Gioie e dolori delle collection** **
Negli ultimi anni, il mercato videoludico dell’attuale generazione di console si è concentrato senza sosta nel commercializzare raccolte del passato in alta definizione: grafica più pulita, sonoro rimasterizzato, contenuti extra e prezzo moderato. Queste in teoria le garanzie promesse al compratore occasionale, che si avvicina per la prima volta alle origini di una determinata serie, quanto al nostalgico giocatore veterano, attirato dalle insidie della sigla HD e dalla possibilità di rivivere le emozioni di un tempo attraverso una veste completamente rinnovata. Sfortunatamente, dalla teoria alla pratica le cose possono cambiare radicalmente: se da un lato troviamo soddisfacenti risultati, come nel caso della Metal Gear Solid e della Ico & Shadow of the Colossus HD Collection, che offrono titoli imperdibili e ottimamente realizzati oggi come allora, altri lavori di definizione non hanno nemmeno l’ombra e non fanno che inquinare il successo quanto il ricordo dei classici senza tempo, solo ed esclusivamente per ragioni strettamente commerciali. Le galline vecchie, come si sa, fanno sempre buon brodo e i colossi dell’ambiente lo sanno talmente bene che hanno preferito (ma guarda un po’!) proporre queste edizioni, con un prezzo che varia dalle 30 alle 50 euro, anziché offrire i benefici della retrocompatibilità agli utenti.
Il primo premio per la peggior realizzazione mai vista fino ad oggi, va a Konami e alla Silent Hill HD Collection , rilasciata proprio in questi giorni, attesissima dai fan e uscita in concomitanza con il nuovo capitolo della serie. Downpour, entrambi su PS3 e X360.
Ci teniamo a sottolineare che questa recensione giudica solo ed esclusivamente il pessimo lavoro svolto sulla Collection, non di certo Silent Hill 2 e Silent Hill 3, due tra i capolavori assoluti che il genere horror possa vantare nella sua ricca e preziosa miniera.
Nei miei sogni tormentati, vedo quella città, Silent Hill..
Sviluppato dal Team Silent ed uscito per la prima volta su PS2 nel novembre del 2001 due anni dopo lo storico e memorabile primo capitolo, Silent Hill 2 mette in un certo senso da parte la componente gore, le vicende della famiglia Gillespie e i rituali demoniaci, per dare completamente spazio alla città, una collina che si affaccia sullo splendido lago Toluca, meta di tantissimi turisti che cercano la pace e la tranquillità. Ma dietro quel velo di sicurezza e armonia, si nascondono i peccati, gli errori e la violenza del genere umano, che come un cancro crescono, si insinuano dappertutto, trasformando ogni singola cosa in ruggine, sporcizia e dolore senza fine, alimentando la fame di una città che vede, che non dorme mai e che cambia a seconda dei visitatori che vi si addentrano.
James Sunderland non poteva certo aspettarsi un viaggio del genere, come del resto è stato difficile realizzare che la lettera appena ricevuta porta la firma della sua amata moglie Mary, morta tre anni fa di una straziante malattia. Com’è possibile una cosa del genere. E se Mary lo stesse davvero aspettando a Silent Hill? Arrivato a destinazione, una fitta e densa nebbia accoglie James appena fuori città, dove ad attenderlo ci sono altri personaggi misteriosi (tra i migliori e complessi che il genere videoludico ricordi), attaccati come lui alla speranza, alla ricerca di qualcosa, o di qualcuno. Ma quello che sembrava un viaggio di piacere si rivelerà un biglietto di sola andata verso l’inferno più buio, dove il silenzio è rotto dai sensi di colpa, dalla nostalgia del passato che non potrà più tornare e da una folle spirarle di terrore, allucinazioni e realtà parallele. Un viaggio incredibile dentro noi stessi, un’esperienza unica, dove la regia gioca col le emozioni del giocatore, che più di una volta si troverà spiazzato nel comprendere cosa accade, bloccato nella consapevolezza che quello che sta vivendo è cosi vero da sembrare seriamente reale, ma allo stesso tempo cosi folle e malato da sembrare un incubo senza via d’uscita.
