Quasi esattamente due anni fa, gli sviluppatori di Neocore Games pubblicavano King Arthur (Re Artù, in Italia) uno strategico che nulla aveva da invidiare ai mitici Total War , ma che portava in dote, in aggiunta, elementi presi in prestito dai giochi di ruolo. Al di là dei punti esperienza e all’evoluzione delle armate da portare in battaglia, si assisteva all’introduzione di quest, ricerche di artefatti e brevi imprese da far compiere ai personaggi speciali che circondavano il giocatore, che impersonava Re Artù. Dopo aver mietuto un discreto successo, gli sviluppatori incoraggiati da Paradox ci riprovano e confezionano King Arthur II: The Role-Playing Wargame , seguito ufficiale di quella che si sta delineando come una bella serie alternativa ai grandi classici di Creative Assembly .
“…il seme è forte!”
Lungi da noi rovinarvi il piacere di giocare al prequel, qualora non l’aveste fatto. Quello che possiamo dire in questa sede è che la storia narrata in questo nuovo gioco riprende poco dopo la fine della precedente: Re Artù ha combattuto con tutte le forze per la salvezza delle terre di Albione ma una nuova minaccia si profila all’orizzonte. Il mitico sovrano, però, non può tenergli testa a causa dell’età e di una brutta ferita che lo costringe a letto. Non di meno la tavola rotonda e i prodi cavalieri sono un lontano ricordo e tutte le speranze sono riposte in William Pendragon, figlio ed erede di Artù (oltre che alter ego del giocatore) che prende in mano la situazione e prova a riportare l’Ordine in lande ormai preda di forze demoniache, vassalli in rivolta e ingiustizie profonde. La dinastia dei Pendragon e la Britannia tutta, dunque, rivolgono le loro speranze all’unico che può riportare in auge il regno di Re Artù. Chi meglio del benedetto figlio del sovrano più famoso dell’Europa del Nord potrebbe risolvere le terribili minacce che incombono?
Una gioia per gli occhi, un po’ meno per l’hardware
Graficamente parlando, King Arthur II si presenta estremamente bene, con un motore di gioco che è lo stesso usato un paio d’anni or sono ma portato alla massima saturazione. L’engine è compatibile sia con le ormai superare directX 9 che con le più recenti directX 11, senza dimenticare quelle intermedie e il risultato è semplicemente grandioso. Pur soffrendo di alcuni glitch e difetti grafici, il divario qualitativo da Shogun 2: Total War , per esempio, è decisamente diminuito. La mappa strategica in cui avvengono gli spostamenti degli eserciti, la gestione delle città e la risoluzione delle quest è molto dettagliata: boschi, foreste, fiumi, il mare che circonda la grande isola e le terribili devastazioni che i demoni hanno inflitto alla Britannia sono tutte riprodotte con dovizia di particolari, soprattutto a risoluzioni molto elevate. Quando due eserciti collidono si passa ad una nuova schermata di gioco in cui la battaglia si svolge in tempo reale ma è possibile mettere in pausa in qualunque momento per studiare gli ordini da impartire con la dovuta calma. Anche qui la qualità visiva rasenta quella strepitosa vista negli ultimi Total War. Al di là di discutibili effetti particellari, ogni campo di battaglia gode di una vegetazione rigogliosa o di molti elementi dello scenario, tutti realizzati a regola d’arte. Le armate godono di animazioni asincrone che aumentano il grado di realismo offerto e sono tutte realizzate con estrema dovizia di particolari. Insomma, il lavoro di Neocore è stato fatto a regola d’arte, gli unici difetti da sollevare riguardano la poca rifinitura e soprattutto una scarsa ottimizzazione, che tende a rendere poco fluido il gioco anche su configurazioni molto potenti. E’ un vero peccato, perché la carne sul fuoco è veramente tanta.
