L’evoluzione nella musica nei videogiochi è stata relativamente fulminea. Dopo qualche titolo di nicchia per console, il mercato esplose nel 2005 con l’intuizione di Harmonix di creare una periferica dedicata, essenzialmente un joystick, a forma di chitarra e la sintetizzazione delle note sui tasti stessi della chitarra. Due anni dopo Harmonix lasciò il progetto per dedicarsi a Rock Band (Electronic Arts), una sorta di naturale evoluzione della serie originale, con l’introduzione di una batteria, molto simile ai modelli standard di batterie elettriche, e del microfono per cantare. Guitar Hero (Activision) continuò ad esistere e fu portato avanti da altri sviluppatori, essenzialmente Neversoft e Vicarious Visions, sfornando titoli dedicati anche a singoli gruppi (Aerosmith prima, Metallica e Van Halen poi), cosa che fece con maggior successo Rock Band (specialmente con il riuscitissimo Rock Band: The Beatles, e con AC/DC e Green Day). Il massimo della sperimentazione fu DJ Hero, con tanto di piatto da Disk Jokey, ma per varie ragioni (essenzialmente il costo della periferica) non ottenne il successo sperato. Negli ultimi anni il genere s’era un po’ adagiato e ha fatto fatica a trovare innovazioni davvero significative, e il passo verso l’evoluzione definitiva, o rivoluzione vera e propria, è stato compiuto da un nuovo competitor: Ubisoft con il nuovo Rocksmith.
L’idea molto affascinante di introdurre strumenti veri fu sfruttato solo parzialmente in Rock Band 3, con la possibilità di collegare veri strumenti e una mini-tastiera dedicata, per varie ragioni non ottenne quanto auspicato, forse per la sua natura ancora ancorata al lato ludico piuttosto che quello realistico. Rocksmith parte proprio da una premessa diversa, ovvero di suonare, o addirittura imparare a suonare da zero, uno strumento musicale tra chitarra e basso. Premessa ambiziosa, in grado di dettare nuovi standard nel mondo dei videogiochi musicali. Vediamo assieme come s’è comportato nel lungo e scrupoloso periodo di prova cui l’abbiamo sottoposto con entrambi gli strumenti.
Soundcheck, accordatura e Carriera
La prima accensione del gioco è legata al settaggio dello strumento, dal tipo di paletta all’accordatura, per poi immergerci in alcuni tutorial, dal ritmo volutamente blandissimo, in cui il gioco inizia a squadrarci, cercando di capire le abilità di partenza del giocatore. Non esiste un vero livello di difficoltà, che si abbinerà in base alle nostre abilità, però potremo scegliere se orientarla verso il minimo o il massimo per le abilità riconosciuteci. La gestione della difficoltà, almeno nella prima parte della Carriera, viene molto incontro al giocatore, offrendo una scaletta pensata per una difficoltà sempre crescente (chiaramente diversificata tra Carriera alla chitarra o al basso). Se inizieremo a focalizzarci sempre su una canzone, noteremo come le note inizieranno progressivamente ad aumentare in base ai nostri punteggi migliori (anche in tempo reale durante la canzone stessa), e nel momento in cui otterremo punteggi altissimi in ogni segmento di un singolo pezzo, sbloccheremo la versione Master della canzone, ovvero con tutte le note reali. La Carriera è strutturata in modo molto lineare, basata su livelli di abilità. Ogni livello è formato da un numero di canzoni, inizialmente due per livello ma poi sempre più, alternata a dei tutorial per le tecniche musicali da apprendere per le canzoni del livello stesso. In altre parole, non solo si tratterà di canzoni meramente più difficili, ma anche che esigeranno un bagaglio tecnico via via sempre più elevato. Una volta ottenuto un punteggio soddisfacente nelle canzoni proposte, potremo fare sostenere un concerto con le canzoni appena imparate. In base al punteggio, oltre a avere la possibilità di sbloccare in caso di grandi risultati una nuova canzone da fare come bis, potremo avanzare di livello.
