Party Hard 2, è il sequel di Party Hard (l’avreste mai detto?), curioso gioco indie uscito nel 2015. Il fatto che rese il primo capitolo abbastanza famoso è il tema centrale del gioco, e cioè l’omicidio; il protagonista infatti è uno psicopatico che livello dopo livello deve assassinare un certo numero di persone, possibilmente senza farsi arrestare.
Detta così qualcuno potrebbe pensare che non si tratta di una grande novità, dopotutto la serie Hitman prevede proprio l’impersonificazione di un assassino. Qui però, al contrario della celebre serie di IO Interactive, l’interprete è una persona con squilibri mentali che uccide solo per il gusto di farlo. E di solito uccide innocenti. Ora continuate a leggere…
Premessa
Un preliminare importante: Party Hard 2 è un gioco violento, ma che sfoggia una buona dose di “black humour”. La violenza si limita a qualche schizzo di sangue e poco altro, e il comparto grafico amatoriale non permetterebbe comunque di assistere a scene impressionanti. Decisamente non lo definiremmo ultraviolento come altri titoli che invece della brutalità ne fanno un vanto (vedi Hatred, ad esempio).
Nella mente del killer
Si parte con una piccola storia, che mostra come il nostro “eroe” sia scampato alla cattura dopo le peripezie del primo capitolo, ma rimanga un individuo disturbato. I rumori di una discoteca adiacente scatenano la sua furia, ed inizierà così una lunga serie di livelli dove lo scopo è sempre quello di massacrare i malcapitati di turno che in qualche modo gli hanno recato detrimento.
La storia prosegue nei capitoli successivi tramite un’intervista televisiva. Ad una famosa psicologa viene chiesto quali meccanismi scattassero nella mente di Darius (questo il nome del serial killer) per portarlo ad uccidere. Si scopre che questa donna è stata la sua psicoanalista, e racconta di volta in volta gli episodi dove sono avvenuti gli omicidi. Ad ogni racconto corrisponde un livello di gioco, narrato alla stregua di una serie di flashback.
Gameplay
Mentre il primo gioco presentava i livelli con una semplice schermata fissa in 2D, senza scrolling, qui le cose si fanno più serie. La grafica dei livelli è 3D, volutamente cubettosa ed ispirata ai videogiochi anni 90, ma ricca di effetti di luce e dettagli impensabili per quei tempi. Tutti i personaggi sono sempre bidimensionali, sempre realizzati in pixel-graphic. La visuale è semi-isometrica, leggermente obliqua e consente di guardare l’ambiente da lontano, avendo sempre sotto controllo tutta la situazione (niente fog-of-war qui, tutto e tutti sono sempre visibili).
Al contrario del suo predecessore, dove in ogni livello era semplicemente necessario uccidere TUTTI i “nemici” (leggi: civili innocenti), qui abbiamo una serie di obiettivi da raggiungere, che di solito includono uccidere alcuni bersagli precisi (eg. Uccidi tutti i motociclisti, i trafficanti di droga etc.). Non manca l’obiettivo secondario “Uccidili tutti”, che permette sempre di vincere, ed altri più variegati del tipo “distruggi le casse delle armi”, etc.
E’ chiaro che i programmatori in questo capitolo vorrebbero dare a Darius una connotazione meno negativa fornendogli obiettivi che prevedono l’uccisione di figure riprovevoli (come gli spacciatori, trafficanti, etc.), forse per evitare di attrarre verso il gioco una reputazione troppo controversa. Cionondimeno questo è un gioco abbastanza violento, idealmente, anche se la grafica semplice in qualche modo indora la pillola e lo rende meno serioso di quanto non si vorrebbe.
Gli strumenti del mestiere
L’arma preferita da Darius è il coltello, con il quale può trucidare le sue vittime sferrando un singolo fendente. Fanno la comparsa nei livelli alcuni gadget tra i più disparati per aggiungere un po’ di varietà alle uccisioni, come per esempio granate, taniche di benzina, bombe fumogene, tazer etc. Alcuni oggetti possono essere combinati insieme per creare strumenti di morte ancora più efficaci – il gioco lo chiama crafting, ma francamente ci sembra un po’ esagerato come appellativo.
