C’era una volta un Re…
Quando uscì su Playstation 2 si urlò praticamente al miracolo: Dragon Quest VIII L’odissea del re maledetto venne considerato immediatamente un capolavoro, di quelli che escono una volta sola, imperdibile. Per alcuni la superiorità fu addirittura enfatizzata dagli “scricchiolii” del suo diretto concorrente, un certo Final Fantasy XII, esponente di una saga che, in crisi di idee, cercava di innovare e rinnovarsi mettendo a rischio la propria identità.
Il bello fu proprio che Dragon Quest VIII riuscì a conquistare sia fan della saga che detrattori senza praticamente innovare alcunché, ma offrendo semplicemente un prodotto “tradizionalissimo” (in questo il suo più grande pregio è forse anche il suo più grande limite), affinato però in ogni sua piccola parte. Dal gameplay al raffinatissimo cel-shading, passando per un delizioso comparto audio e una storia memorabile, ogni cosa era minuziosamente cesellata, e tutto era parte di un sistema percepito da chi lo giocava come – e lo dico senza timore di smentita – inarrivabile.
Ben undici anni sono passati da quel momento, e oggi non è affatto facile recuperare una copia dell’originale sulla console Sony.
Il videogiocatore appassionato di giochi di ruolo contemporaneo non si disperi, però, perché è ora disponibile una nuova versione – riveduta e alleggerita – del gioco sulla console portatile di Nintendo, ad oggi l’unica vera alternativa alla conversione per Android e iOS, controversa nonostante l’indiscutibile qualità del prodotto.
Analizziamo quindi insieme Dragon Quest VIII: L’odissea del Re maledetto per 3DS.
La prova del tempo non fa paura
In linea con lo spirito della saga di Dragon Quest, impersonerete un eroe muto, caratterizzato a dovere attraverso il suo rapporto con i coprotagonisti, tutti davvero memorabili, probabilmente i migliori che l’intera serie abbia mai offerto.
Comincerete la vostra avventura in compagnia del bandito Yangus, rispettoso nei vostri confronti per il semplice fatto che gli avete salvato la vita, e il piccolo mostriciattolo Trode che, sul dorso della splendida cavalla Medea, viaggia insieme a voi nel tentativo di recuperare il proprio aspetto originale. Erano infatti rispettivamente Re e Principessa di uno dei regni che vi troverete a visitare, trasformati per chissà quale motivo da un cattivissimo mago-giullare, il temibile Dhoulmagus. Presto altri personaggi sposeranno la vostra causa ed entreranno a far parte del vostro party: Jessica, una ricca ereditiera particolarmente dotata nelle arti magiche, Angelo, un donnaiolo imbroglione poco avvezzo alla vita da Templare, e – in esclusiva su 3DS – altri due personaggi incontrati nella versione originale in veste di NPC. Il primo è una vecchia fiamma di Yangus, Red, il secondo un eccentrico uomo di mezza età dal particolare accento italiano, Morrie. Questi e tanti altri personaggi concorrono a veicolare, attraverso la piacevolissima trama, una serie di valori che ben si confanno all’atmosfera sognante di questo racconto d’altri tempi.
Non ci saranno gli intrighi politici e i risvolti adulti degli ultimi capitoli di Final Fantasy (“e meno male” aggiungerei), ma l’avventura è raccontata decisamente bene, e mantiene un perfetto bilanciamento tra drammaticità e leggerezza, tanto da scorrere piacevolmente per tutte le ore necessarie al suo completamento. Sotto questo aspetto ci troviamo di fronte a un altro punto forte della produzione, alla luce del fatto che occorreranno almeno sessanta ore per terminare la main quest. Certo, siamo lontani dal centinaio di ore che il prolisso predecessore (per leggere la recensione clicca QUI) rendeva necessario, ma qualitativamente il tempo trascorso con questo ottavo capitolo sembra essere ad un gradino superiore, decisamente più “denso” di colpi di scena e momenti memorabili. Degni di nota sono i siparietti comici fra Re Trode e Yangus, o i maldestri tentativi di “approccio” di Angelo con qualsiasi essere femminile che gli si parerà davanti.
Dragon Quest VIII: L’odissea del Re maledetto è, come abbiamo già accennato nell’introduzione, un tradizionalissimo gioco di ruolo di matrice nipponica, e, come tale, il perno sul quale si basa tutto il gameplay è il grinding. Per venire incontro a coloro che apprezzano meno questo aspetto tipico del genere, Square Enix ha ben pensato di svecchiarlo attraverso con la sostituzione degli incontri casuali con l’effettiva presenza dei mostri sulla mappa di gioco. Questo limita fortemente la discontinuità narrativa che è da sempre il più grande difetto strutturale dei Jrpg.
