A Plague Tale: Innocence è il titolo che rappresenta il vero e proprio esordio creativo di Asobo Studio, team di sviluppo finora noto principalmente per la realizzazione di tie-in sui film Disney e Pixar. Stiamo parlando di un’opera profondamente ambiziosa e, come ben sapete, più alte sono le ambizioni più tragico è il tonfo quando si fallisce. Non è questo il caso di A Plague Tale, l’odissea di Amicia e Hugo non solo non delude ma va ad imporsi come definitivo salto di qualità per la software house francese.

Da questa breve premessa è evidente che il titolo ci sia piaciuto particolarmente, adesso è doveroso scendere più nel dettaglio in modo da spiegarvi cosa rende così speciale questa particolare opera.

A Plague Tale: Innocence vi metterà dinnanzi svariati puzzle ambientali, mai particolarmente impegnativi.

A Tale of Two Sons

La storia è ambientata nella Francia del 1348, in piena Guerra dei cent’anni. Il prologo, violento e brutale, ci catapulta egregiamente nel contesto di morte e distruzione che aleggerà per tutta la durata dell’avventura, eccezion fatta per un paio di capitoli volutamente più sereni e meno angoscianti. Dopo che la Santa Inquisizione ha assaltato il maniero della nobile famiglia de Rune, Amicia e il suo fratellino afflitto da un misterioso male Hugo sono costretti ad abbandonare la loro casa e si ritrovano ben presto a girovagare per il paese, lontani dalle certezze e dagli affetti che non dovrebbero mai venire a mancare ad una ragazza adolescente e ad un bambino. Ignari del perché cotanta malvagità si sia accanita su ciò che avevano di più caro, Amicia e Hugo intraprendono un viaggio irto di pericoli in cui, oltre ad esser braccati dai soldati dell’Inquisizione, avranno a che fare con una misteriosa epidemia di Peste Nera che ha portato vere e proprie orde di famelici ratti a riversarsi su cittadine e campagne.

A sorprenderci particolarmente è stata la maturità con la quale è stato gestito lo storytelling di A Plague Tale: Innocence. Partendo dall’aspetto più cinematografico dell’opera, capace di regalarci velleità registiche sorprendenti ed una storia affascinante e dal grande impatto emotivo. Vivendo a pieno il titolo, non sarà difficile notare una lapalissiana ispirazione allo stile narrativo/ludico dettato da produzioni della caratura di God of War e, soprattutto, The Last of Us. Il prezioso coinvolgimento emozionale è accentuato da alcune piccolezze che, chi ha apprezzato le opere appena citate, noterà senza particolari difficoltà. Basti pensare alle cut-scenes che, una volta terminate, convergono senza tagli di alcun tipo verso le spalle della protagonista, donando al giocatore le redini dell’avventura senza spezzare la narrazione con superflui tagli o caricamenti.

La fionda di Amicia non servirà soltanto durante i combattimenti…

Tra mistero e violenza, a Plague Tale: Innocence racconta il percorso di crescita dei due fratelli e l’evoluzione del loro rapporto che, effettivamente, nasce con l’inizio della storia. Hugo, infatti, a causa della sua malattia ha vissuto la sua intera vita recluso nella sua stanza, entrando in contatto soltanto con le amorevoli cure della madre, esperta di alchimia. Ciò ha causato uno scompenso anche nell’infanzia di Amicia, che ha passato gran parte della propria gioventù lontana da una figura materna, maturando anche una sorta di naturale gelosia nei confronti del fratellino. Ciò non ha comunque impedito alla ragazza di crescere sana e forte, anche grazie ad un padre presente che la coinvolgeva in intense sezioni di caccia con la fionda. Le sue origini nobili non le hanno permesso di conoscere la crudeltà del “mondo esterno”, crudeltà con cui impatterà violentemente sin dalle prime battute di gioco. La perdita dell’ innocenza di Amicia comincia quando sarà costretta a spezzare una vita umana pur di salvare il piccolo Hugo, da quel momento il suo carattere subirà una lenta evoluzione che la porterà a cambiare profondamente il suo approccio con ciò che la circonda, arrivando a prendere decisioni particolarmente pesanti e risultando persino spietata e vendicativa in alcuni momenti. Hugo è invece un bambino a cui è stata rubata l’infanzia da un male misterioso. Costretto ad abbandonare il suo unico vero e proprio punto di riferimento, la madre, il piccolo vive il suo viaggio con una forte tristezza nel cuore ma con un pizzico di emozione per la scoperta che soltanto un bambino può vivere, quella capacità di sorprendersi per delle piccolezze che un adulto non nota, non apprezza. Come anticipato, i due non avevano mai potuto vivere un tradizionale rapporto fratello-sorella e la loro epopea sarà utile a far maturare il loro legame, anche se non mancheranno gli scontri ed i momenti difficili.

