La serie Dark Souls è stata uno dei capisaldi del moderno concetto ruolistico, fondato su di una difficoltà alta (un po’ come succedeva, principalmente, nel passato remoto ludico) e una trama consistente ma raccontata in modo rarefatto. Memore degli insegnamenti di FromSoftware, al contempo fondati sui concetti che dominavano la scena eoni prima di Fortnite, Gunfire Games propone il ludo di che prenderemo in esame oggi, Remnant: From the Ashes.

Ma andiamo con ordine…

Remnant: From the Ashes è uno sparatutto in terza persona con una vistosa componente ruolistica e creato appositamente per un’esperienza condivisa online. Il gioco è ambientato in un modo buio e cosparso di corruzione e mostri aberranti a causa di una minaccia un po’ aliena, un po’ ultraterrena, che ha trasformato la Terra in un deserto desolato e desolante. Un deserto post-apocalittico dove la razza umana è divisa tra violente gang e comunità che faticano a difendere i propri confini. Un universo che è una commistione di varie esperienza ludiche e non, fra Ken Il Guerriero e God Eater, con una spruzzata di Fallout e Metro. Una miscellanea interessante che ha creato un universo di gioco non originalissimo a primo impatto, ma piuttosto convincente e solido.

La Terra, in Remnant: From the Ashes, è sprofondata nel caos e nell’oscurità.

Ma il pericolo non è solamente fisico, ma anche estetico: per certi versi, ascoltando le storie degli NPC sparsi per il mondo di gioco, apprenderemo spezzoni di “vissuto” che ci faranno inquadrare l’oscurità di Remnant: From the Ashes come una minaccia quasi “metafisica”. A partire, ad esempio, sul perché dell’invasione, del dominio assoluto, dello sterminio sistematico degli umani ecc. Il mondo che esploreremo sarà comunque suddiviso in varie aree differenti, alcune completamente oppresse dalla minaccia alieno-ultraterrena altre, invece, sconvolte dalla guerra ma senza alcuna traccia d’oscurità. In generale, Remnant: From the Ashes potrebbe esser meccanicamente riassunto come un “Soulslike con le pistole”: ci sono mostri difficili, boss con pattern non sempre prevedibili, pochissime risorse per curarsi e, in generale, una complessiva difficoltà di sopravvivenza. Ma fermarsi a questa etichettatura superficiale è, appunto, superficiale: Remnant: From the Ashes è costituito innanzitutto da stage procedurali.

Remnant: From the Ashes può essere definito come un “Souls-like con le pistole”.

Ciò significa che il mondo che esploreremo sarà sempre diverso (seppur ci siano ovviamente dei “limiti”), i mostri e i boss saranno differenti e persino missioni e pezzi di trama differiranno. Se a questo si aggiunge la natura spiccatamente cooperativa del gioco, Remnant: From the Ashes si pone in un modo sostanzialmente diverso dai classici Soulslike che “facevano di tutto” per costringerti alla “solitudine”. Un multiplayer che, ovviamente, impatterà direttamente sul gioco (che diverrà più difficile in base al numero di utenti in partita), ma che non è al momento della redazione dell’articolo, esente da difetti tecnici e strutturali. Ad esempio, più di una volta è capitato che il gioco “annunciasse” la presenza di un nuovo giocatore che, pur se in ritardo nell’esser “caricato” in partita, aveva di già innescato l’effetto di adattamento dei nemici. In parole povere: mostri più forti ma amici combattenti nemmeno l’ombra!