Rammentati di me, cosi come del tuo vero io e di colei che diverrai** **
Solo un anno dopo, arriva nei negozi Silent Hill 3: probabilmente è stata la fretta nel commercializzarlo che ha impedito agli sviluppatori di ricreare la stessa perfezione che aleggia nel capitolo precedente, senza tuttavia rovinare quello che rappresenta in effetti il seguito ufficiale del primissimo capitolo. Heather Morris è una timida ma allo tempo forte teen ager come tante: carina, sicura di sé e molto discreta quando si tratta della sua persona. Una ragazza solitaria, alla ricerca di sé stessa come è giusto che sia. Nessuno si poteva certo immaginare che una giornata al centro commerciale si sarebbe trasformata in un incubo ad occhi aperti. Non a caso i suoi sogni iniziano a farle brutti scherzi, tra visioni fin troppo reali e sensazioni cosi forti da sembrare presagi di quello che sta per accadere. E poi ci si mette un investigatore privato, Douglas Cartland, che la segue dappertutto per parlare di chissà cosa. Attanagliata da visioni e pedinata da sconosciuti, all’improvviso tutto cambia: il centro si trasforma in una trappola mortale fatta di ruggine e sangue, invasa da mostri senza nome, cosi ripugnanti che risulta difficile anche solo descriverli. E quella donna, Claudia, che crede di conoscerla, che la spinge a ricordarsi del proprio passato. Cosa vorranno da Heather? Non resta che scappare e tornare a casa da suo padre e lasciare la città per un po’. Ma qualcosa sta seguendo Heather, qualcosa che non si fermerà prima di aver ottenuto quello che vuole.
Anche se meno psicologico e più votato alle visioni raccapriccianti che alle memorie perdute dentro di noi, il viaggio di Silent Hill 3 rappresenta ugualmente un’esperienza unica, forse costellata da personaggi secondari non sempre carichi di spessore come nel prequel. Impossibile comunque non affezionarsi ad Hetaher, prima e unica protagonista femminile e tra i personaggi più amati della serie.
Questa non è la città che ricordavamo
Anzitutto è doveroso puntualizzare che questa edizione parte già svantaggiata ancora prima di aprire la custodia: la raccolta offre infatti solo due titoli, Silent Hill 2 e Silent Hill 3. Nessun codice per scaricare gratuitamente lo splendido Silent Hill del 1999 ( disponibile su PSN a meno di sei euro), e nessun porting dell’ottimo Origins o del controverso Shattered Memories usciti entrambi su PSP ( e quest’ultimo anche su Nintendo Wii). Se queste assenze, anche se con dolore, possono essere accettate (anche se titoli del calibro di MGS: Peace Walker, GoW: Chains of Olympus e Ghost of Sparta, come Dead Space: Extraction, sono stati tranquillamente passati su console HD e con risultati più che buoni anche), la mancanza all’appello di Silent Hill 4: The Room è assolutamente ingiustificata. A nulla servono le spiegazioni di Konami riguardo il fatto che il quarto capitolo, l’ultimo del Team Silent, sarebbe il meno amato e il più distante dalla serie e dall’immaginario “silente” che ogni singolo giocatore si è creato. Alla luce dei fatti, questa scelta appare solo come una negligenza imperdonabile e per certi versi anche infame, dato che The Room faceva parte della Silent Hill Collection uscita anni fa su PS2. Le petizioni dei fan sono servite a poco e Konami non ha mai avuto un ripensamento al riguardo. Solo per un eventuale futuro, che tradotto significa: ” Vediamo prima quanto vendono questi due”.
Ma questo è solo l’inizio: per rendere i due celebri capitoli più attuali e per promuovere una novità, giusto per destare attenzione, Konami aveva deciso inizialmente di cambiare il doppiaggio originale, sostituendolo con uno del tutto nuovo, realizzato da un nuovo cast di attori.
