Le operazioni “nostalgia” sono sempre da prendere con le pinze. I sentimenti con cui ci si accosta generalmente a queste operazioni sono due: l’eccesso di ovazione, trainati appunto dalla forza dei ricordi, o il pregiudizio basato sul riciclo, dove il sospetto del giocatore verso i “guadagni facili” delle imprese videoludiche, che sfruttano con pochi sforzi brand arcinoti, è molto forte. La scelta di Sega non fa eccezione: il tentativo di restituire a una vasta platea di videogiocatori quattro giochi di culto per Dreamcast è una mossa che non può che provocare un forte dibattito. Questa Dreamcast Collection è tranquillamente leggibile nell’ottica di un esperimento, sia per verificare quanti giocatori si ricordino ancora dell’ultima console prodotta da Sega, sia per valutare eventuali iniziative future, con protagonisti altri titoli di successo. Considerato che analizzare tutti i titoli nei loro parametri risulterebbe un’operazione piuttosto lunga, abbiamo scelto di dedicare un paragrafo unico e dettagliato per ogni gioco.
Una selezione (troppo) eterogenea
Qualche legittimo dubbio si anniderà nella mente di molti, semplicemente guardando i titoli dei giochi inseriti in questa collection. Sonic Adventure , primo (vero) Sonic tridimensionale, e tra i primi titoli disponibili al lancio del Dreamcast, aveva segnato il ritorno in grande stile del celebre porcospino blu dopo i “trascorsi” non proprio entusiasmanti su Sega Saturn. Crazy Taxi è stato uno dei giochi arcade più gettonati di ogni sala giochi del mondo verso la fine degli anni 90, intriso di ironia e caratterizzato da una forte e fracassona immediatezza. Space Channel 5 Part 2, seguito di Space Channel 5, è un gioco musicale fuori dagli schemi, dove controlleremo ancora una volta la giovane Ulala, reporter musicale, e dovremo liberare a suon di balli le persone “rapite” dagli alieni. In ultimo Sega Bass Fishing, un gioco di pesca arcade reso un culto grazie alla versione coin-up: in sala giochi, infatti, avevamo a disposizione una vera canna da pesca con un potente ritorno di forza. Come si può intuire da questa breve descrizione, i giochi sono stati scelti apparentemente senza alcun criterio, creando una sorta di accozzaglia ludica in forte contrasto con se stessa.
Sonic Adventure
Gli smeraldi del chaos sono ancora una volta l’obiettivo del dottor Eggman. Questa volta Sonic dovrà vedersela con Chaos, una creatura liberata dall’eccentrico dottore grazie al Master Emerald. Oltre a Sonic potremo controllare anche Tails, Knuckles, Amy, E-102 gamma e Big the Cat. L’aggiunta dei personaggi giocabili varia il gameplay, nel tentativo di renderlo più interessante rispetto ai classici bidimensionali del passato. L’intento riesce però solo in parte, la diversa velocità di gioco provoca squilibri di ritmo, per esempio nei momenti in cui controlleremo Knuckles, alla ricerca degli smeraldi. Il vero limite, del comunque coraggiosissimo per l’epoca Sonic Adventure, risiede in una gestione delle collisioni primitiva e frustrante: gli urti ad alta velocità di Sonic contro un muro o un oggetto non andranno mai come vi sareste invece aspettati. A peggiorare le cose ci pensa anche la terribile telecamera automatica, che soprattutto negli spazi ristretti diventerà il maggior ostacolo alla prosecuzione del gioco. Sonic Adventure era tranquillamente considerabile come un titolo pioneristico, in grado di mostrare una grafica tridimensionale con davvero pochi precedenti, anche se con qualche difetto di troppo. Sonic Team riuscì a fare molto meglio con Sonic Adventure 2, tutt’ora considerato il miglior Sonic tridimensionale. Questa conversione non evidenzia particolari migliorie grafiche, anzi, a dire il vero molte strutture sembrano addirittura semplificate. I bug di sempre sono rimasti al loro posto, gestione delle collisioni e compenetrazione poligonale in primis. Il pad di Xbox 360 ben si adatta al porcospino, ma i limiti e gli errori non colmati non rendono l’esperienza interessante come avremmo voluto.
Crazy Taxi
Un must degli anni 90, portabandiera della filosofia del “un gettone e smetto”, Crazy Taxi non è mai riuscito a ritrovare quel feeling nelle conversioni casalinghe. Esattamente come su Dreamcast, il nostro peregrinare per la città e lo scorrazzare follemente tra le strade, con a bordo i nostri folli clienti, perderà dopo poco tempo di significato, riducendo le nostre partite a mere lotte per il punteggio migliore. Potremo scegliere la durata della partita, Arcade, esattamente come in sala giochi, della durata di 50 secondi, oppure 3, 5 o 10 minuti. Il modello di guida è sicuramente tra i più arcade mai visti, il nostro compenso aumenterà sfiorando le collisioni con altre macchine (esattamente come in Outrun) e portando i clienti il prima possibile a destinazione. Ovviamente, anche la difficoltà dell’incarico inciderà, e avremo qualche secondo in più di gioco. Graficamente avanguardista agli albori del Dreamcast, su Xbox 360 continua a fare una buona figura, nonostante ci sia l’impressione, anche in questa conversione, di un abbassamento del numero di poligoni su schermo e qualche occasionale problema di scrolling.