I due splendidi protagonisti saranno accompagnati da tanti comprimari dal background fortemente affascinante che faranno brevi ma intense apparizioni. Alcuni personaggi secondari avranno un ruolo più importante e presente nella storia, arrivando persino viaggiare con i due protagonisti. Carismatici anche i due antagonisti principali, caratterizzati con cura ed in grado di rappresentare una minaccia costante per tutta la durata dell’avventura.

Il comparto narrativo di A Plague Tale è la colonna portante dell’opera di Asobo Studio, forse la storia non è eccezionalmente memorabile ma la cura nella narrazione, i tanti momenti dal forte impatto emotivo, la soddisfacente caratterizzazione dei personaggi ed un paio di colpi di scena ben piazzati rendono il viaggio di Amicia e Hugo affascinante e, fondamentalmente, privo di particolari sbavature a livello di sceneggiatura. L’ insidiosa piaga sovrannaturale che prenderà il largo progredendo nella storia, inoltre, aggiunge quel pizzico di inquietudine che ben si sposa con la lugubre atmosfera del gioco.

L’orrore non ha risparmiato nemmeno quei poveri maiali..

Un’angosciante odissea

Violenti soldati e branchi di voraci roditori rappresentano una minaccia troppo grande per due semplici ragazzini, proprio per questo la struttura ludica di A Plague Tale pone le sue basi su una predominante componente stealth. Nella maggior parte dei casi, i nemici umani vanno raggirati con astuzia visto che affrontarli a viso aperto equivale praticamente a morte certa, con Amicia che viene letteralmente oneshottata una volta raggiunta dal’assalitore. Per non incorrere in una prematura dipartita, il giocatore può avvalersi di varie meccaniche stealth classiche, come il nascondersi nell’erba alta o la possibilità di attirare i nemici lontani da zone particolarmente nevralgiche lanciando vasi di terracotta. Non mancano comunque alcune soluzioni di gameplay discretamente originali, soprattutto progredendo nel gioco. Amicia, infatti, sembra aver ereditato dalla madre una sorta di propensione alle arti alchemiche e nel corso dell’avventura sfrutterà questa sua dote per realizzare strumenti di vario tipo utili a rendere più variegato ed interessante il gameplay.

In certe situazioni, lo scontro con il nemico sarà inevitabile. Fortunatamente la protagonista non è poi così indifesa e, armata di una letale fionda, anche lei potrà eliminare con un violento headshot i nemici privi di elmo. La maggior parte dei nemici sarà però protetta da vistose armature ed è proprio in questi che il titolo metterà nelle mani del giocatore alcuni espedienti ludici piuttosto interessanti.

La luce vi salverà spesso la vita, anche quella generata da un pericoloso incendio.

Amicia potrà realizzare particolari tipi di proiettili alchemici utili, ad esempio, per costringere i nemici a privarsi degli elmi o per spegnere le fonti di luce che proteggono i nostri aguzzini dall’avanzata dei temibili ratti. Sì, perché una delle trovate più interessanti, e macabre se vogliamo, è data dalla possibilità di liberarci dei nemici facendoli sbranare dagli affamati roditori. Quest’ultimi sono degli avversari implacabili e, una volta assalita la preda la riducono dopo pochi secondi in una poltiglia sanguinolenta. Il loro unico limite è dato dalle fonti di luce, un vero e proprio ostacolo per i dannati sorci.

La minaccia dei ratti, a differenza di quella rappresentata dagli umani, difficilmente può essere semplicemente aggirata o eliminata in maniera diretta. Tali bestiacce vanno affrontate in sequenze che potremmo definire come dei veri e propri puzzle, in cui liberarcene sfruttando l’ambiente circostante o le fonti di luce. A tal proposito, risulterà ad esempio tristemente naturale far cadere il corpo di un povero disgraziato impiccato in modo da fornire un succoso pasto per i ratti, distraendoli in modo da liberarci il passaggio.

La morte è una presenza costante in A Plague Tale: Innocence.

