Avete presente quei sogni così vividi, così potenti da provocarci un momentaneo senso di smarrimento al risveglio? Quei sogni che, in qualche modo, ci cambiano e ci sono più cari della realtà? Sono proprio questi viaggi onirici la fonte d’ispirazione di Dream, titolo indie sviluppato da HyperSloth, un’avventura interattiva con un forte focus sull’esplorazione.
Alla ricerca del bianconiglio
La nostra prova comincia con il protagonista, uno studente universitario di nome Howard Phillips, in piedi nella propria stanza da letto. Vista la natura onirica del gioco, non ci stupisce che il gameplay vero e proprio inizi solo nel momento in cui decidiamo di cedere al sonno ed sdraiarci sul letto. Il protagonista sta attraversando un momento difficile, è pieno di dubbi su sé stesso, sulle sue aspirazioni, su cosa voglia dalla vita, tutte emozioni che porta con sé nel mondo dei sogni. Seguendo questo concetto, il primo paesaggio mostrato è un deserto, inteso come metafora dell’incertezza interiore del protagonista, metafora ulteriormente sottolineata dalla presenza di molteplici strade da percorrere a rappresentare tutte le scelte che Howard ha affrontato e sente di dover affrontare nella propria vita. Il protagonista si chiede cosa sarebbe successo prendendo una strada differente da quella realmente intrapresa in passato, che lo ha portato a sentirsi perso, sospeso in un mare di dubbi.
L’esplorazione dell’ambientazione è intervallata da alcuni elementi testuali che, come ricordi del passato, offrono uno spiraglio sulla storia personale del protagonista e aiutano a comprendere meglio le sfumature della trama. La conoscenza del protagonista aiuta a limitare la confusione derivante dalla natura onirica del gioco e ad affrontare al meglio le scelte lungo il percorso. Si nota l’idea dello sviluppatore di ripercorrere i vari stadi del sonno con scelte precise nel level design: si parte da sogni non troppo diversi dalla realtà fattuale, avvicinandosi via via a dimensioni di fantastica astrazione, un andamento che si ripercuote sulla natura degli enigmi, sempre più svincolati da una logica strettamente “reale”. A partire dal secondo livello, per l’appunto, il paesaggio inizia a diventare surreale e ci vediamo catapultati in un rigoglioso giardino alle prese con puzzle di difficoltà crescente. Anche gli enigmi, come il resto, vanno interpretati in chiave metaforica perché rappresentano elementi riflessi del ricco subconscio del protagonista.
Sogni in bassa definizione
Dal punto vista tecnico la demo proposta risulta piuttosto deludente, ma l’onnipresente Unreal Engine 3 ben si presta all’utilizzo dell’Oculus Rift che, nel corso della nostra prova, ha contribuito ad amplificare notevolmente il senso di immersione. Impossibile esprimere giudizi sul comparto sonoro perché praticamente assente dalla build provata.
Conclusioni
Dream ci è sembrato concettualmente molto interessante, ma il fatto che, dopo oltre un anno in alpha, il gioco sia ancora così lontano dal risultare “pubblicabile” fa sorgere non poche preoccupazioni sul suo futuro.
Anteprima a cura di Eugenio Liso