In questo, videoludicamente, “ricco” febbraio 2019 anche gli appassionati di strategia su PC hanno di che gioire. A un anno esatto da Rise & Fall – che ha introdotto alcune modifiche al gameplay e dieci leader – Civilization VI si arricchisce di un nuovo e, sulla carta, più corposo DLC nel quale i ragazzi di Firaxis hanno voluto introdurre concetti attualissimi quali la diplomazia e il rapporto uomo-ambiente. Vediamo insieme cosa ha da offrirci questo Sid Meier’s Civilization VI: Gathering Storm.
L’aspetto sublime della natura
Cominciamo con la novità più eclatante dell’offerta di Gathering Storm, ovvero il sopracitato rapporto uomo-ambiente. Le mappe sono ora un elemento dinamico del gameplay grazie all’introduzione di calamità naturali che avranno varie conseguenze sulle caselle e starà a noi imparare a controllare gli effetti negativi, approfittando invece di quelli positivi. Si considerino, ad esempio, le inondazioni che mettono in pericolo tutti i miglioramenti posti nelle caselle nelle immediate vicinanze di un corso d’acqua ma, al contempo, le rendono anche più fertili e produttive. Starà al giocatore pianificare una strategia economica e di ricerca in grado di raggiungere, nelle fasi più avanzate di gioco, alcune tecnologie come le dighe, che limitano – o annullano – le conseguenze nefaste delle calamità.
Gathering Storm introduce una nuova differenziazione delle risorse, ora divise in carburante e materiali. Le prime sono necessarie a soddisfare il fabbisogno di energia della civiltà, mentre le seconde risultano necessarie per la produzione di unità che le richiedono. Il gioco inoltre spinge in direzione di un accorto utilizzo di entrambe visto che un abuso delle stesse incide pesantemente sul livello di inquinamento della mappa, cosa che ha un impatto diretto sulla temperatura del mondo soprattutto nei momenti finali del gioco, che causalo scioglimento del ghiaccio polare e, di conseguenza, un innalzamento del livello marino in grado di distruggere le città e i miglioramenti (di tutti i giocatori) costruiti in caselle di bassopiani costieri.
Come è ovvio immaginare, questo “effetto serra” è un problema globale, che riguarda cioè tutte le civiltà in gioco. Per questo sono stati inseriti dei meccanismi al fine di controllarne le dinamiche, attraverso il sapiente uso della diplomazia: è possibile ora istituire un Congresso Mondiale al quale tutte le nazioni partecipano, con la possibilità di votare alcuni provvedimenti su scala globale, spendendo la valuta “supporto diplomatico”, anch’essa una novità per la serie, per convincere gli altri a favorirci. Queste sono aggiunte che fanno il paio con la nuova condizione di vittoria “Diplomatica”, la quale consente di raggiungere la vittoria persuadendo le altre civiltà al fine di accumulare dieci punti di una speciale classifica. Purtroppo, nonostante le grandi potenzialità, l’aspetto diplomatico ci è sembrato funzionare in maniera troppo rigida: l’intelligenza artificiale non esce fuori dagli schemi neanche ai livelli di difficoltà più alti, limitandosi a concedere il supporto quando pagati sufficientemente con l’apposita valuta.
L’incidenza di queste macro-innovazioni dell’economia di gioco è sicuramente degna di nota ma non si può fare a meno di notare come tutti questi aspetti, dalle tecnologie per difendersi dalle calamità naturali all’utilizzo della diplomazia nel Congresso, siano relegate alle fasi più avanzate della partita, le ricadute su quelle iniziali sono davvero esigue.
Cos’altro c’è di nuovo sotto la “tempesta”?
Un aspetto che, senza ombra di dubbio, ci ha colpiti in senso positivo è il gruppo di nuovi leader a disposizione con Gathering Storm. Certo, anche nel DLC precedente vi era lo stesso numero di nuovi personaggi, ma questa volta la caratterizzazione sembra essere ancora più riuscita.
Eleonora d’Aquitania, ad esempio, è il primo leader del sesto capitolo della serie Civilization ad avere la possibilità di scegliere tra due civiltà differenti (Francia e Inghilterra) ed è in grado di ridurre la lealtà delle città stato situate presso centri in cui vengono ospitati grandi capolavori. I Maori di Kupe iniziano la partita nel bel mezzo dell’oceano, disponendo sin da subito la tecnologia “navigazione” risultando devastanti nelle mappe isolane, pagano dazio con l’impossibilità di ottenere Grandi Scrittori. Chi vuole perseguire gli obiettivi diplomatici della nuova condizione di vittoria troverà nel Canada una civiltà adatta ai propri scopi, in grado di non subire guerre a sorpresa e di guadagnare punti diplomazia con il turismo. Gli Ottomani di Solimano invece prediligono l’aspetto più guerrafondaio vista la produzione facilitata di armi d’assedio e la disponibilità di ottime unità antifanteria, i giannizzeri. La vittoria da perseguire più facilmente con Cristina di Svezia è sicuramente quella culturale poiché in grado di realizzare musei all’aperto e altri miglioramenti che accelerano la produzione di punti cultura. Il Mali di Mansa Musa riesce a bilanciare il proprio impero in un mix di fede e ricchezza, facilitando le rotte commerciali laddove le altre civiltà faticano maggiormente: le caselle desertiche. Mattia Corvino d’Ungheria è un leader piuttosto bilanciato che fa affidamento sul supporto – anche militare – delle città stato. L’espansionismo è una prerogativa di Cartagine, oltre alla possibilità di costruire un porto peculiare, il Cothon, meno dispendioso in termini economici.
Ultima ma non meno interessante è la civiltà Inca, governata da Parachuti: essa sfrutta in senso agricolo anche le caselle montagna, che tornano ad essere utilizzabili per tutti come ai tempi di Civilization IV, ampliando a dismisura il ventaglio di possibilità in fase di pianificazione territoriale. Di assoluto rilievo è infatti la ritrovata possibilità di costruire tunnel ferroviari e stazioni sciistiche, miglioramenti pensati per favorire commercio e turismo.
L’aspetto tecnico di Gathering Storm ovviamente non presenta grandi innovazioni rispetto al gioco base, ma è sempre bello constatare che grazie a una direzione artistica di prim’ordine, il gioco è rimasto appagante per gli occhi e per le orecchie, unendo gradevolezza visiva e facilità di interpretazione dell’interfacciaesattamente come per Civilization VI, uscito ormai tre anni fa.
Concludendo…
Insomma, questo Gathering Storm si presenta come un DLC davvero corposo, capace di introdurre coraggiosamente temi attualissimi come la diplomazia e il rapporto – burrascoso – tra antropizzazione e natura. Purtroppo però sono cambiamenti meno impattanti rispetto a quanto avremmo voluto poiché si manifestano nella loro interezza solo durante le ultime fasi di gioco, mentre la gestione di alcune feature come i rapporti diplomatici con gli altri leader ci è apparsa forse troppo rigida per diventare un must-buy. Gradita la varietà nella caratterizzazione dei nuovi leader e il ritorno della possibilità di utilizzare anche le caselle montagna.
È un acquisto obbligato? Alla luce di un prezzo non proprio basso (nel momento in cui scrivo è di 39,99 € su Steam) lo consigliamo, per adesso, solo allo zoccolo duro di appassionati, che ha spolpato nella sua interezza sia Civilization VI vanilla che il suo primo DLC, e ora si ritrovano affamati di nuovi contenuti per il loro gioco preferito. Gli altri possono aspettare benissimo qualche mese in attesa di un taglio di prezzo.