Oltre a stealth e puzzle, anche il crafting ricopre una discreta importanza nell’economia del titolo. Setacciando minuziosamente le aree di gioco che, nonostante la loro linearità, presentano alcune piccole deviazioni e aree nascoste potrete trovare risorse utili per il crafting. Effettivamente, le risorse ottenibili sono parecchie ma la loro duplice funzionalità le rende comunque più preziose di quanto possa sembrare. Amicia potrà infatti potenziare attraverso i banchi da lavoro il suo equipaggiamento rendendo, ad esempio, più silenziosa o più veloce la fionda o aumentando la quantità di materiali trasportabili. Molte delle risorse utili a potenziare l’equipaggiamento, però, servono anche per la realizzazione dei consumabili. Dovrete dunque valutare attentamente in cosa spendere i materiali raccolti visto che una miscela come il Somnum, utile ad addormentare i nemici prendendoli alle spalle o a fornirvi una seconda chance se doveste ritrovarvi in procinto di morte, costa parecchie risorse ed abusarne limiterà notevolmente le vostre possibilità di upgrade del’equipaggiamento. Anche se, c’è da dire, abbiamo terminato il titolo non potenziando del tutto l’equipaggiamento di Amicia, il tutto senza incontrare particolari difficoltà.

Fondamentalmente il gameplay di A Plague Tale funziona a dovere, le meccaniche stealth sono ben rese e l’alternanza con i puzzle scongiura del tutto il rischio ripetitività. L’IA si comporta decentemente e, per quanto riguarda Hugo, non abbiamo riscontrato particolari problemi. Il bambino non risulta quasi mai poco credibile o fastidioso, anche grazie al fatto che è praticamente un’appendice di Amicia, arrivando persino ad essere un aiuto prezioso in certe sezioni: potremo infatti chiedergli di strisciare in cunicoli molto stretti in modo da aprire strade altrimenti inaccessibili. Il piccoletto obbedisce senza remore alle indicazioni della sorella maggiore, tenendola per mano per la maggior parte del tempo, oppure restando fermo quando gli chiederemo di farlo. Anche per quanto riguarda il comportamento dei nemici il gioco si comporta generalmente bene anche grazie ad un sapiente design dei livelli, giusto un paio di sezioni ci hanno permesso di sfruttare l’ambientazione per eludere l’avversario facendo venire a galla i limiti dei nemici. Il loro ampio raggio visivo li rende comunque piuttosto temibili, a patto che vi ingaggino in superiorità numerica però. Già, poiché l’ aspetto meno riuscito della produzione è quello della difficoltà, eccessivamente tarata verso il basso per un buon 80% dell’avventura. Impersonare una ragazzina armata di fionda alle prese con minacciosi soldati dotati di armi ed armature di prim’ordine avrebbe dovuto essere più difficile ed il gioco non ci conferisce quasi mai quella sensazione di ansia e di paura che sarebbe stato lecito provare in un contesto del genere. In tal senso, il sistema di mira totalmente automatico facilita troppo le cose e finire un soldato con una secca pietrata in mezzo agli occhi è troppo semplice e, di conseguenza, poco gratificante. I ratti, inoltre, sono una minaccia meno marcata di quanto avremmo creduto e le fasi che li vedono protagonisti vengono liquidate da puzzle ambientali mai eccessivamente complessi, ciononostante ritrovarsi in aree tempestate da queste purulente creature è certamente un’esperienza fortemente coinvolgente.

Non parliamo di problemi eccessivamente gravi, le circa undici ore in compagnia di Amicia e Hugo ci hanno segnati particolarmente e non soltanto a livello narrativo, il gameplay del titolo ha diverse potenzialità ben sfruttate ed il tutto si traduce in un’esperienza assolutamente godibile anche grazie alle diverse possibilità offerte al giocatore per affrontare le varie situazioni di gioco. Il design dei livelli è ben pensato e presenta molteplici riferimenti visivi che danno la costante impressione di trovarsi in un mondo realizzato con tutta la giusta dovizia per i particolari.

Uno dei modi più comuni per distrarre i ratti dalla nostra presenza sarà quello di offrir loro qualcosa da mettere sotto i denti, quei corpi appesi dovrebbero andar bene…

Un incantevole terra afflitta dalla pestilenza

Ciò in cui A Plague Tale: Innocence si eleva a capolavoro è la conduzione artistica, talmente imponente che in svariati frangenti ci siamo ritrovati a rimanere immobili pur di ammirare l’ammaliante spettacolo offertoci dal team di sviluppo. La Francia dilaniata dalla peste nera emana morte e putridume da ogni angolo, il giocatore viene immerso in un mondo sporco e violento in cui sofferenza e decadenza sono palpabili. Certe sezioni di gioco vi rimarranno irrimediabilmente impresse per quanto sono eccezionalmente rese a schermo, come quando quasi avrete l’impressione di percepire il lezzo di decine di corpi riversati dinnanzi a voi o il terrore generato da un insidioso sciame di ratti deciso a divorarvi. Non vi ritroverete comunque ad esplorare soltanto ambientazioni tetre e nei momenti in cui il gioco vorrà trasmettervi una sensazione di calma apparente ci riuscirà divinamente, catapultandovi in ambientazioni quasi eteree, dai contorni morbidi e dai colori caldi anche se contraddistinti da una costante desaturazione, quasi a ricordarci che anche un paesaggio incantevole, può presto trasformarsi in un inferno. La piaga sovrannaturale citata poc’anzi fa da contraltare all’estremo realismo che contraddistingue l’ambientazione, ricca di dettagli e perfettamente credibile. Per godere al meglio di tanta magnificenza visiva, il consiglio è quello di settare la modalità di gioco che limita pesantemente l’interfaccia visiva, soluzione che renderà il titolo anche un pelino più complicato rimuovendo superflui indicatori e messaggi a schermo.

