Uscito all’inizio dell’anno per praticamente tutte le piattaforme eccetto quella Sony, Wargroove ha immediatamente conquistato il cuore di migliaia di appassionati con la sua formula, fatta di un sapiente combinazione di meccaniche misurate ed elementi innovativi, rimanendo al contempo ben salda alla tradizione di un certo tipo di strategia. I ragazzi di Chucklefish (gli stessi di Risk of Rain e Stardew Valley) sono stati anche in grado di offrire il crossplay tra PC, Xbox One e Nintendo Switch ma, da questa feature – tutt’altro che banale – è rimasta fuori la Playstation 4, questa anche la probabile causa del ritardo. Ma bando alle ciance buttiamoci a capofitto nel piccolo gioiellino e valutiamo se, anche sulla console di mamma Sony, è possibile spendere qualche cervellotica ora a uno dei titoli più belli di questo 2019… e non stiamo affatto esagerando.
Prendete un po’ di Enrico IV, un po’ di Kiss Me Licia e mescolate: ecco a voi il golpe di Roxapedra
Il gioco comincia con l’assalto di una vampira di nome Sigrid, comandante della legione antagonista di Malheim che, per un motivo a noi inizialmente sconosciuto, decide di attaccare il regno di Roxapedra direttamente al suo cuore uccidendo il Re Mercival in persona. Come presto capiremo il colpo di stato non è che la punta dell’iceberg di una situazione geopolitica molto più complessa in cui le vicende personali di una lunga sequela di personaggi si incroceranno per meglio definirne i tratti, svelando anche vicende passate in grado di far comprendere meglio la portata del gesto regicida. Uno di questi personaggi è sicuramente la figlia del re, tale Mercia, attraverso la quale sarà raccontata la maggior parte di una storia che, come dicevamo prima, racchiude in sé anche un’anima fortemente umoristica, anzi a tratti tocca anche un ché di demenziale… ma non si pensi che la vicenda drammatica perda di mordente per questo. L’equilibrio narrativo del gioco è pressoché perfetto, alternando momenti seriosi a momenti più leggeri in modo tempisticamente ineccepibile.
Insomma, lo zoccolo duro dell’offerta ludica che Wargroove mette a disposizione è sicuramente la modalità campagna, in cui una storia politica drammatica, ma dai toni squisitamente scanzonati, viene svelata lentamente, col passare delle missioni. Questa “gradualità” narrativa è funzionale anche all’aspetto ludico del gioco: la storia serve da pretesto anche per insegnare al giocatore le peculiari dinamiche di gioco, leggermente più complesse della media e per questo bisognose di una lenta introduzione.
Si sudano le sette camicie… a volte anche l’ottava
La lenta gradualità di cui si parlava nel paragrafo precedente introduce l’argomento più importante per il genere di giochi a cui appartiene Wargroove, ovvero le meccaniche di gioco. Il prodotto Chucklefish si presenta come un classico strategico a turni “consolaro” – anche se per ambientazione è facilmente accostabile alla serie Fire Emblem, l’appeal ci è sembrato molto più legato ai giochi della serie Advance Wars, nata quasi venti anni fa su Game Boy Advance e uscita successivamente anche su Nintendo DS – in cui è necessario gestire le proprie unità in un ambiente “a scacchiera”, in cui ogni casella è in grado di alterare, sia nel bene che nel male, l’effettiva capacità offensiva e difensiva delle unità stesse. Da corollario è evidente la necessità di padroneggiare per bene tanto l’ambiente in cui saremo costretti a muoverci quanto le capacità delle unità sotto il nostro controllo, e prima di riuscirci in pieno passeranno parecchie ore soprattutto a causa di una quantità spropositata di unità che il gioco mette a disposizione del giocatore. Come nei più classici degli strategici ognuna di esse presenta punti di forza e di debolezza rispetto alle altre, configurando il tutto come un enorme schema della “morra cinese”, solo a molte più variabili.
Tutti gli elementi di cui si compone l’intero sistema delle meccaniche ludiche sembra esser stato equilibrato perfettamente e la curva di apprendimento appare ripida in modo giusto, un gran risultato se si pensa alla relativa inesperienza del team di sviluppo nella programmazione di titoli appartenenti a questo genere.
