicato ma fondamentalmente necessario per un eventuale remake. Nell’era PS One, i titoli non offrivano certamente una longevità paragonabile a quella dei videogames odierni. L’originale Metal Gear Solid non fa eccezione proponendo una campagna completabile in 8-10 ore e capiamo benissimo che tale caratteristica, al giorno d’oggi, possa risultare limitante per un prodotto così discusso e atteso. Il team al lavoro sul remake di MGS1 dovrebbe avere il coraggio ed il talento – e non è cosa da poco – di introdurre nuovi contenuti nel titolo. Stiamo parlando di render più vaste ed esplorabili alcune aree o, perché no, introdurne di nuove. E’ un’impresa realmente ardua poiché tali novità andrebbero innestate innanzitutto in modo da non inficiare il senso di progressione e ritmo dell’originale ma soprattutto mantenendo un livello qualitativo degno dell’opera in questione.
Approfondimenti narrativi sui boss più iconici
La serie di Metal Gear ha sempre brillato nel proporre boss fight ludicamente stimolanti ed avvincenti che ci mettevano contro dei nemici estremamente affascinanti. MGS1 non fa eccezione e ci ha fatto vivere intense battaglie contro nemici iconici come Psycho Mantis, Gray Fox o Sniper Wolf. Kojima ed il suo team fecero, già all’epoca, un lavoro eccezionale nel caratterizzare questi nemici rendendoli carismatici e fatali. Tali personaggi sono affascinanti a tal punto che ne vogliamo sapere di più. Arricchire le loro sezioni con nuovi retroscena o inedite linee di dialogo sarebbe un ottimo modo per conoscerli meglio e, di conseguenza, incrementare la longevità dell’avventura.
Il gameplay di The Phantom Pain
Metal Gear Solid – Tactical Espionage Action è la dicitura che si ergeva sulle copertine del titolo. La serie di Kojima è sinonimo di stealth ed infiltrazione e nel corso dei decenni, di capitolo in capitolo, ha migliorato la sua formula risultando un costante punto di riferimento per il genere. MGS1 propone ancora oggi meccaniche stealth di tutto rispetto, nonostante la sua veneranda età, ma l’eventuale remake dovrebbe espandere la struttura ludica in maniera esponenziale. Fortunatamente, almeno in questo caso, chiunque sia al lavoro su questa fantomatica opera di restauro ha un’ottima fonte dalla quale prendere spunto: The Phantom Pain. Il controverso capitolo uscito nel 2015 è ancora oggi tra i migliori stealth presenti sul mercato e poter ammirare un gameplay tanto sopraffino e gratificante applicato però nel contesto del primo Metal Gear ci fa letteralmente bagnare le mutande dall’eccitazione.
Visuale alle spalle del protagonista
Nel 1998, ai tempi dell’uscita di MGS1, la grafica 3D era ancora agli albori. Ciò portò a tutta una serie di esperimenti rappresentati da giochi valorizzati da un comparto grafico 3D, innestati in design ancora legati alle opere 2D. Metal Gear Solid, proponeva una telecamera dall’alto verso il basso anche se piuttosto dinamica, visto che cambiava spesso in base alle situazioni. Quel tipo di visuale era perfetta per il gioco e dobbiamo riconoscere che è invecchiata piuttosto bene. Nonostante ciò, però, siamo dell’idea che il “nuovo” Metal Gear debba proporre una telecamera più al passo con i tempi, ponendo la visuale alle spalle del protagonista come ogni tripla A del genere che si rispetti. D’altronde il remake di Resident Evil 2 ci ha dimostrato che l’esperienza di gioco può persino migliorare se resa attraverso un totale cambio nelle inquadrature. La possibilità di switchare a piacimento tra prima e terza persona, poi, sarebbe veramente il top.
Open world? No, grazie
Abbiamo già tessuto le lodi per quanto riguarda il gameplay di MGS5. Ciò ovviamente non significa che ci sentiamo di promuovere la struttura ludica sulla quale è imbastito il quinto capitolo. Tra i tanti aspetti che hanno diviso la community di appassionati rientra certamente la natura open world del titolo. Una cosa è certa: il remake di Metal Gear Solid non deve assolutamente essere un open world. Una scelta del genere, totalmente scellerata, snaturerebbe sin troppo l’esperienza di gioco originale, annacquandola e privandola di gran parte del proprio mordente. Ciò però non significa che alcune aree del gioco originale non possano venire espanse e rese più esplorabili, giusto per ricollegarci al discorso legato alla longevità da incrementare…
Nuovi personaggi giocabili
Se il comparto narrativo di Metal Gear Solid ha fatto breccia nei cuori di milioni di videogiocatori lo si deve anche ad una splendida caratterizzazione dei vari personaggi. Anche i vari comprimari risultano estremamente sfaccettati ed affascinanti, come il misterioso Gray Fox, l’eroica Meryl o il burbero Revolver Ocelot. Per poter garantire qualche ora di gioco in più, gli sviluppatori potrebbero creare delle intere sezioni di gioco totalmente inedite nei panni di uno di questi personaggi con delle storie parallele a quella di Snake o, perché no, con dei mini-prequel dell’avventura principale.
