La rete, ormai, sembra davvero satura di titoli appartenenti al genere dei tower defense: indipendentemente dall’obiettivo da difendere, lo scopo finisce sempre per assomigliarsi troppo, e l’unica alternativa efficace per uno sviluppatore è quella di escogitare alcuni elementi di gameplay particolari per rendere l’attività di costruzione della difesa più interessante, nell’esperienza di gioco complessiva. “Orcs must die” sembra voler fare ancora di più, finendo addirittura per unire sotto la stess egida due generi videoludici differenti: tower defense e sparatutto in terza persona.

Con ogni mezzo e strategia!

Ogni livello di “Orcs must die” ha un punto di inizio, rappresentato da una o più porte dalle quali fare entrare le orde di orchi, e da un rift, una essenza magica dai toni celesti da difendere con tutti i mezzi disponibili. Questi ambienti, completamente ridimensionabili ed esplorabili da cima a fondo anche grazie a un sistema di comodi teletrasporti, possono avere varie e forme e disposizioni a seconda delle difficoltà che in essi imperversano. Comandando il protagonista, un comico cavaliere dall’aria tronfia ed esilarante, il giocatore dovrà utilizzare le trappole del suo libro degli incantesimi per costruire una sorta di labirinto del dolore: ogni trappola, tuttavia, ha un prezzo e ogni nemico eliminato nell’orda ci permetterò di aumentare la quantità di valuta in nostro possesso, per rendere un ipotetico cammino verso il rift ancora più letale. Oltre alle trappole, le quali si attivano di volta in volta con un congegno a tempo, l’eroe potrà utilizzare, come autodifesa, alcune armi classiche come spade e balestre, infliggendo colpi a destra e a manca e sfruttando le efficaci tecniche segrete, le quali finiscono per consumare una barra della magia in continua, ma lenta, autorigenerazione: anche in questo caso, così come per la disposizione delle trappole, non conviene abbandonarsi a un massacro senza criterio; i nemici permetteranno di accumulare più denaro qualora il giocatore riuscisse ad eliminarli in maniera particolare o creativa. Una volta sconfitta la prima orda, il giocatore deve affrontare un insieme di orde di difficoltà crescente, fino a raggiungere l’obiettivo prefissato dal livello e concludere felicemente con un gioioso balletto: al completamento del livello, a seconda della bravura, otterremo alcuni teschi che torneranno utili per potenziare alcune trappole fuori dall’ambito delle missioni vere e proprie. Siamo di fronte, quindi, a un tower defense che annulla la parte più frustrante dell’insieme, ovvero il rischio di dover assistere, senza poter fare nulla, a una tragica sconfitta, attendendo inutilmente una sperata vittoria e scoprendo, solo più tardi, che le trappole posizionate per il percorso potevano essere utilizzare in modo migliore. In “Orcs must die” il giocatore prende la parola in prima persona: non è più la pura meccanica o qualche strana magia a farla da padrona indiscussa… Non si possono trascurare i propri impegni nemmeno per un secondo!

Conclusione

“Orcs must die” sembra voler riuscire in un obiettivo semplice solo all’apparenza: offrire qualcosa di completamente nuovo pescando a gran mano da vecchi formule, rimodernandole ed offrendo loro una linfa nuova. Il carisma del demenziale protagonista, le ‘mille’ trappole disponibili e la sagace unione di azione e pensiero rendono questa avventura a metà fra strategia e azione godibile anche per chi vive di pane e proiettili o di lunghi e complicati ragionamenti. Imbracciamo le nostre armi e organizziamo i nostri arsenali di difesa: ci aspetta una dura resistenza, non si può restare con le mani in mano!

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