“La guerra è bellissima per chi non l’ha vissuta”, diceva il povero Erasmo da Rotterdam nel suo Dulce Bellum Inexpertis, nel ‘500. E siamo sicuri che lo ripeterebbe urlando (chissà se con allegria o rabbia) giocando a Battlefield 3. I nostri simpaticissimi amici di EA ci hanno invitato a provare il loro titolo d’ammiraglia, sicuramente uno degli sparatutto più chiacchierati degli ultimi tempi, e di certo anche il principale antagonista del franchise di Call of Duty. Le impressioni sono state più che buone (anche se avremmo gradito vedere in azione la versione PC del gioco), ma ci asteniamo da ogni giudizio, rimandando i commenti alla recensione.

La guerra non cambia mai… forse

La demo da noi provata (su PS3) faceva parte della campagna in co-operativa, vera e propria novità nella serie di Battlefield, che fin dagli albori aveva sempre visto come indiscussa protagonista la canonica modalità multigiocatore. È stata, chiaramente, un’ottima occasione per saggiare diversi aspetti del gioco, a partire dal design dei livelli (più simili a quelli di una campagna in singolo) sino alle possibilità offerte dal gioco in coppia. Prima di cominciare, i ragazzi di DICE ci hanno avvisato che avremmo provato un livello molto difficile, in cui probabilmente saremmo morti. Fiduciosi di noi stessi, ci siamo calati nei panni di un soldato, affiancati da un altro giocatore. Abbiamo avanzato in un edificio abbandonato colmo di terroristi, in cui per non essere individuati siamo stati costretti a usare le armi silenziate e ad eliminare gli avversari in perfetta sincro con il nostro compagno d’arme – avremmo potuto fare altrimenti, ma sarebbe stato molto più difficile. Subito dopo, abbiamo dovuto liberare un ostaggio e quindi lanciarci in una strada piena di nemici armati fino ai denti, i quali non hanno esitato a mostrarci l’alto livello di distruttibilità degli ambienti con i propri lanciamissili. Qualche minuto di spari, corse, e quant’altro, e il tempo tiranno ci ha costretti a lasciare la stanzetta preparata da Eletronic Arts, per far posto ad altri giornalisti.

Quanto ne è venuto fuori ci ha colpiti positivamente, pur tenendo conto di certe imperfezioni più o meno evidenti. Anzitutto, la grafica ci è parsa parecchio “scalata”, con texture un po’ impastate e qualche effetto non proprio convincente, nonostante l’evidente potenza dell’engine Frostbyte 2; purtroppo, la sensazione è che DICE abbia dovuto sacrificare il livello di dettaglio per un motore fisico degno di tale nome – ma siamo felici di chiudere un occhio sull’estetica, se ciò vuol dire dimenticare gli statici e indistruttibili scenari a cui ci ha abituati Modern Warfare. Altra questione spinosa riguardava la possibilità di curare il compagno caduto un numero infinito di volte: a un certo punto ci siamo ritrovati a “resuscitare” il nostro amico una decina di volte di fila, contando inverosimilmente sulla sua potenziale immortalità, piuttosto che sulla nostra mira, che per altro era resa inutile dal fucile a corto raggio datoci in dotazione – che non avevamo avuto occasione di cambiare, poiché non ce n’erano altri per le lunghe distanze sparsi per la mappa.

Nonostante questo, però, lo sparatutto in prima persona di DICE potrebbe rivelarsi uno dei migliori titoli del 2011, nonché un ottimo punto di svolta per il genere, ormai un po’ troppo stagnante. Lo dimostrano le numerose novità introdotte dagli sviluppatori, come la gran quantità di mezzi pilotabili, le mappe vastissime e più o meno libere, l’ambiente distruttibile e, allo stesso tempo, la stessa varietà delle situazioni a cui Infinity Ward ci ha abituati con Call of Duty. La guerra, stavolta, la si combatterà su due fronti – ma la sensazione è che lo scontro più letale non avverrà sui campi di battaglia, ma tra gli scaffali. Per sapere chi vincerà, non possiamo far altro che attendere il 25 ottobre, per Battlefield 3, e l’11 novembre, per Modern Warfare 3. Solo allora scopriremo chi sia stato a fare l’investimento più generoso – se EA, o, per contro, Activision.

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