Naturalmente, la “proceduralità” toglie qualcosa alla complessiva all’atmosfera, seppur renda probabilmente le cose più interessanti da un punto di vista squisitamente meccanico: non sapere mai cosa si celi dopo un ulteriore passo, rende Remnant: From the Ashes piuttosto dinamico e “fresco” anche dopo svariate ore di gioco. Ed è proprio meccanicamente che il titolo Gunfire rivela una cura nello sviluppo notevole: il gioco è fluido, divertente e la telecamera “sopra le spalle” è ben calibrata e offre nella stra-grande maggioranza dei casi, la visuale corretta in cui “interpretare” il campo di battaglia. Meccaniche di gioco che, complessivamente, offrono un feeling più che buono, fatta eccezione per i combattimenti melee che sembrano esser stati “considerati” meno e stonano un po’ con le sensazioni di fluidità che convergono nelle sezioni dedicate agli scontri a distanza. Un plauso va inoltre fatto ai combattimenti contro i Boss, solitamente difficili, piuttosto vari e con stage appositi solitamente ben realizzati, come ad esempio enormi arene oppure spazi costellati di edifici e costruzioni, alcuni d’essi anche distruttibili. Naturalmente, come ogni Soulslike o pseudo tale che si rispetti, il cuore pulsante del gioco sarà la componente più spiccatamente ruolistica, che affonderà le proprie demoniache zanne nel bottino che recupereremo dai cadaveri delle bestie immonde.

Tecnicamente parlando, il titolo si è comportato in maniera piuttosto buona visto e considerato il prezzo.

Possiamo subito dire che Remnant: From the Ashes non sarà particolarmente generoso con il “bottino”: sarà molto difficile ottenere dall’uccisione di nemici oggetti rari o unici e, in linea di massima, si finirà per potenziare a ruota la strumentazione “base” che troveremo. A questo, si aggiunga che il gioco necessita ancora di una sana ottimizzazione complessiva delle armi, alcune delle quali avranno una “personalità” poco diversificata. A tamponare parzialmente questa sensazione, ci penseranno diverse componenti che potremo legare alle armi e che modificheranno attivamente la loro potenza di fuoco: ecco che, ad esempio, i nostri colpi potrebbero colpire ad area oppure mostrare nemici nascosti. In aggiunta, potremo potenziare il nostro protagonista grazie ai tratti, statistiche passive che potremo potenziare e che impatteranno sulla sopravvivenza del nostro alter ego. I tratti potranno essere ottenuti dopo aver sconfitto un boss o, addirittura, sbloccando alcuni obiettivi in gioco.

Naturalmente, come ogni Soulslike o pseudo tale che si rispetti, il cuore pulsante del gioco sarà la componente più spiccatamente ruolistica

Tecnicamente parlando, il titolo si è comportato in maniera piuttosto buona visto e considerato il prezzo: frame rate stabile e estetica pregevole seppur sia lontana dalle vette di un Tripla A (che, comunque, costa quasi il doppio). Probabilmente, si sarebbe potuto fare qualcosa in più per rendere più “personali” gli stage che, colpa anche della proceduralità, appariranno spesso speculari e piuttosto scarni di dettagli (considerando che, in sostanza, i “biomi” di gioco saranno quattro continuamente rimescolati). Gunfire Games è riuscita comunque a realizzare un ottimo prodotto tecnicamente, che ci consentirà di godere appieno dei contenuti di gioco.

Concludendo…

Remnant: From the Ashes è probabilmente un must buy per chi ama i Soulslike, ma anche le bocche da fuoco: un mondo post-apocalittico, generato proceduralmente e ricolmo di bestialità pseudo-demoniache, il tutto corredato da possibilità multiplayer. Un’esperienza sicuramente consigliata.

CI PIACE
  • Sparatutto in 3ª con elementi di ruolo
  • Meccaniche pregevoli e stage procedurali
  • Cooperativo online…
NON CI PIACE
  • …non esente da problemi tecnici
  • Una maggiore selezioni di armi sarebbe gradita
  • Contenuti in divenire
Conclusioni

Remnant: From the Ashes è probabilmente un must buy per chi ama i Soulslike, ma anche le bocche da fuoco: un mondo post-apocalittico, generato proceduralmente e ricolmo di bestialità pseudo-demoniache, il tutto corredato da possibilità multiplayer. Un’esperienza sicuramente consigliata.

8Cyberludus.com

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