Altro difetto strutturale del genere è la lentezza con la quale il gioco parte, anche e soprattutto nella gestione del team durante le prime battaglie. In effetti anche in Dragon Quest VIII all’inizio avrete ben poche opzioni di attacco e nessuna abilità a disposizione ma attenzione a non sottovalutare la profondità di un sistema di combattimento che riesce a dimostrare il proprio valore solo con il progredire dei livelli. A metà gioco, infatti, avrete sbloccato un sufficiente numero di abilità da avere accesso ad un’infinità di approcci diversi agli scontri. Ad esempio avere nel proprio team la provocante Jessica vi permetterà di utilizzare le “armi della seduzione” al fine di calmare gli avversari, così come avere il robustissimo Yangus vi permetterà di utilizzarlo come “paracolpi” di una compagnia più gracilina. La combinazione di tutte le particolarità dei membri del vostro team è eccezionale, l’equilibrio profuso nella sua forma praticamente perfetto.
Una Lamborghini con il motore di una Panda
Questa versione di Dragon Quest VIII è fruibile tanto da chi non ha mai provato le versioni precedenti, quanto da chi ha terminato a suo tempo l’originale su PlayStation 2, tante sono le novità introdotte.
Square Enix ha infatti aggiunto – oltre alla già citata possibilità di utilizzare Red e Morrie nel proprio party – alcune cutscene che approfondiscono la trama, una corposa side questline che sblocca un nuovo finale, e una serie di dungeon, mostri e boss completamente inediti.
Oltre ai diversivi già presenti nel gioco originale (Arena dei Mostri, Casinò…) un’altra novità è rappresentata dalla possibilità di usare la fotocamera. Nulla che non si sia già visto in altri giochi, ma avere accesso ad una serie di ricompense grazie a foto di soggetti da ricercare durante le vostre peregrinazioni è un valore aggiunto di sicuro interesse. E poi, diciamoci la verità, riguardare l’album fotografico alla fine dell’avventura è un po’ come ripercorrere emozionalmente il vostro viaggio. E in un gioco così intenso e lungo, non è cosa da poco.
Fin qui sembrerebbe che il gioco – o meglio, la conversione – per la portatile Nintendo sia completamente esente da difetti… e vi assicuriamo che in buona sostanza è così, soprattutto per quanto riguarda la componente puramente ludica. Ma non possiamo esimerci dal valutare anche il lato tecnico che, ahinoi, rappresenta il vero tallone d’Achille della produzione targata Square Enix.
Cominciamo dalla grafica.
Partiamo col dirvi che la versione 3DS di Dragon Quest VIII è, tecnicamente parlando, una conversione diretta della versione mobile, ovvero senza alcun tipo di gestione delle luci in tempo reale, dall’aliasing evidentissimo e dall’improvviso popping up degli elementi in lontananza. Intendiamoci, il colpo d’occhio continua ad esser gradevole e, vista l’assenza totale del 3D, l’hardware Nintendo è senza ombra di dubbio spremuto al massimo delle sue capacità, ma la delicatezza del cel-shading della versione PlayStation 2 è totalmente su un altro pianeta.
A risollevare il giudizio “estetico” del gioco ci pensa il mai troppo lodato tratto di Akira Toriyama, una garanzia di riconoscibilità e stile che ha fatto ormai scuola. I personaggi, i mostri, le ambientazioni godono comunque di una personalità unica, da sola in grado di amplificare a dovere la già spettacolare atmosfera della saga.
Il discorso riguardante il comparto sonoro è il medesimo.
Brani orchestrali che, dal punto di vista compositivo, sono entrati ormai nella storia del brand – ma anche del videogioco in generale – vengono purtroppo castrati, evidentemente per motivi di spazio, da una riproduzione in formato MIDI sicuramente snella, ma innegabilmente piatta e poco adatta ad enfatizzare un gioco di tale caratura. Anzi, talvolta riesce addirittura a smorzare la vivacità di una storia che meriterebbe decisamente molto di più.
Nulla da ridire invece sull’ottimo doppiaggio in inglese – mentre assicuriamo che il testo è completamente tradotto nella nostra lingua – che, nonostante alcune forzature nell’utilizzo di vari accenti, riesce a dimostrarsi sempre all’altezza della situazione.
Concludendo…
L’edizione per 3DS di Dragon Quest VIII: L’odissea del Re maledetto è un prodotto di assoluto valore. Dedicato tanto a chi apprezza il tradizionale genere dei giochi di ruolo giapponesi, quanto agli amanti dei bei giochi in generale. Anche i più allergici a questo tipo di giochi dovrebbe concedergli almeno una possibilità.
Dal punto di vista ludico riesce nel difficile compito di snellire e migliorare un gioco di per sé già praticamente perfetto, e lo fa senza introdurre forzature e innovazioni che potrebbero svilirne l’esperienza.
Purtroppo la perfezione non è di questo mondo, e a farci tornare alla realtà arriva un comparto tecnico non completamente all’altezza, incapace di valorizzare quello che, senza timore di smentita, rimane il JRPG più bello disponibile, ad oggi, sulla portatile di Nintendo.