Oltre alle lezioni di tecnica, che possono essere sostenute tutte indipendentemente dalla carriera (così come ogni singolo brano presente nel gioco), potremo sbloccare vari minigiochi che ci aiuteranno a tenerci in esercizio. Uno dei più riusciti è sicuramente Scale Runner, utilissimo per i neofiti per "trovare la posizione dei tasti", in cui dovremo seguire una delle tante scale musicali disponibili, e eseguirla a una velocità che si adeguerà in base alla nostra bravura, aumentando esponenzialmente alla nostra rapidità di esecuzione delle note. Altri incentivi a proseguire la carriera piuttosto che buttarsi sui singoli brani, è dato dalla mole impressionante di strumenti, pedali e casse sbloccabili, che potremo utilizzare per creare una sorta di "mini studio" nella sezione Ampli, accessibile da qualsiasi menu con il tasto X, e suonare e sperimentare liberamente. E’ possibile suonare vari arrangiamenti, per la chitarra sia sia da chitarra solista che ritmica, oltre che la possibilità di suonare gli arrangiamenti da basso elettrico. Ovviamente per il basso la scelta è limitata ai soli arrangiamenti da basso.
Il gioco vero e proprio
La struttura di gioco rispecchia un po’ quella di Guitar Hero/Rock Band, e non potrebbe essere altrimenti. La tastiera della chitarra o del basso è rappresentata in modo simile a quello di una tablatura, e le note sulla tastiera saranno evidenziate da un colore caratteristico della corda da suonare, e saranno poste sul numero del tasto. Non avremo Mi, La, Re, Sol ecc. ma corda rossa, gialla, blu, arancione, verde e viola. Il colore indicherà la nota e la posizione, sottolineata dai numeri dei segnatasti come punti di riferimento, che si sposterà sulla tastiera in base alla zona interessata. Questo risulta l’unico punto debole del gameplay: capiterà qualche volta che l’inquadratura si sposti repentinamente, lo schermo si allargherà in uno zoom out, e avremo quasi tutta la tastiera (pensate a una situazione in cui dalla zona di interesse 3-5-7 si passi rapidamente sotto il tasto 12) e di conseguenza le note saranno molto piccole e la cosa può creare confusione. Invero, dopo che l’evento si verifica basta ricordarsene e al nuovo tentativo non saremo colti impreparati, ad ogni modo è anche possibile studiare ogni singolo segmento della canzone, che ci verrà riproposto in loop svariate volte, e scegliere quello interessato al fine di imparare il punto difficile. Dopo pochi minuti di questa operazione, la sezione difficile verrà imparata senza grossi patemi e la zoomata non sarà una preoccupazione, anche se resta il problema durante la prima partita a una canzone con repentini cambi di zona della tastiera. Le tecniche particolari sono indicate da una nota con simbolo diverso, ovviamente contrassegnata dal colore della corda. Entrambi gli strumenti si sono comportati con estrema precisione e, anche se non scevro da qualche piccola imperfezione, la scelta dell’impostazione della schermata di gioco risulta una soluzione efficiente e efficace. Gli unici inconvenienti sono dettati da alcune problematiche tecniche, legate al collegamento della console alla TV, che sarà spiegati nella sezione "Aspetto tecnico".
Il lato didattico: curva d’apprendimento
Per capire quanto sia realmente istruttivo Rocksmith, ci vorrebbero dei mesi interi di esercizio, ma per farsi un’idea concreta è bastato un paio di settimane. Il sottoscritto suona in modo largamente dilettantistico il basso elettrico, e non aveva mai preso prima in mano una chitarra (né elettrica né classica). Il risultato è piuttosto interessante. Come ci si poteva aspettare, la difficoltà con il basso è arrivata a un livello relativamente alto quasi subito, il gioco difatti s’è accorto presto che le note elementari erano un repertorio acquisito. Il costante esercizio sulle canzoni, oltre ai punteggi e alle possibilità di sbloccare le canzoni "complete" in modalità Master, porta all’inizio a miglioramenti costanti, dovuti sia al miglioramento di sé stessi che all’aumentare progressivo delle note disponibili, visti appunto i progressi del giocatore. Il passaggio alla chitarra è stato naturalmente ben più impegnativo, considerando l’esperienza praticamente nulla. Tuttavia, dopo qualche ora di gioco i primi rudimenti iniziano velocemente a essere memorizzati e a prendere "le giuste distanze". La costanza premia più di ogni altra cosa, e l’apprendimento di uno strumento musicale non fa certo eccezione. Tra tecniche e minigiochi (nella sezione Guitarcade) e l’avanzamento (davvero) molto soft nella Carriera per un novizio, il gioco accompagna piuttosto bene il neofita nel proprio percorso musicale. Pur non essendo probabilmente sostituibile a un vero e proprio maestro, almeno per le tecniche più raffinate e difficili, consente comunque di raggiungere un livello accettabile e appagante anche partendo dal nulla. Ribadiamo che ci vuole costanza e applicazione comunque, non si tratta di un metodo magico, anche se di certo più immediato di molti corsi su libri o cd. Chi suona da molti anni, e magari a grandi livelli, potrebbe trovare poco interessante l’offerta di Rocksmith ma, chiaramente, non è questo il target cui il prodotto Ubisoft è rivolto.