Dato che il coltello non ha la potenza distruttiva di un M16, generalmente per compiere i massacri è meglio utilizzare un approccio stealth, cercando di uccidere le proprie prede senza farsi mai vedere da eventuali testimoni. Se per sbaglio qualcuno dovesse assistere ad un omicidio, reagirebbe di conseguenza. La reazione è casuale: potrebbe scappare, oppure telefonare alle forze dell’ordine immediatamente, oppure entrambe le cose. Conviene quindi eliminare tutti i testimoni, prima che possano recare disturbo.
I corpi possono essere raccolti ed infilati in alcuni contenitori sparsi per i quadri di gioco (eg. Bidoni della spazzatura, portabagagli di auto etc.). Queste azioni sono compiute istantaneamente, senza animazioni di sorta – basta raccogliere un corpo, avvicinarsi al contenitore, premere il tasto ed il gioco è fatto.
E’ possibile interagire con un elevato numero di oggetti e suppellettili, rendendole trappole mortali. Di solito si tratta di apparecchi elettronici che, se opportunamente manomessi, diventeranno alla stregua di una bomba temporizzata: si manipola, ci si allontana e poco dopo BOOM! Morte e distruzione.
Le Novità
Tra le novità di questo capitolo troviamo il tasto Ultimate che permette a Darius di uccidere istantaneamente tutte le persone intorno a lui (tipo il celebre Goemon della serie Lupin III con la sua spada, avete presente?), ed il tasto istinto che permette di evidenziare in verde tutti gli oggetti con i quali si può interagire nell’ambiente.
E’ stata aggiunta anche una divertente modalità coop locale nella quale è possibile unirsi ad un amico per affrontare la storia insieme; in questo caso per bilanciare la difficoltà viene introdotto un handicap sugli attacchi – per uccidere una persona saranno necessarie 2 pugnalate invece che una. Se avete un amico con cui giocare è molto spassoso condividere gli eccidi e rende l’esperienza più varia ed intricata.
Comparto Tecnico
Party Hard 2 è stato sviluppato in Unity con l’ausilio delle librerie Fmod per il comparto audio. Presenta una grafica semplice, che mischia abilmente elementi 3D e 2D – non vincerà dei premi per l’innovazione, ma fa il suo dovere e non è mai confusa. Il comparto audio include dei motivi elettronici gradevoli, molto particolari, anche se alla lunga un po’ invadenti e leggermente ripetitivi. Gli effetti sonori sono pochi ed a malapena udibili (la musica la fa da padrona).
Nonostante la grafica sia molto semplice, riesce comunque a stressare una scheda grafica di media potenza – forse un po’ di ottimizzazione in più avrebbe giovato. Non abbiamo notato bug degni di essere menzionati, ed infine menzioniamo il fatto che purtroppo è assente la localizzazione in italiano.
Concludendo
Party Hard 2 è un gioco che si potrebbe definire quasi “casual”. Sì perché al di là del tema trattato, e cioè l’omicidio, è decisamente un puzzle game, dove per trionfare bisogna fare le mosse giuste al momento giusto. Inoltre ci vuole una buona dose di fortuna, dato che i comportamenti delle piccole vittime per lo più sono casuali e talvolta illogici.
La IA dei piccoli personaggi che lo popolano è semplice, quasi elementare. A tratti anche stupida, perché si vedono persone danzare accanto a cadaveri senza problemi, ma francamente non è un grosso grattacapo; anzi, parte del divertimento consiste nel cercare di sfruttare questo loro comportamento per riuscire a trionfare.
Un grosso, grossissimo problema che attanaglia questo titolo è la difficoltà: un piccolissimo errore è sufficiente per ottenere il nefasto game over. Una volta scoperti e chiamata la polizia è molto arduo farla franca – quasi impossibile. Questo spesso causa la sconfitta ad un passo dalla meta, magari dopo 20 minuti di gioco spesi in un livello, il che è davvero frustrante. Il coop mitiga questo aspetto dato che il secondo giocatore può resuscitare il primo se riesce, in un tempo limite, a compiere un certo numero di uccisioni, ma avremmo apprezzato qualche scappatoia in più.