I “ragazzi” di Petroglyph Games non sono di certo gli ultimi arrivati, nell’industria videoludica. Sebbene il nome di questa software house sia sconosciuto ai più, a lavorarci c’è gente che, senza scherzare, il genere degli RTS lo ha praticamente inventato, contribuendo alla realizzazione di capolavori come i primi Command & Conquer, Supreme Commander o Ground Control. Sono veterani, i “nonni” degli strategici – con tanto di capelli bianchi. Eppure, quando ci hanno accolti per mostrarci il loro End Of Nations, ci sono parsi dei giovincelli, tante erano le idee nuove e frizzanti che ci hanno presentato. Su tutto, la loro passione ci ha ricordato perché quello dei videogiochi è un mondo inimitabile, magico, sempreverde.

Appena arrivati, due sviluppatori ci fanno accomodare, avviando nel frattempo il proprio gioco; senza un attimo di esitazione cominciano a parlarci con entusiasmo del loro progetto, sicuri che lo apprezzeremo – e non senza motivo. In qualche minuto, ci spiegano come hanno intenzione di rivoluzionare gli strategici in tempo reale una volta per tutte.

La crème de la crème

“Abbiamo preso il genere degli RTS”, spiega uno di loro, “e lo abbiamo semplicemente elevato all’ennesima potenza. […] In un RTS moderno puoi competere contro un massimo di quattro amici. In End of Nations al momento possono farlo fino a 26 persone nella stessa mappa. In futuro saranno 50.” Non raccontano frottole: il tempo di godersi la nostra faccia incredula, e ci mostrano un livello del gioco in cui, in effetti, due squadre composte da tredici eserciti l’una si contendono i vari obiettivi della mappa. Ma che cos’è, però, End of Nations? E’ un RTS ambientato in un mondo online persistente, un MMORTS, acronimo che in italiano non suona proprio una meraviglia. Nel mondo di End of Nations, il (futuro) pianeta Terra è caduto vittima di una malefica federazione chiamata Order of Nations, che ha preso controllo di tutti i suoi stati. Due sono le fazioni (giocabili) che si oppongono a questo dispotismo: il Liberation Front, un gruppo di rivoluzionari che desidera ripristinare la democrazia ad ogni costo, e la Shadow Revolution, un affiliazione di ex-membri dell’Order of Nations che desidera imporre le proprie leggi sull’intero pianeta. Prendere parte ad uno di questi due schieramenti non vorrà dire, come di solito avviene negli RTS, controllarli completamente, quanto piuttosto essere dei “semplici” comandanti con un esercito al seguito; ciò vorrà dire che la collaborazione tra più componenti della stessa fazione sarà fondamentale per ottenere il controllo su questo o quell’altro territorio, o per il buon esito di una missione. “Proprio come in un RPG”, spiegano gli sviluppatori, “puoi personalizzare il tuo alter-ego e scegliere quali tipi di unità controllare. Tutte le partite cominciano nel quartier generale, dove puoi assemblare il tuo esercito in base alle tue risorse, espresse in dollari. […] Durante una battaglia, puoi anche tornare al quartier generale e prendere con te altre unità, ma questo ti costerà, ovviamente, altro tempo e denaro.”

Dominare in compagnia (e gratis)

Intanto, ci viene mostrata la mappa di gioco, che sicuramente farà la gioia degli amanti di Risiko: diversi colori esprimono il controllo esercitato dalle tre fazioni sui singoli territori, e le condizioni degli stessi si evolvono in tempo reale, in base alle azioni dei giocatori in rete. Si può quindi andare alla conquista dell’Africa, o dell’Europa; oppure stabilire i propri quartier generali nella lontana Oceania. La conquista di ogni piccola nazione prevede un livello da completare, in cui gli obiettivi possono variare considerevolmente: in una mappa potrebbe essere necessario distruggere determinati edifici, ma in un’altra potrebbe essere sufficiente prendere il controllo di certe zone cruciali. Più giocatori possono accorrere in aiuto dei propri alleati, e non necessariamente dall’inizio alla fine della partita. “Il gioco tiene conto del tuo contributo in battaglia. Non importa se la giochi dall’inizio alla fine, se fai una partita di 5 minuti e poi ti disconnetti. Il sistema di esperienza premierà il supporto che hai fornito agli altri giocatori”, dice uno di loro. “È addirittura possibile che le due fazioni collaborino temporaneamente per conquistare un territorio occupato dall’Order of Nations. […] Lo scontro finale, però, è inevitabile.” Alché noi, che non amiamo farci i fatti nostri, domandiamo curiosamente cosa succede se una fazione riesce a conquistare tutti i territori presenti nella mappa. “Beh, ci stiamo ancora lavorando su”, risponde sorridente uno dei due, “ma se una fazione conquista l’intero pianeta, praticamente ‘vince’ la partita. […] Stiamo pensando di far durare ogni singola ‘campagna’ online un’intera stagione, alla fine del quale il vincitore comincia a perdere i propri territori. Ma vogliamo che controllare più nazioni dia effettivamente ai giocatori dei benefici, come dei bonus o un maggior quantitativo di risorse.” Ci viene in seguito rivelata l’esistenza anche di una campagna in singolo, ma che non fa molto altro che riproporre le meccaniche già viste nel multiplayer, modalità sulla quale gli sviluppatori hanno posto maggiormente l’accento.

Vige ancora un po’ segretezza, invece, per quanto riguarda le caratteristiche specifiche delle due fazioni. Sappiamo che il Liberation Front si appoggia su metodi e tecnologie più “arrangiate”, ma anche veloci ed efficaci, mentre la Shadow Revolution sfrutta un sistema militare e tecnologico non dissimile da quello dell’Order of Nations.

Il gioco, non c’è che dire, ci ha davvero stupiti. Siamo rimasti dubbiosi però davanti al comparto tecnico, che sebbene fosse piuttosto solido per la media dei giochi online, non spiccava per originalità estetica, un po’ anonima e troppo “canonica” degli RTS futuristici. Ma è evidente fin da subito che la resa artistica non sarà il cavallo da battaglia di End of Nations, che per contro ha un bel po’ di altre carte da giocare.

Alla fine della presentazione, i simpatici sviluppatori ci assicurano che il gioco sarà Free To Play, anche se includerà delle micro-transazioni del tutto opzionali. “Vogliamo che ci giochi più gente possibile, e per far sì che questo accada il gioco deve essere gratuito. Allo stesso tempo, però, odiamo quei tipi di giochi in cui i giocatori che effettuano microtransazioni sono quelli che sistematicamente vincono le partite, perché hanno più risorse. Non vogliamo che End of Nations diventi un Pay-to-Win. Il gioco sarà bilanciatissimo, e si baserà davvero sull’abilità del giocatore. […] Le microtransazioni serviranno di più a personalizzare il proprio esercito, ad esempio acquistando una skin particolare per le proprie truppe. […] Abbiamo davvero tantissime skin, lo diresti mai? Puoi dare alle tue truppe una skin ispirata alla bandiera tedesca, oppure una che ti ricordi il bacon. Sai com’è, noi americani adoriamo il bacon.”

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