Non si può certo negare che, spesso e volentieri, il mercato dei giochi indie riesca a regalare alcune perle di game design, mischiate con alcuni tocchi di stile intriganti, capaci di adombrare diversi titoli che si gettano a capofitto sul mercato, con eccessiva boria, consapevoli che verranno apprezzati anche ‘perché sono loro’. Una delle ragioni più probabile di questi successi non-scritti risiede in una particolare filosofia che permette ai programmatori di esprimersi, tirando fuori dalle loro idee dei prodotti spesso fuori dagli schemi e, per questo, estremamente godibili, pur restando nella linea di un canone umile. L’umiltà come piano di costruzione, insomma. Con ” The Binding Of Isaac “, Action GDR rilasciato a un prezzo irrisorio sulla piattaforma Steam, lo sviluppatore indipendente Edmund McMillen ha iniziato il proprio progetto partendo da un’esperienza sconcertante: basteranno lo shock e la tensione a rendere questo titolo appassionante come dovrebbe essere?
L’inquietudine della premura
Isaac e sua madre vivono una vita felice: uno si diverte disegnando e facendo navigare la sua fantasia grazie ai suoi giocattoli, l’altra ama guardare alla televisione quanti più programmi religiosi possibili, mentre ‘esercita’ il suo dovere di madre gentile e affettuosa… Tutto sembra andare per il meglio, ma improvvisamente la madre di Isaac sente una voce dall’alto, una voce che la mette in allarme: suo figlio va salvato dai peccati, da tutto ciò che può contaminarlo, e lei per salvarlo non può fare altro che obbedire a quest’ordine. Isaac si ritrova nella sua stanza, senza i suoi vestiti e i suoi giocattoli… Ma la voce ritorna, e chiede alla donna, come ultimo atto di fede, di uccidere il figlio, come un sacrificio… E, a quanto pare, sembra pienamente intenzionata a mettere in atto questo piano… Ad Isaac non resta altra scelta che tuffarsi nel seminterrato di casa, per scoprire che sotto la sua dimora si nasconde un vero e proprio inferno…
Parziale novità nel già visto
Appena iniziata l’avventura di ” The Binding Of Isaac” ci si trova catapultati in un mondo che ha qualcosa di già visto: il gioco pare trarre grande ispirazione dalla serie “The Legend Of Zelda”, più precisamente dai suoi primissimi episodi, fornendo un insieme di sei dungeon da esplorare, uno dopo l’altro, con stanze labirintiche, rocce, scrigni da aprire, oggetti da recuperare e tanti, tanti mostri spaventosi da abbattere. Ognuno dei sei piani contiene alcune stanze predefinite: la stanza della corona permetterà di recuperare un oggetto bonus mentre la stanza del boss permetterà, una volta sconfitto il suddetto, di scendere verso il piano successivo. Di tanto in tanto, invece, faranno la loro comparsa dei miniboss, alcuni ispirati a mostri già presenti in giro per le prigioni, altri del tutto simili ad Isaac ma legati ai sette peccati capitali, come se il peccato stesso fosse inevitabilmente parte della sua famiglia. A differenza dell’eroe in tunica verde, Isaac non ha a disposizione nessuna arma convenzionale: salvo alcune, sporadiche bombe e ad altri oggetti segreti, come pillole, carte dei tarocchi o alcuni elementi che saranno utilizzabili premendo ‘Spazio’, Isaac ha a disposizione soltanto la sua frustrazione, il suo terrore per questo improvviso impeto omicida della madre, che lui esprime nella forma di lacrime. Lacrime che diventano micidiali proiettili per abbattere i suoi infernali nemici, dal primo all’ultimo, dal più piccolo al più grande. Queste lacrime possono essere potenziate in danno, gittata e frequenza di tiro attraverso alcuni oggetti (alcuni particolarmente curiosi) ottenibili dai nemici o rintracciabili nei meandri del seminterrato. Si tratta, insomma, di una formula di gameplay che il tempo ha consolidato, confermandone il funzionamento, ma che aggiunge davvero pochissimi elementi di differenziazione dal passato: una ripresa dura e pura, con una formula che, pur agendo con successo, poggia su una creatività al gameplay estranea, forse troppo poco convinta per suscitare quell’intrigo extra tipico di altre grandi opere.
