Il nuovo ordine

Wolfenstein 3D! Come non ricordarlo? Ci troviamo difatti davanti al primo sparatutto in prima persona della storia dei videogame. ID Software non solo, nel lontano 1992, diede vita a quello che possiamo tranquillamente definire il padre di un genere che su PC e console continua a spopolare alla grande ma anche ad uno dei più celebri brand che rilanciarono definitivamente il gaming (in questo caso su personal computer). Quel geniaccio di John Romero riuscì a creare un prodotto innovativo, capace di donare un’immersività nel mondo di gioco senza precedenti e negli anni successivi, e grazie anche alla celebre e redditizia partnership con J. Carmack rilasciò una lunga scia di capolavori e successi indimenticabili. Doom, Quake e Wolfenstein sono di sicuro i brand più famosi fuoriusciti dagli uffici di ID Software. Quest’oggi è proprio dell’ultimo nato della storica saga di Wolfenstein, il gioco di cui vi parleremo. L’abbiamo provato, ci è piaciuto e questo è il nostro parere. Buona lettura!

Mi chiamo B.J. Blazkowicz e si, uccido nazisti!

Wolfenstein: The New Order segue lo stile del reboot inaugurato con Return to Castle Wolfenstein e proseguito con il Wolfenstein uscito nel 2009. Il protagonista è nuovamente B.J. Blazkowicz, soldato americano di origini polacche che si ritroverà suo malgrado protagonista nella sconfitta delle potenze Alleate nella Seconda Guerra Mondiale. La storia è cambiata, i nazisti escono vittoriosi dalla guerra e a suon di bombardamenti e stermini di massa riescono nell’intento di conquistare l’intero globo terrestre. L’America è un cumulo di macerie, l’Inghilterra una roccaforte nazista e la resistenza risulta scomparsa da tempo. La macchina da guerra nazista compie un salto evolutivo tecnologico pazzesco e si ritrova per le mani armamenti di primissimo livello compresi enormi mech corazzati. B.J., dopo un coma durato ben quattordici anni, si risveglierà in un manicomio nel centro della Polonia sotto il controllo nazista. In un mondo oramai completamente stravolto, guideremo Blazkowicz nell’intento di ricreare una sorta di resistenza contro il regime mondiale instaurato dai nazisti. Wolfenstein: The New Order propone un interessantissimo cast di personaggi: ogni membro della resistenza è ben definito e caratterizzato e i mega-cattivi del regime risultano talmente psicopatici da essere perfetti per il ruolo a loro assegnato all’interno della storia. La trama in generale si può dire ottimamente riuscita, non mancano i colpi di scena, buone le cut scene, i dialoghi sono ottimi così come il cast ed in generale le ambientazioni in cui prendono vita le vicende del gioco sono decisamente ben struttruate.

Dal lato gameplay, Wolfenstein: The New Order punta decisamente al classico: sequenze scriptate pressoché inesistenti ed una mancanza di rigenerazione della vita sono solo alcuni dei fattori predominanti che catalogano l’ultimo Wolfenstein come un titolo dal sapore decisamente retro. Il gameplay è frenetico e allo stesso tempo complesso da padroneggiare (soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati) e non mancheranno di certo sequenze che richiederanno anche un discreto repertorio di tatticismo. Wolfenstein: The New Order regala al giocatore la possibilità di affrontare determinate sezioni di gioco con un approccio esclusivamente stealth, novità che decisamente interessante ma non ottimizzata a dovere. L’approccio stealth è sicuramente la strada più breve e semplice per completare porzioni di livello agilmente alle difficoltà più alte, forse per via di un sistema di copertura solo abbozzato ed una intelligenza artificiale dei nemici che non risentirà di zone di ombra e/o rumore provocato dai passi del nostro protagonista… Insomma, lo stealth è un aggiunta simpatica ma che meriterebbe di certo una maggior cura nei dettagli. Interessantissima invece la possibilità di impugnare contemporaneamente due armi nelle fasi di shooting più concitate andando ad influire sul fattore “ignoranza” di certe sezioni puramente caciarone. Dispiace invece per il sistema di talenti appena accennato che, se sfruttato meglio, avrebbe potuto consentire una maggior varietà di situazioni durante le fasi d’azione. Il titolo diverte davvero e nonostante sia possibile completare l’avventura principale in una quindicina di ore, sarà difficile resistere al rigiocarvici a livelli di difficoltà più elevati, magari cercando di raccogliere tutti i collezionabili sparsi per la mappa di gioco. Wolfenstein: The New Order è una esperienza studiata e concepita per il giocatore singolo. Manca difatti una modalità online, feature di cui personalmente non si è sentita la mancanza ma che potrebbe tenere alla larga un numero di giocatori interessati al puro spirito competitivo del gaming.

Id Tech 5

Wolfenstein: The New Order sfoggia in bella mostra il motore grafico che abbiamo già saputo apprezzare in RAGE, l’ID Tech 5 (che sarà peraltro alla base del prossimo capitolo di Doom, di cui la beta è compresa all’interno del gioco). Non leggerissimo ma dalle ottime potenzialità, il nuovo arrivato in casa ID Software riesce a donare un ottimo dettaglio alle più svariate ambientazioni in cui incapperemo durante tutta l’avventura, donando inoltre un buon dettaglio visivo nell’ampio cast di personaggi. Purtropppo il titolo pecca in ottimizzazinoe e non mancheranno di certo alcuni glitch grafici, poi per gli acquirenti della copia digitale la notizia più brutta sono sicuramente i 43 gigabyte di download necessari per giocare al titolo. Il sonoro è complessivamente buono, le musiche sono ottime ma è il doppiaggio in lingua italiana a deludere in svariate circostanze: capiterà infatti di notare un labiale non perfettamente sincronizzato con il video.

Concludendo

Wolfenstein: The New Order ci è piaciuto. Parecchio. Il gameplay decisamente tendente al classico su cui gli sviluppatori hanno deciso di puntare fortemente è una scelta a mio parere vincente su tutti i fronti. Longevo (per gli standard del genere), appagante e bello da vedere e giocare, Wolfenstein: The New Order è lo sparatutto rivelazione dell’anno, caldamente consigliato ad ogni appassionato del genere o per i videogiocatori nostalgici stanchi dei soliti spara spara proposti ogni anno dai vari “Big” del settore. In attesa del nuovo Doom, il consiglio di Cyberludus è quello di iniziare ad uccidere nazisti in compagnia di B.J. Blazkowicz!

CI PIACE
  • Un fps in prima persona ottimamente realizzato dal sapore classico e dal livello di sfida elevato
NON CI PIACE
  • Mancano alcuni rifinimenti in ambito gameplay che lo avrebbero condotto all’eccellenza.
  • Per i fanatici della competizione manca una modalità multigiocatore.
Conclusioni

B.J. Blazkowicz è più in forma che mai, e lo dimostra la sua eccellente abilità nell’uccidere i nazisti da più di 24 anni.

9Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.