Space Channel 5 Part 2
Probabilmente il titolo più interessante, o quantomeno meglio conservatosi, dei quattro scelti per questa collection. Basato su un concept di gioco particolare e strambo quanto basta, Space Channel 5 aveva saputo ritagliarsi una nicchia significativa tra il pubblico e l’entusiasmo di buona parte della critica videoludica, grazie alla sua carica innovativa. La nostra Ulala, per liberare i terrestri “ipnotizzati” dai robot alieni, dovrà ripetere con la giusta tempistica le mosse di ballo che i “cattivi” mostreranno su schermo di fronte a noi. Up, Down, Left e Right, corrispondenti alle relative freccie direzionali del pad, e “Chu!” ed “Hey!” corrispondenti ai tasti A e B. Ogni volta che sbaglieremo una combinazione perderemo un cuore. Graficamente, pur lontano dagli standard odierni, è il gioco che si presenta meglio degli altri. Il suo look eccentrico, che fa quasi il verso a una certa fantascienza statunitense (di matrice soprattutto televisiva) tipica degli anni 60, rende Space Channel 5 Part 2 ancora bello da vedere e “piacevolmente curioso”.
Sega Bass Fishing
Analogamente a Crazy Taxi, Sega Bass Fishing è un gioco che ha sempre avuto qualche difficoltà nell’affermarsi al di fuori delle sale giochi. La filosofia di gioco è rimasta inalterata: potremo scegliere se giocare la modalità Arcade o quella Classica. La modalità Arcade ricalcherà in toto quanto visto e giocato in sala giochi: 2 minuti di pesca in una delle ambientazioni disponibili, con scelta dell’esca in base alla difficoltà e ricarico di secondi in base alle nostre catture. La modalità Classica invece ci permetterà di partecipare a dei tornei: dovremo pescare il più possibile durante il tempo a disposizione e superare gli stage disponibili. Sega Bass Fishing non può certamente essere definito come una simulazione rigorosa, anche se risulta ugualmente divertente. In base a quanto velocemente recupereremo la lenza, l’esca scelta attirerà i pesci e dovremo trascinarli verso la nostra barca, facendo però attenzione che non spezzino la lenza. Per far questo dovremo utilizzare il control stick destro, in modo da assecondare e far stancare il pesce nelle varie situazioni. Le situazioni di gioco sono pressochè uguali tra di loro e la bassa varietà di ambientazioni (a differenza del secondo capitolo) non aiutano molto. Graficamente continua a mantenere intatto il suo fascino, ma indubbiamente gli anni sono passati anche per Sega Bass Fishing .
Localizzazione arbitraria e confezione globale, con una longevità da coin-up
Una delusione, in parte comunque ampiamente prevedibile, sta nella quasi totale mancanza di localizzazione italiana. A dispetto di quanto dica l’affabile custodia del gioco, solo i menu che collegano la selezione del gioco all’avvio del disco al gioco stesso sono in italiano, ma i giochi in sé sono rimasti tutti in inglese. L’unico ad essere in italiano è Space Channel 5 Part 2, localizzato ai tempi dell’uscita italiana su Dreamcast, e la modalità “Classica” di Sega Bass Fishing. Tecnicamente, come accennato nei paragrafi individuali dei giochi, è stato fatto un lavoro appena sufficiente e, vista l’età avanzata dei titoli proposti, non è un bene. La longevità del pacchetto, così come la sua selezione, è mal amalgamata. Crazy Taxi e Sega Bass Fishing lasciano il tempo che trovano, mentre se riuscirete a sopportare i difetti strutturali dati dall’età di Sonic Adventure, e se Space Channel 5 Part 2 rientrerà tra i vostri gusti, avrete comunque un po’ di ore di sano divertimento a vostro favore.
Conclusioni
Tirando le somme, questa Dreamcast Collection non ha convinto fino in fondo. Il tempo è stato crudele con i quattro titoli proposti, esattamente come il mercato fu crudele nei confronti dell’ultima console marchiata Sega. I giochi sono stati scelti senza un vero criterio, e peraltro erano già tutti disponibili in digitaly delivery proprio su Xbox 360. Il lavoro di restyling è di fatto inesistente, e se filologicamente possiamo anche accettare questa scelta, da un punto di vista tecnico non si può non pensare al “compitino” eseguito senza alcuno sforzo. Il prezzo budget con cui la Dreamcast Collection viene proposta al pubblico potrà far chiudere un occhio sull’obsolescenza ludico/tecnica, regalando un po’ di retrogaming agli affezionati. Per chi invece sperava in un restyling degno di nota, e magari possiede anche i capitoli originali, non v’è motivo di essere interessati.