Ghostrunner è un titolo folle: nato dagli sforzi congiunti di One More Level, Slipgate6 e 3D Realms, lo shooter in prima persona (che, forse, definire solo in questo modo è limitativo [cit.]) offre una serie di peculiari caratteristiche che lo rendono “smadonnabile” (si potrà morire con un solo colpo) e sicuramente più vicino ad un ibrido ludico che ad un puro exemplum di una specifica categoria. Per certi versi, Ghostrunner potrebbe esser definito come la “tesi di laurea” di un videogiocatore esperto: pochi giochi, negli ultimi anni, hanno messo così duramente alla prova i giocatori, tra sezioni platform difficili e una marea di nemici da affettare con la propria katana. Ma non è una semplicemente ardua prova d’esercizio: il titolo in analisi propone, al contempo, una visione distopica della futura società, in stile Blade Runner, fatta di rotelline perfette che girano in sincronia, polverizzando tutto ciò che non riesce a roteare alla loro velocità. Ma è tutto oro quello che brilla?
Bando alle ciance, ecco la recensione di Ghostrunner in versione PC!
Società meccanica
Ghostunner è un sparatutto in prima persona, con una fortissima componente d’azione e da gioco di piattaforme. Narrativamente parlando, il titolo ci proietterà, come detto in incipit, in un futuro (non tanto) distopico. Nei panni di un Ghostrunner, una sorta di ninja robotico, ci risveglieremo senza memoria alcuna nei bassifondi di una immensa megalopoli, Dharma Tower, ultimo bastione della razza umana quasi completamente annientata da un evento apocalittico. L’immensa città, contenuta in un unico altrettanto immenso edificio, è crudelmente controllata da un tiranno, Mara altresì nota come “Keymaster” e, ben presto, una “voce amica” ci spiegherà il perché, attualmente, Dharma Tower si trovi nel caos più totale. In un battibaleno, il nostro smemorato ninja diverrà l’unico argine per contenere il caos e liberare la megalopoli dal giogo del tiranno.
Premesse lineari, per una trama altrettanto lineare: nessun capolavoro narrativo, è bene sottolinearlo, seppur l’intreccio di Ghostrunner sia piuttosto godibile e, nella sua semplicità, ben amalgamato con il cuore pulsante del titolo, ovvero il gameplay. Nonostante la limitatezza della narrazione, l’universo di gioco è intrigante e potrebbe fungere da base per ulteriori sviluppi futuri e, perché no, di un secondo capitolo. Nel gioco sono trattati diversi temi maturi, dalla schiavitù al post-umanesimo, seppur per ragioni di gioco in modo piuttosto “spicciolo”: nulla che, però, come detto, non possa esser ripreso ed ampliato in futuro. Ed è anche non particolarmente complicato notare, per tematiche e nomi, notare alcuni rimandi alla trilogia di Matrix e ai temi trattati dal capolavoro dei fratelli Andy e Larry Wachowski.
Una lama nell’oscurità
Il gameplay è il fulcro “totale” di Ghostrunner: se volessimo appieno descrivere il titolo utilizzando altri giochi, si potrebbe dire essenzialmente che il gioco apprende ed esplica in modo personale la fluidità estrema e l’iper dinamismo di Mirror’s Edge, unito alle meccaniche “one hit, one kill” di giochi come Hotline Miami. Ed è proprio questo il fulcro del gioco: velocità, velocità, velocità. Ghostrunner, essenzialmente, si fonderà su intense sessioni di parkour, tra corse sui muri e salti spettacolari, intervallate da combattimenti, per la maggiore, all’arma bianca, sfruttando la nostra fida Katana. All’inizio del gioco si avrà a disposizione quattro abilità fondamentali: corsa sulle pareti, attacchi con la vostra katana, un rampino e la capacità di rallentare brevemente il tempo. Nei vari stage, i nemici saranno posizionati sempre nello stesso posto: un dato fondamentale che rende Ghostrunner, in realtà, un gioco estremamente tattico e strategico. Specialmente nelle fasi avanzate, addentrarsi ed improvvisare significherà, a meno che di livelli di reazione da supereroe, morte. Il gioco richiede una pianificazione certosina, specialmente nelle fasi più avanzate, e un uso intelligente del terreno di gioco e delle abilità. Naturalmente, il tutto affiancato a rapidità e precisione chirurgica nell’esecuzione di ogni azione. Naturalmente, il nostro fido alter ego robotico, non starà a guardare.