Un piccolo appunto va fatto alla difficoltà globale della campagna che, soprattutto nella seconda metà del gioco, arriva a rasentare l’incubo. La sensazione è che spesso gli script delle missioni permettono un cospicuo aiuto alla già fortissima intelligenza artificiale, supportata dalla possibilità di ricevere un ondate eccessive di rinforzi, vanificando – almeno a una prima run – qualsiasi sforzo bellico che non prevede esattamente una razionalizzazione delle risorse militari per l’esatto numero di ondate che dovremo affrontare: a volte questo significa il mandare all’aria decine e decine di minuti (talvolta vere e proprie ore) di gioco solo perché non avevamo previsto l’ennesimo rinforzo del nemico nonostante fossimo a conoscenza delle sue esigue risorse economiche.
Oltre alle modalità dedicate al giocatore singolo, l’offerta di Wargroove consiste anche di un multiplayer profondissimo in cui i giocatori, da due a quattro, possono sia cooperare che affrontarsi in mappe dedicate, seguendo una dinamica in differita in grado di regalare immense soddisfazioni agli animi più “scacchistici”. Come già accennato in apertura, questa versione per Playstation 4 di Wargroove non offre la possibilità di giocare con amici in possesso del gioco su altre piattaforme, sicuramente un limite effettivo ma che non intacca minimamente il valore generale del prodotto.
Chiude un potente e versatile editor che, con un po’ di pazienza e tanta creatività, permette di creare vere e proprie campagne personalizzate, con tanto di dialoghi di intermezzo.
Quando si dice “gira anche sul frullatore di zia Concetta”
Wargroove restituisce a schermo, con uno stile minimale ma fortemente caratteristico, lo stile irriverente della narrazione. Le fazioni in gioco, che come abbiamo già detto, offrono una quantità davvero alta di unità (tra l’altro ognuna molto diversa dalle altre) vengono tratteggiate in modo splendido, dalla forma anime\super deformed di ottima fattura, e altrettanto splendide sono le animazioni (soprattutto dei personaggi principali), semplici ma efficaci nel restituire la personalità degli stessi.
Ovviamente il pregio di uno stile così minimale ha pesanti ricadute su due aspetti in particolare: il primo è quello di riuscire a far breccia nel cuore dei malati di retrogame come il sottoscritto; il secondo – più legato alla versione PC del gioco – riguarda il peso effettivo del motore di gioco che, non dovendo macinare grandi quantità di poligoni o effetti grafici, si ritrova perfettamente a suo agio anche su macchine piuttosto datate e permettendo a praticamente chiunque.
Riuscito allo stesso modo anche il commento sonoro, soprattutto ciò che concerne la soundtrack poiché, proprio come lo stile grafico adottato da Wargroove, riesce a farsi carico tanto del pathos e della drammaticità di alcune sequenze della storia principale, quanto della verve scanzonata di alcuni personaggi.
Solo applausi per Chucklefish.
Concludendo…
Probabilmente è il livello di difficoltà, che sul finale di gioco tocca vette clamorose (anche se comunque alla portata del giocatore devoto), a essere l’unico neo di una produzione che definire grandiosa sarebbe riduttivo. Le possibilità del gameplay sono vastissime per vari motivi che vanno da una quantità di unità stratosferica alla longevità della campagna principale, passando per un multiplayer ben strutturato e un editor dalle potenzialità infinite. Lo stile grafico, tra l’anime e il super deformed è eccellente e ben si sposa al contesto narrativo di una storia ben raccontata, il tutto seguendo tempi narrativi giusti e ben raccordati ai tempi didascalici dell’apparato ludico.
Pensare che questo piccolo gioiellino di design e divertimento possa essere venduto al prezzo budget di 18,99€ sul Playstation Store mentre tanti titoli dai nomi più blasonati che costano tre volte tanto non riescono a far divertire neanche la metà di Wargroove ci fa davvero pensare che non c’è giustizia al mondo. L’unica cosa che potete fare è cambiare il mondo cambiando prima di tutto voi stessi, per questo motivo siate giusti soprattutto per le vostre ore di svago e non fate l’errore di ignorare una delle più belle perle che il 2019 ci abbia offerto.