A livello prettamente grafico, il titolo fa certamente una buona figura. Pur non essendo un prodotto ad altissimo budget si difende più che bene, anche grazie allo splendido art design di cui abbiamo già parlato e ad una gestione di luci ed ombre eccezionalmente riuscita. Furbamente, Asobo Studio ha ben pensato di limitare la distanza dell’orizzonte visivo per bombardare lo schermo di una quantità impressionante di dettagli. Provato su PS4 Pro, A Plague Tale mantiene bene i 30 fps e supporta persino l’HDR. Apprezzabile la realizzazione di volti e modelli poligonali e anche le animazioni ci hanno discretamente convinto, risultando capaci di trasmettere a pieno la dolcezza di un bimbo che cerca rifugio nella sorella maggiore nelle sezioni di gioco più concitate. Meno convincenti le espressioni facciali e la qualità generale delle textures, sotto la media delle produzioni più blasonate ma comunque apprezzabili.

Anche il comparto sonoro è da promuovere. Per quanto riguarda il doppiaggio, vista l’assenza dell’italiano, vi consigliamo di settare il francese per una maggiore immedesimazione nel contesto. Gli effetti audio sono funzionali, gli squittii delle orde di ratti saranno una presenza quasi costante nella vostra tetra avventura e la colonna sonora composta dall’esperto Oliver Deriviere è un surplus incredibile. Il compositore francese, già autore delle soundtrack di Obscure, Remember Me, Get Even e Vampyr si è nuovamente superato realizzando degli arrangiamenti, malinconici e solenni caratterizzati dall’uso di archi, che si sposano perfettamente con la gotica atmosfera angosciante del titolo.

Hugo, da buon bimbo di 5 anni, è tanto curioso quanto testardo…

Concludendo…

A Plague Tale: Innocence è uno di quelle opere a cui la categorizzazione di semplice videogioco sta stretta. L’opera di Asobo Studio è semplicemente sorprendente, la storia puramente intensa ed emozionante ed ambientata in un contesto così malsano e disturbante valgono da sole il prezzo del biglietto. Il gameplay, pur con qualche sbavatura, riesce nell’impresa di coinvolgere anche se avremmo preferito un livello di sfida più marcato, in modo da garantire il giusto livello di tensione che una storia del genere dovrebbe trasmettere. Il racconto dell’innocenza perduta di Amicia e Hugo ci ha trafitto il cuore, il loro oscuro e poetico viaggio nel lacerato regno di Francia si impone di diritto come una delle produzioni affascinanti di questo 2019 videoludico. Il mercato ha bisogno di più produzioni di così alto tenore artistico, un titolo dal cuore indie ma imponente quanto un tripla A. Trae ispirazione dai migliori pur rimanendo originale e, per certi versi, fuori dal comune. Non possiamo che congratularci col team di sviluppo, una software house che d’ora in poi terremo particolarmente d’occhio.

 

 

CI PIACE
  • Storia emozionante e sorprendente
  • Atmosfera dannatamente suggestiva
  • Comparto artistico di altissimo livello
  • Gameplay soddisfacente…
  • Musiche da brivido
NON CI PIACE
  • Troppo facile
  • … ma che in gran parte sa di già visto
Conclusioni

A Plague Tale: innocence è l’emozionante storia di due fratelli in fiuga, un racconto ricco di pathos e un comparto artistico fuori scala sono i punti di forza dell’opera, penalizzata però da un livello di difficoltà eccessivamente tarato verso il basso.

9Cyberludus.com

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Alla costante ricerca di se stesso e del suo ruolo nel mondo, perde la sua verginità videoludica con la gloriosa PS1 e da allora è un amore in costante crescita. In quanto appassionato di cinema apprezza particolarmente i videogames in grado di raccontare storie interessanti e coinvolgenti. Attende con impazienza una cruenta apocalisse zombi per mettere in atto tutto ciò che ha imparato grazie a Resident Evil e The Last of Us.

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