Ghostrunner vanta infatti anche una piccola componente ruolistica, che ispessisce ancora di più il gustoso segmento gameplay del titolo. Giocando e falciando nemici, il nostro robotico eroe salirà di livello e sbloccherà nuove abilità, tra attive e passive, che ci aiuteranno ad aver la meglio sui nemici. In linea di massima, i vari stage saranno impostati come ampie arene, solitamente orchestrare in modo da fornire un continuum di alternanza tra fasi di salto e movimento, a quelle più squisitamente di combattimento. Arene che, al contempo, saranno ottimamente sviluppate sia in altezza che in larghezza: una sfida, in sostanza, a 360°. Inoltre, ogni scenario vanta piccoli segreti nascosti, che vanno da skin per la katana a registrazioni per approfondire la complessiva conoscenza del mondo di gioco, passando per oggetti che sveleranno diversi “retroscena”. Inoltre, restando in tema level design, non possono non esser menzionati le sessioni nel “cybervuoto”: brevi sezioni in una sorta di universo digitale, in cui dovremo affrontare piccoli enigmi. Una aggiunta valida e il visibile tentativo di rendere più profondo un titolo dall’animo spiccatamente action, con una improvvisa “sterzata ritmica”: peccato che, oltre alla estrema facilità degli enigmi, queste sezioni, dall’animo visibilmente narrativo, vengano sfruttate non particolarmente bene data anche la linearità effettiva degli eventi narrati.
The lost art of the Katana swinging
Ma al cuore del gioco, vi è una semplice quanto “impossibile” regola: tutto muore con un colpo. Dagli “sbadati” sgherri iniziali, sino ai terribili robot delle fasi più avanzate, tutto potrà esser annientato con un semplice fendente di katana. L’apice ludico il titolo lo raggiungerà nelle boss fight, tendenzialmente diviso tra sezioni più squisitamente d’azione, e sezioni di (difficilissimo) platforming. Ghostrunner è perfetto? In realtà, no: ci sono alcuni punti specifici del gioco che risulteranno estremamente difficili, per via di nemici posizionati in modo fin troppo “preciso” o per le “trappole” ambientali che ci renderanno la vita impossibile. Ergo, Ghostrunner è per i pazienti e chi ha voglia di perdere un’ora per superare una sezione di gioco che, essenzialmente, si riduce a 10 o 20 secondi di attività. Sicuramente, sarà una sfida per i veterani: ma non è un gioco che, probabilmente, un neofita del gaming riuscirebbe a deglutire facilmente. In aggiunta, nonostante tendenzialmente la gran parte degli stage potranno esser affrontati in modi diversi, la longevità del titolo sarà legata a doppio filo con la voglia del giocatore di (ri)mettersi alla prova: numeri alla mano, l’esperienza di gioco in sé non avrà chissà che rigiocabilità.
Per quanto riguarda il comparto tecnico e artistico, Ghostrunner è un più mastodontico e senza mezzi termini: gli sviluppatori sono riusciti a proporre un mondo di gioco cyberpunk (o persino post-punk) ispirato, con ambientazioni curate, piuttosto variegate nel limite “ontologico” imposto dallo stile prescelto e tecnicamente di buon livello. Il problema, quando si sceglie di utilizzare un’ambientazione cyberpunk, è la limitatezza delle possibilità artistiche sceglibili, per non allontanarsi troppo dall’immaginario comune fatto di neon, laser e freddo acciaio. Nonostante una certa ripetitività visiva e un non particolarmente originale mondo cyberpunk, gli ambienti del gioco saranno comunque apprezzabili e ingegnosi al punto giusto così come il complessivo universo di gioco. Impossibile non menzionare la fluidità, probabilmente la componente tecnica più importante del gioco: Ghostrunner si comporta in modo pregevole su PC, offrendo un’ampia scalabilità del comparto grafico e le opzioni giuste per raggiungere il minimo “sindacale” in termini di frame rate, ovvero i 60 fotogrammi. Nel resto, nulla da eccepire: va menzionato anche il comparto sonoro, sfondo uditivo perfetto delle nostre peripezie “ninjaborg” con le tracce techno di Daniel Deluxe unito ad un’ottima effettistica e ad un doppiaggio dalle sorprendenti qualità attoriali. Riducendo all’osso: tecnicamente, Ghostrunner non avrà nulla da invidiare a produzioni tripla A, costando meno della metà.
Concludendo…
Ghostrunner è difficile, veloce e “capovolgente”: un titolo che, in modo personale, eleva una ibridizzazione di genere. Una produzione ardua da metabolizzare anche per chi ha già qualche lustro di gioco alle spalle. Una sfida nella sfida, che offre adrenalina pura a patto che vi fermiate a “riflettere” sul da farsi. Un gioco che, però, potrebbe essere un insormontabile ostacolo per i neofiti del gaming.