Per fortuna, milioni di forum accaniti contro il colosso nipponico e la denuncia fatta da alcuni attori del cast originale, che non erano stati proprio contattati per la Collection HD, quasi come se non avessero mai lavorato per il brand, hanno convinto Konami a offrire la possibilità di scegliere tra il doppiaggio originale e il doppiaggio inedito in SH2. Cosa impossibile invece per SH3: sempre secondo Konami, la produzione non ha fatto in tempo a rintracciare e riunire l’intero cast (sembra che alcuni degli attori fossero irraggiungibili, non interessati o deceduti). Di conseguenza, troverete solo il doppiaggio inedito. A parte le voci, l’audio rimasterizzato e lo scenario “Born from a Wish”, presente nella director’s cut di Silent Hill 2, non troverete altro se non i titoli di coda. Niente contenuti speciali, niente extra inediti, niente temi, avatar o pezzi musicali in omaggio. Solo una piacevole e ispirata schermata per passare da un capitolo all’altro, il tutto condito da due delle migliori colonne sonore di Akira Yamaoka. Peccato che una volta fatta la vostra scelta, dovrete tornare alla XBM della console e riavviare il gioco per passare al capitolo successivo. Alla faccia della praticità e dell’immediatezza.
Una conversione magica..che fa sparire laghi, nebbia e atmosfere insane!
Ingoiato con fatica il boccone amaro per quello che “non abbiamo trovato”, ci catapultiamo subito nel vivo dei due titoli, consapevoli che comunque due successi come questi, su PS3 (versione testata per questa recensione) possono solo godere di benefici graditi.
Dopo una manciata di secondi davanti alla schermata dei menù di SH2, parte lo splendido trailer del gioco: dopo qualche secondo le nuove voci spariscono e l’intero trailer procede muto come i film d’epoca, accompagnato solo dalla musica, quando invece nella versione originale sono presenti i dialoghi dall’inizio alla fine. Vogliamo convincerci che la scelta sia stata voluta per dare più enfasi alle immagini e alla musica, ma la cosa non è stata digerita proprio bene. Questo ritocco ha davvero poco senso.
Ma iniziamo a giocare: la nuova voce di James non è minimamente paragonabile a quella dell’attore originale. Il protagonista sembra essere invecchiato, a livello di timbro, di almeno trent’anni, a tal punto che quando prende fiato emette sospiri cosi terrificanti da confondersi con i versi delle creature. Anche le altre voci, seppur non scadenti o prive di patos e personalità, non raggiungono il livello di tensione e immedesimazione delle edizioni originali, a tal punto che la domanda che sorge inevitabilmente spontanea ogni venti minuti di gioco è: “Ma era necessario questo doppiaggio?”. In tutto questo, le voci sono fuori sincrono e vedere urlare un personaggio prima di sentire il suono (o viceversa), rappresenta uno spettacolo cosi pietoso da costringerci ad abbassare lo sguardo e a non focalizzarci sul labiale dei modelli poligonali.
Peccato che una volta abituati alla novità, un’altra preoccupante sensazione ci investe in pieno: questa città non è la stessa. Anzitutto l’alta definizione sembra praticamente inesistente, dato che, messa a confronto con la versione PC, la veste grafica della Collection non solo ne esce malconcia, ma addirittura peggiorata. Per ritoccare e addolcire le texture, i colori sono stati totalmente modificati, per non dire slavati. Niente rossi e blu accesi, niente ruggine marcata e via i particolari presenti sulle vesti dei protagonisti e via anche tantissimi dettagli dell’ambiente circostante. Ma ancora peggiore è la consapevolezza che le vie della città sembrano cosi pulite da fare spavento. Una città famosa per gli scenari sporchi, abbandonati e malsani, viene oggi tirata a lucido dal miglior servizio di pulizia, nebbia compresa! Il fiore all’occhiello della serie, cosi densa e viva nei movimenti sinuosi, oggi si scompone in ciuffi separati che fluttuano nell’aria, ciò che dovrebbe definirsi nebbia è invece un ammasso di grigio dall’effetto sabbioso, una barriera sottile che rovina l’atmosfera in maniera penosa. Un impatto raccapricciante e irreversibile.
Passiamo oltre e notiamo che adesso, nel menù delle opzioni, si può optare per una visuale libera: ed è mentre giriamo su noi stessi che avvertiamo i primissimi rallentamenti.