Come prima e più di prima
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Sul fronte della giocabilità, King Arthur II non si discosta molto dal predecessore e sotto molti aspetti sembra di giocare un bel clone di Medieval 2 Total War . La differenza, però, la fanno i tanti dettagli che rendono, il titolo pubblicato da Paradox , uno strategico che brilla di luce propria. Prima di tutto gli elementi da gioco di ruolo sono ben fusi nella struttura di gioco. Fin dalle prime battute di gioco, perfettamente integrate nell’introduzione narrata, troviamo le prime fatidiche scelte che delineano il nostro personaggio per tutto il resto del gioco. Bisogna scegliere l’indole del principe William, cioè se lo si preferisce un condottiero, uno studioso o un cavaliere errante: scelte, queste, che influiscono direttamente sulla condotta di gioco da seguire con il nostro personaggio principale. Altre immediate scelte da fare riguardano la fede a cui fare riferimento, se questa sia il Cristianesimo di recente diffusione o il culto degli antichi dei pagani. Anche questa scelta sarà molto importante e provocherà molte conseguenze. Bisogna decidere quale impronta dare al proprio esercito, cioè se basarne la forza sugli arcieri, sulla fanteria o sulla cavalleria ed infine occorre emettere un verdetto sul destino di alcuni immigranti fuggiti alle orde demoniache, cioè se accoglierne alcuni, tutti o lasciarli al loro triste destino. E questo è solo l’inizio, perché durante il gioco abbiamo a che fare con scelte politiche non indifferenti, dobbiamo vedercela con sovrani di diversa religione o di diversa indole, occorre valutare bene le scelte diplomatiche e anche intavolare matrimoni di convenienza. In ultimo, ma non per importanza, tra la gestione del regno e quella delle battaglie vi sono le famose quest, che si presentano come pergamene narrate da un bravissimo doppiatore, in cui bisogna scegliere cosa fare in determinate situazioni, pagarne le conseguenze e raccoglierne i frutti. Il solo peccato è che queste ultime siano trattate in maniera minimalista, come piccole pergamene sullo schermo, come già detto. Forse avrebbero potuto fare di meglio sotto questo aspetto.
Non solo armate e battaglie, ma anche incantesimi e boss fight
Fin qui sembrerebbe che gli elementi da gioco di ruolo siano limitati alla sola fase strategica, ma non è così: durante le battaglie possiamo evocare potenti incantesimi che possono cambiare, da soli, le sorti di una battaglia apparentemente persa in partenza. Questo semplifica molto la fase tattica durante le battaglie, in cui siamo semplicemente chiamati ad opporre le picche ai cavalieri, a sfruttare le nostre cavalcature contro i tiratori nemici e ad impiegare spade e personaggi speciali contro quelli che si oppongono a noi. Altra velleità tattica è data dalla presenza di una manciata di altari, sparsi sul campo di battaglia, il controllo dei quali garantisce dei vantaggi alla difesa, all’attacco oppure all’efficacia degli incantesimi. La scelta e la difesa di un paio di questi possono fare la differenza tra una battaglia vinta facilmente ed una cosiddetta “vittoria di Pirro”. Gli incantesimi e gli artefatti da impiegare in battaglia possono essere acquistati durante la fase strategica, e a differenza che in passato vi sono molti più luoghi da cui gestire il nostro inventario, senza più costringerci ad andare all’unico luogo in potevano essere acquistati o gestiti. Le ultime grandi novità che rendono Kingh Arthur II un titolo assolutamente unico sono rappresentate dalla presenza di enormi creature volanti (non solo draghi!) e dalla presenza di epici combattimenti con personaggi speciali – o boss fight che dir si voglia – cioè dei momenti di gioco in cui serve più abilità a gestire il proprio personaggio che un intero esercito.
Un po’ d’aria fresca in un genere che tende a non innovarsi troppo
King Arthur II è uno strategico che si ispira fortemente ai grandi classici Total War, come Shogun 2 e Medieval 2, e con essi condivide lo stesso modo di farsi giocare: in una prima fase vi è la gestione di regno ed armate, in una mappa della Britannia e con delle fasi a turni, come se si giocasse a Risiko. Nell’altra fase vi è la vera e propria battaglia campale in cui guidare l’esercito in tempo reale e in una sontuosa veste grafica poligonale. A differenza dei giochi a cui si ispira, il titolo di Neocore Games offre numerosi elementi da gioco di ruolo che lo rendono estremamente singolare nell’affollato panorama degli strategici disponibili per computer. Non è un gioco esente da difetti, specie sul fronte grafico, ma non soffre di difetti che non possano essere risolti con l’arrivo di qualche patch correttiva; non è neanche un gioco che mette a dura prova le capacità tattiche e gestionali degli “aspiranti Napoleone” da tastiera. In definitiva è un bel gioco, originale a suo modo, uno degli strategici più interessanti dell’anno, pur essendo quest’ultimo, iniziato da poco.
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