Le tecniche, che possono essere anche selezionate dal brano stesso in cui sono contenute, sono presenti in buon numero. Dai semplici Slide, Hammer-ons e Pull-offs fino al Power Chords e Barre Chords, abbiamo in totale dodici tecniche per la chitarra e il basso, più cinque dedicate in esclusiva al basso (tra cui Ottave-Quinte e lo Slapping). Le lezioni sono introdotte da dei video dimostrativi, diversificati per entrambi gli strumenti, e accompagnate da guida vocale tutta in italiano. Oltre alle tecniche avremo a disposizione come detto anche alcuni minigiochi, sbloccati con ai miglioramenti raggiunti con le Sfide di Tecnica, per un totale di 8 minigiochi diversi. A integrare tutto troviamo anche alcuni video pratici che guidano alla sostituzione delle corde di chitarra e basso.
Aspetto tecnico e multigiocatore
L’aspetto visivo del gioco è sicuramente l’anello debole dell’intera produzione. La parte strettamente grafica vera e propria, seppur minimalista, si dimostra efficace e sembra quasi trasmettere un senso di "seriosità". Pochi dettagli, giusto un salone con gli strumenti, da sfondo perenne al menu di gioco, e delle canzoni singole. La grafica cambia un po’ nel momento in cui affronteremo un concerto, con locali molto scuri ma ben caratterizzati, che avranno come fondale il nostro pubblico. Gli spettatori al locale sono implementati in modo strano, si tratta di qualche filmato di persone vere replicato fino a riempire lo schermo. Il risultato tuttavia non è malvagio, ma resta un senso di bizzarro e quasi un po’ kitsch. Le vere problematiche del gioco sono legate al collegamento della console alla televisione. E’ sconsigliatissimo, anche dal manuale, l’utilizzo del cavo HDMI, in quanto può provocare ritardi nel segnale audio. E’ consigliabile il cavo component, in modo da dividere il flusso audio e video tra hi-fi/cuffie e tv, o anche solo direttamente alla TV.
In alternativa è utilizzabile l’HDMI, ma a patto di usare un adattatore audio per avere l’audio su hi-fi o cuffie. Escludendo questi accorgimenti, l’audio del gioco è di grande qualità, così come il suono dallo strumento che esce dalla televisione, con una fedeltà davvero notevole. La tracklist è di buona qualità, anche se purtroppo un buon numero di brani sono molto legati al mondo musicale statunitense, e quindi praticamente sconosciuti da noi. Ad ogni modo molti artisti sono presenti in Rocksmith, dai Radiohead ai Nirvana, dai Rolling Stones a David Bowie, dai Red Hot Chili Peppers ai Lynyrd Skynyrd, per un totale complessivo di oltre 50 canzoni. Si può comunque attingere ai DLC (da pochissimo uscito il Classic Rock Pack, con ben 15 traccie, o al pack di tre canzoni dei Blink 182) e con le canzoni singole disponibili al download a pagamento. Le uniche funzioni online sono legate alla leaderboards, non è presente alcuna modalità multiplayer in rete ma a essere franchi non è che si senta questo grande bisogno: non è che sia particolarmente appagante suonare con persone che non si vedano in volto. E’ possibile invece suonare a schermo diviso con un altro giocatore, chiaramente occorrono due Real Tone Cable per collegare il secondo strumento musicale alla console.
Conclusione
Rocksmith è la rivoluzione che tutti si aspettavano, e non delude praticamente in nessun aspetto di rilievo. Se si ha la costanza e la voglia di imparare, il gioco potrà regalare davvero grandi soddisfazioni ai neofiti, e divertire coloro che vogliono spolverare le loro chitarre o i loro bassi. Qualche leggera imperfezione nella visualizzazione delle canzoni e una tracklist molto buona ma non eccellente, abbassano un po’ il voto del prodotto Ubisoft, che resta comunque la miglior soluzione per chi vuole suonare "davvero" nei ritagli di tempo.