Iniziamo, ma avvertiamo subito un passo incerto, zoppicante, come se James avesse problemi seri all’anca. Purtroppo, durante tutta l’avventura, le vostre camminate e le vostre corse saranno rallentate, sia negli scenari liberi e aperti che nelle zone al chiuso. La stessa azione ne risentirà, dato che non appena i primi nemici faranno la loro comparsa, James rallenterà i suoi movimenti, o peggio, si bloccherà durante gli attacchi, rendendo il gameplay e il sistema di controllo talmente frustranti da spegnere la console dopo solo qualche ora, giusto il tempo di vedere acque inspiegabilmente luminose, come se nel fondale ci fossero lampade, o peggio, laghi interamente prosciugati, con tanto di linee dell’orizzonte marcate, giusto per spezzare la finzione e ricordarci che siamo in un videogame realizzato nel 2001. Peccato solo che all’epoca nella versione originale non esisteva tanta indecenza.
Ci affidiamo alla provvidenza e speriamo che Silent Hill 3 possa regalare qualche soddisfazione dopo tanta amara delusione. Qualche traccia ritoccata, dettagli delle creature più evidenti e suoni migliori, questo va concesso. Dopo l’assaggio di un doppiaggio all’altezza, texture sicuramente più curate e un comparto grafico ritoccato sicuramente meglio di quello di SH2HD ma comunque inferiore a quello originale, ci siamo dovuti ricredere non appena le creature hanno invaso la prima location di gioco. I rallentamenti sono anche peggiori in questo capitolo, non lasciando scampo nemmeno al giocatore più paziente. Lo stesso avanzare diventa un’impresa titanica quando lo schermo si riempie, rendendo il nostro viaggio a Silent Hill una tragica esperienza da dimenticare come la peggiore delle brutte figure mai fatte nella nostra vita. Rovinati quindi gli aspetti del gameplay di entrambi i titoli: l’esplorazione, la risoluzione di ingegnosi enigmi e il combattimento gestito da un sistema volutamente legnoso per rendere i protagonisti vulnerabili, tra assi di legno, spranghe e qualche pistola in SH2 e addirittura mitragliatrici e spade laser (grazie ad extra sfiziosi e folli) in SH3.
Eravamo in parte preparati a tutto questo, dato che la Collection è uscita dieci giorni prima negli USA ed è stata non solo stroncata, ma anche segnalata come raccolta piena di bug da correggere, a tal punto che la stessa Amazon.com ha sospeso le vendite (con tanto di risarcimento a coloro che avevano effettuato i pre-order) per un determinato periodo di tempo, forse in attesa di una patch risolutiva. Peccato che il suddetto aggiornamento, rilasciato solo in America al momento, non abbia risolto un bel niente. Se questo non vi basta concludiamo il paragrafo con le parole di Masahiro Ito, celebre art director dei primi capitoli della serie e autore di alcune delle copertine più belle, interpellato mentre osservava le immagini comparative (foto proprio qui sotto, subito dopo il paragrafo)per confrontare la versione originale con la Collection HD: “L’immagine di sinistra è in HD vero? E’ povera. Davvero è la versione di rilascio? O Mio Dio. Questa edizione è incompleta, non doveva essere rilasciata”.
Conclusioni
Silent Hill HD Collection si rivela una raccolta incompleta, a causa dell’assenza ingiustificata di The Room, come di altri capitoli che avrebbero potuto far parte di questa edizione, esattamente come molte case di sviluppo hanno fatto con molti dei propri brand di successo. Risulta anche improponibile, a causa dei bug imbarazzanti (soprattutto nella versione PS3), che non solo infangano il buon nome, il successo e il coinvolgimento emotivo che questi due capolavori hanno regalato al genere horror, ma addirittura contaminano la stessa giocabilità, rendendola a tratti seriamente frustrante, a tal punto da proseguire per inerzia, giusto per godersi l’unico aspetto che per fortuna non è stato cambiato: la trama, ricca ancora oggi di fascino indescrivibile, regia impagabile e di una recitazione che all’epoca fece storia. Il nostro consiglio più spassionato è quello di recuperare le edizioni originali, poiché due titoli di questa portata non possono essere ignorati o sottovalutati, o peggio diffamati da una tale edizione, realizzata e confezionata in maniera svogliata e senza il minimo rispetto non solo per queste perle, ma anche per i giocatori, costretti a sborsare ben 50 euro per due giochi che di Silent Hill hanno solo il silenzio, dato che resta poco da dire davanti a tanto scempio promosso in virtù dei soldi facili.