La pausa del cacciatore
Fin dal suo annuncio Monster Hunter Stories ci lasciò parecchio sorpresi, un po’ per l’evidente cambio di stile e un po’ per le enormi differenze di gameplay dalla serie originale, non era facile inquadrare fin da subito il titolo targato Capcom, esclusivo per console Nintendo 3DS/2DS. Per fortuna, in nostro soccorso è arrivata Nintendo, rilasciando sui vari eshop una demo gratuita – e inaspettatamente densa di contenuti – con cui approcciarsi a questo primo spin off ufficiale della serie Monster Hunter. Monster Hunter Stories abbandona completamente i canoni della serie “padre”, fin dallo stile grafico, andando ad abbracciare uno stile assimilabile a quello degli anime giapponesi, caratterizzato da una palette di colori calda e vivace e da un design dei personaggi puramente caricaturiale, e rivoluzionando in toto il gameplay che aveva reso celebre la serie principale.
Dopo aver provato a fondo la versione completa di Monster Hunter Stories, siamo quindi pronti a fornirvi il nostro responso ufficiale.
Si può dire riaperta la stagione di caccia per i nostri 3DS?
Scopriamolo insieme!
La pausa del cacciatore
Monster Hunter Stories, come da tradizione della serie, ci consente di personalizzare il nostro avatar digitale a partire dal sesso, per poi andare a modificare alcune componenti estetiche, quali capelli, volto e pitture facciali. Le possibilità non sono di certo innumerevoli, ma di certo la possibilità di dare un nostro tocco personale al personaggio è comunque apprezzabile.
Pur essendo ambientato nel medesimo universo di gioco della serie principale, Monster Hunter Stories non ci mette nei panni di un cacciatore di mostri ma bensì di una figura totalmente nuova: il Rider. Traendo spunto dal più classico dei Pokèmon, il Rider è sostanzialmente un addestratore di Monstie, creature dell’universo di gioco con cui il protagonista riesce a sviluppare un legame attraverso pietre speciali. Nel tranquillo villaggio di Hakum, dove le vicende del nostro protagonista prenderanno atto, il passaggio a Rider avviene secondo un rituale ben preciso, a cui verremo subito sottoposti.
La situazione ci sfuggirà di mano quando la pace del villaggio verrà messa alla prova dall’apparizione del Flagello Nero, una materia oscura capace di trasformare le creature in temibili – e letali – mostri capaci di spazzare via le abitazioni in pochi istanti.
Queste prime sequenze di gioco fungeranno da vero e proprio tutorial, atto ad illustrarci in maniera esaustiva quelle che saranno le meccaniche di gameplay di Monster Hunter Stories.
Durante lo svolgimento dell’avventura avremo modo di interagire con 60 specie diverse di mostri, da allenare e utilizzare in battaglia attraverso abilità e legami, di certo non un numero lontanamente paragonabile a quello proposto dai “rivali” di Game Freak ma comunque soddisfacente e in grado di garantire una discreta varietà per tutta la durata dell’avventura.
Gotta Catch ‘Em All?
Ed è proprio il gameplay nudo e crudo una tra le caratteristiche che differenziano maggiormente Monster Hunter Stories dai capitoli principali della saga di Capcom. Non dovendo vestire i panni di un cacciatore ma bensì di un Rider, come viene definito all’interno del titolo, avremo modo di utilizzarlo in battaglia affiancato da una creatura da noi catturata. Catturare una creatura – o Monstie – in Monster Hunter Stories è una procedura piuttosto semplice nelle intenzioni ma lunga da portare a compimento: esplorando la mappa di gioco capiterà di imbatterci in rientranze o caverne, all’interno di esse avremo modo di scovare veri e propri nidi di mostri, presso cui potremo raccogliere le uova da riportare al villaggio. Se non saremo abbastanza rapidi, potremo venire sorpresi dal “protettore” del nido, solitamente di livello più alto rispetto agli altri occupanti dell’area, che dovremo necessariamente fronteggiare per uscire indenni con l’uovo. Una volta raccolto, l’uovo potrà essere portato all’interno del villaggio di Hakum che, come i capitoli principali della serie, fungerà da vero e proprio campo base per le nostre attività di Rider. Fabbri, mercanti, allevatori di uova – presso cui schiudere le uova raccolte nel mondo di gioco – e la nostra casa, saranno i principali punti di interesse del villaggio, presso cui passeremo costantemente per portare avanti i nostri progressi all’interno di Monster Hunter Stories.
Sul fronte combat system, Monster Hunter Stories abbraccia totalmente un sistema a turni, abbandonando l’azione che ha sempre contraddistinto i capitoli della serie principale. Durante le battaglie potremo impartire ordini al nostro alter ego digitale, lasciando però piuttosto libero il mostro che decideremo di utilizzare in battaglia. Gli attacchi base funzionano in maniera un po’ diversa rispetto ai canoni classici del genere. Proponendo uno stile simile a quello della morra cinese, attaccando una creatura avversaria potremo decidere se attaccarla con un attacco velocità, potenza o tecnica. A seconda della scelta dell’avversario, che avverrà successivamente alla nostra, potremo constatare se l’attacco è andato a segno o no (velocità batte potenza che a sua volta batte tecnica).
Andando a segno gli attacchi rafforzeranno il legame con il nostro Monstie, con cui avremo modo di scatenare abilità speciali nelle battaglie più lunghe e complesse.
Il sistema di combattimento funziona, diverte e, cosa ancora più importante, riesce a proporre più possibilità di quante ci saremmo aspettati, garantendo inoltre un livello di difficoltà maggiormente abbordabile rispetto alla serie principale.
Non mancheranno i diversi riferimenti ai precedenti capitoli, dalla semplice strumentazione da portare in battaglia fino al sistema di crafting con cui creare oggetti e potenziare armi e armature.
Il potere del cel-shading
Nonostante un comparto artistico totalmente differenti dalle precedenti iterazioni della serie, Monster Hunter Stories è una bellissima – e vivace – esplosione di colori. Lo stile tipico degli anime donato alla nuova produzione Capcom si adatta alla perfezione a quello che è lo stile del gioco, abbandonando in parte i toni più cupi, e realistici, dei Monster Hunter “principali”. Il character design è ottimamente riuscito, così come le varie ambientazioni, vaste e ben caratterizzate.
Buono anche il sonoro, che in parte riprende i suoni e le musiche della serie maggiore, ed un ottimo doppiaggio, in sola lingua giapponese.
Concludendo…
Monster Hunter Stories ci è piaciuto. Il gioco si discosta molto da quello che era il gameplay tipicamente “hardcore” dei capitoli principali della serie, ma lo fa con un gameplay ed uno stile immediato capace di farsi apprezzare da un range ancora più ampio di utenza. Se siete in possesso di un Nintendo 3DS o 2DS, ci sentiamo di consigliare senza particolari riserve questo nuovo titolo targato Capcom che, sicuramente, vi terrà compagnia per parecchie ore in attesa di poter mettere le mani sull’attesissimo Monster Hunter World, in uscita per Playstation 4 per – si spera – il 2018.