Boss fight ridisegnate
Come detto, le boss fight sono sempre state un tratto distintivo della saga ideata da Hideo Kojima ed il primo capitolo non fa ovviamente eccezione. Le battaglie contro i boss sono divertenti e godibili ancora oggi ma pensiamo che si possa lavorare in tal senso, rendendo questi importanti scontri ancora più dinamici ed avvincenti. Vi immaginate, ad esempio, affrontare il gargantuesco Metal Gear Rex in uno scontro ancora più spettacolare ed adrenalinico, migliorato da tutta una serie di effetti visivi e particellari che renderebbero ancora più distruttivi i vari missili e cannoni rotanti che armano la robotica mostruosità targata DARPA. Il tutto, magari, in un’arena ancora più vasta, verticale e persino distruttibile.. E questo è solo un esempio.
Un doppiaggio in italiano degno delle migliori produzioni odierne
Ok, sappiamo benissimo che qui molti puristi storceranno il naso ma lasciateci spiegare. Anche noi abbiamo amato David Hayter nei panni di Snake e bramiamo un suo ritorno, nonostante il lavoro svolto da Kiefer Sutherland in MGSV sia stato ineccepibile. Come ben ricorderete, però, il primo Metal Gear fu l’unico della serie a fregiarsi di una totale localizzazione in italiano. Il risultato? Imbarazzante ed involontariamente comico ma erano altri tempi. Il doppiaggio italiano nei videogiochi oggi ha raggiunto standard qualitativi decisamente più alti – basti pensare ai vari Death Stranding, God of War o The Last of Us Parte II – ed è per questo motivo che pensiamo che un capolavoro come Metal Gear debba dare una seconda possibilità ai nostri doppiatori, questa volta le cose andrebbero diversamente.
Compatibilità con PlayStation VR
Continuando a dar credito alle voci più insistenti riguardanti questo remake, al lavoro su questo prgetto ci sarebbero i talentuosi ragazzi di Bluepoint Games. Ciò porterebbe ad una quasi inevitabile conclusione: il ritorno di MGS1 avverrebbe in esclusiva PlayStation. Bene, perché non sognare dunque che il titolo supporti il PlayStation VR? La software house potrebbe dare la possibilità di godere dell’intera epopea di Solid Snake attraverso l’ausilio della realtà virtuale in maniera totalmente facoltativa, un po’ come Capcom fece con il superbo Resident Evil VII. Si tratta di uno scenario tanto affascinante quanto realisticamente difficile e dispendioso. Un’alternativa più easy però esiste ed è data dalle missioni di addestramento VR. Nel gioco originale, infatti, oltre all’avventura principale era presente anche una modalità bonus di allenamento in realtà virtuale (nota come “VR Training”) in cui il giocatore poteva testare le proprie abilità in una serie di sfide. Bene, rendere il VR Training giocabile in VR sarebbe una chicca non da poco, non credete?
Supporto alle funzionalità esclusive del Dualsense
Sempre immaginando Metal Gear Solid Remake come un’esclusiva PS5, è assolutamente lecito aspettarsi un pieno supporto alle funzionalità del Dualsense. I trigger adattivi potrebbero rendere la corsa dei grilletti più o meno pesante in base al tipo di arma utilizzato per fare fuoco. O ancora, la particolare vibrazione del pad permetterebbe di sentire i proiettili inseriti nel caricatore. E non finisce qui, perché il feedback aptico sarebbe perfetto per rendere unici i diversi tipi di terreno percorsi, dalle metalliche scale presenti nella base al candore ovattato della neve che avvolge Shadow Moses. Senza contare lo speaker posto sul controller, utilizzato non solo per riprodurre il rumore dei colpi, ma anche per ricevere le immancabili conversazioni via codec o per avvertire della presenza di mine nelle vicinanze.
Mettere una pezza su qualche incongruenza narrativa
Ci sono poche trame contorte come quelle di Metal Gear Solid, d’altronde stiamo parlando di una saga comprendente una decina di giochi usciti a partire dal 1987. Inoltre, conosciamo bene l’estro creativo di Hideo Kojima e sappiamo come il director nipponico spesso ci vada giù pesante con colpi di scena e svolte narrative leggermente fuori di testa. La serie, nonostante l’elogiabile comparto narrativo, presenta diverse sviste e buchi di trama ma la cosa positiva è che alcuni di essi potrebbero venire “risolti” grazie a questo remake. Un esempio? Fornire ulteriori dettagli sulla tecnologia che ha permesso a Gray Fox di tornare in vita, spiegando perché sia stato scelto proprio lui e perché la suddetta tecnologia non è più stata utilizzata in seguito. Non ha senso introdurre un’argomentazione del genere e lasciarla nell’oblio.