Satira, camei, filosofia…
Non possono funzionare sempre… Non c’è da rimanere troppo sorpresi se, all’interno di un’opera nata dalla mente di McMillen, si possono riscontrare diverse citazioni, richiami, frecciatine acide contro qualcosa o qualcuno. ” The Binding Of Isaac ” mette (quasi comicamente) l’accento su una annosa questione morale legata alla religione e al moralismo estremo, ispirandosi appieno al passo biblico del sacrificio di Isacco. Il tutto viene condito con una sagace ironia, spolverata dei fin troppo osannati ‘memes’ che ormai imperversano in rete, i quali si presentano come armi e oggetti improbabili, inaspettati e sorprendenti. Il vero problema, purtroppo, consiste nel fatto che non c’è altro. Come se l’aver affrontato problemi seri, l’aver inserito qualcosa per far ridere il proprio pubblico fosse sufficiente per trasformare un’opera in un capolavoro. Non si può essere certi di questo, ma è difficile non sentire in ” The Binding Of Isaac ” quel filo di fastidiosa supponenza, uno strano adagiamento sugli allori per un titolo che gode del suo gameplay rodato e funzionale ma si appoggia eccessivamente su un fascino forzato, trascurando tratti più importanti, diventando vicino al ripetitivo in tempi brevi e frustrante nella difficoltà, a volte troppo sbilanciata, a causa della generazione casuale di prigioni e relativi bonus al loro interno. E’ un involontario tradimento del codice, che ottenebra la mente chiusa e illumina quella critica. Tutto questo, per fortuna, viene bilanciato non solo dai contenuti prettamente ludici quanto da una serie di elementi sbloccabili che sembrano non finire mai, garantendo comunque un minimo di varietà, dall’ambientazione affascinante, dal basso prezzo e dalla eccellente realizzazione tecnica, per quanto forse addirittura troppo umile. Due grosse pecche, invece, non possono essere trascurate: capita sovente che il gioco, se giocato in finestra e messo in pausa, decide di chiudersi autonomamente se l’utente utilizza il suo PC per altre applicazioni; per quanto riguarda, invece, il gameplay, si nota immediatamente come ogni errore, non sempre dovuto a una bassa abilità del giocatore, venga punito eccessivamente, con un Game Over che porta, immancabilmente, alla perdita di tutti i progressi della partita appena svolta. Si tratta di una formula anch’essa già esistente, tipica della malignità dei giochi anni ’80 e del genere roguelike, ma che trova ai tempi di oggi soltanto un sentore di puro, irrequieto anacronismo.
Conclusioni
Esistono diverse ragioni per le quali tutti dovrebbero giocare a ” The Binding Of Isaac ” ma anche altrettante che dovrebbero farci desistere. Il gameplay funziona, la trama è polemica ma interessante, la varietà è viva quanto basta e quanto serve, specie visto il bassissimo prezzo a cui questo titolo viene venduto. Il problema principale di questo, comunque valido, titolo risiede in una strana supponenza, una presunzione inedita per il mercato Indie che intacca la psicologia del giocatore, pronto a scoprire elementi poco piacevoli mischiati a qualcosa che, all’apparenza e al gusto ludico, è avvincente, funzionante e funzionale. E’ un fastidio che non tutti possono percepire, ma che può essere esperito solo guardandosi indietro, guardando a ciò che questo tipo di mercato ha già offerto in passato, senza cadere in questa curiosa trappola. Vale la pena di giocare a ” The Binding Of Isaac “? Assolutamente si! Ma con l’orgoglio in agguato, meschino deviatore di coscienze, potrebbe essere più difficile della norma.