Fatto numero 1: gli Stati Uniti sono attualmente la più grande potenza economica e militare esistente al mondo. Vero. Fatto numero 2: i Paesi dell’Estremo Oriente sono realtà in forte ascesa. Vero. Fatto numero 3: Stati Uniti e Corea del Nord non vanno esattamente d’accordo. Verissimo. No, non stiamo scrivendo un trattato di geopolitica, si tratta degli assunti di base da cui gli sviluppatori dei Kaos Studios , sotto l’egida di THQ , sono partiti per creare il mondo in cui si svolge la loro ultima fatica: ” Homefront “. Tale titolo è un FPS , previsto per la primavera 2011 per Xbox 360 , PS3 e PC , non dissimile dai mostri sacri del genere, che però si propone come validissima alternativa ai franchise già consolidati. Della componente multiplayer ci siamo già occupati qualche tempo fa, mentre qui tratteremo della campagna in singolo, che noi di Cyberludus abbiamo potuto provare con mano lo scorso 3 novembre nell’insolita cornice di un ristorante coreano del capoluogo lombardo. E la location non è casuale…
United States of Corea
” Homefront ” si svolge in un futuro prossimo, nel 2027, in cui lo scenario geopolitico è stato rivoluzionato. Tutto nasce dalla morte del leader della Corea del Nord, Kim Jong-Il , che lascia la strada libera al suo successore Kim Jong-Un, uomo non esattamente brillante per capacità diplomatiche. Il neo presidente coreano infatti procede all’annessione della vicina Corea del Sud prima e di altri Paesi limitrofi, tra cui il Giappone, subito dopo, per poi passare all’accrescimento del potenziale militare del paese. Il tutto mentre i loro rivali storici americani non se la passano propriamente bene: una serie di problemi interminabili (dalla crisi economica ai disastri ambientali) ha destabilizzato fortemente il Paese della Libertà , indebolendolo dall’interno. E proprio di questa debolezza approfittano i Coreani, lanciando un attacco tramite impulso elettromagnetico ( EMP , ndr) che mette gli Stati Uniti in ginocchio, per poi procedere all’occupazione. Sono due anni che l’America, dalla California al Mississippi, è occupata dalla Grande Repubblica di Corea e noi saremo chiamati a partecipare alla resistenza. Occhio però, non aspettatevi di salvare il mondo con le sole vostre mani. L’ospite d’onore dell’hands-on milanese, Jeremy Greiner di Kaos Studios , ci ha spiegato che la nostra missione consisterà in un “semplice” trasporto di carburante verso la costa ovest degli Stati Uniti in compagnia di un manipolo di uomini. E la scelta di dare vita ad un’impresa che di primo acchito sembra banale non è stata casuale, ma deriva dai consigli di una fonte più che attendibile. Vi presentiamo John Milius, autore di perle come “Red Dawn” e il leggendario “Apocalypse Now”, che ha collaborato con gli Studios per dare vita alla componente narrativa di ” Homefront “. Come raccontatoci da Greiner, il primo consiglio che Milius ha dato loro è stato quello di non far compiere al giocatore imprese palesemente assurde, ma di mantenere la trama quanto più credibile possibile, in modo da portare il coinvolgimento del giocatore al massimo. E gli sviluppatori hanno seguito alla lettera il consiglio: noi impersoneremo un ex pilota dei Marines di nome Robert Jacobs, che vive in quel che resta della ridente (si fa per dire) cittadina di Montrose, in Colorado. Tutto inizia quando abbiamo visite in casa.
Resistere, resistere, resistere
A bussare alla nostra porta, pochi secondi dopo aver appreso come spostarci, sono i nostri “amici” del KPA (l’esercito di occupazione coreano), che con la gentilezza che li contraddistingue, ci arrestano e portano via, non prima di averci accuratamente stordito con un colpo in testa. Al nostro risveglio, saremo caricati su quello che era uno scuolabus, al fine di essere portati in uno dei campi di lavoro (o meglio, stadi sportivi ora adibiti a campi di lavoro) in mano agli invasori. La scena è apocalittica: guardando dal finestrino potremo scorgere arresti di massa, uomini divisi dalle donne, soldati intenti a malmenare i prigionieri, Montrose messa a ferro e fuoco. Ignari di ciò che ci succederà, veniamo avvicinati dall’altro detenuto presento nello scuolabus, che ci fa un sunto della situazione e degli ultimi anni di occupazione. Mentre lui ci parla, lo scuolabus parte e noi possiamo spostare la visuale per guardare ciò che succede. Lo stesso Greiner ci ha consigliato di guardarci intorno, perchè è un momento molto intenso, in cui è possibile scorgere alcune scene che mirano a farci capire appieno l’atmosfera del gioco. E aveva ragione: mentre le ruote del nostro mezzo scorrono, ci passano davanti scene davvero cariche soprattutto sul lato emotivo. Persone che oppongono resistenza all’arresto, un uomo che cerca di scappare ma viene freddato proprio di fianco al bus, con conseguente spargimento di sangue su un finestrino; addirittura (e questa scena è quella che ha impressionato di più i presenti) marito e moglie trucidati sotto gli occhi del loro bambino, che correrà chiamando i suoi genitori ormai senza vita. L’atmosfera è emotivamente intensissima, restare impassibili di fronte a queste scene è impossibile, la gravità della situazione è palpabile. Greiner ci ha anche spiegato che in questo segmento le scene sono molteplici e difficilmente captabili al 100% tutte insieme. Questo, proprio per dare la sensazione di essere inermi e circondati da una spirale di violenza e atrocità sempre crescente. Ad un certo punto il nostro scuolabus salta in aria e verremo avvicinati e liberati da due guerriglieri, un uomo e una donna, che ci forniranno una pistola e ci chiederanno di seguirli. I due si chiamano Connor e Rihanna e hanno la missione di portarci in salvo dal loro capo Boone. Ma non sarà facile, perché sulla strada saremo ovviamente braccati dall’esercito coreano, desideroso di farci assaggiare il loro piombo.
Insomma, sul piano dell’atmosfera, ” Homefront ” sembra davvero avere stile da vendere. E’ adrenalinico, è teso, è ansiogeno. Anche nei momenti in cui ci ritroveremo in ambientazioni in perfetto stile Suburbia, il nostro battito si manterrà costantemente accelerato e la nostra attenzione sempre altissima. E la sensazione di ansia è aumentata ulteriormente per via della penuria perenne di munizioni a nostra disposizione. Saremo lì fuori, costretti a dover usare le armi dei nostri nemici per difenderci da frequenti piogge di fuoco. Inutile dirlo, l’esperienza è a dir poco coinvolgente, prende di peso il giocatore e lo investe con una moltitudine di emozioni tale da lasciarlo scioccato, incollandolo alla sedia per fargli vedere come prosegue la storia. Altro elemento importante è, infatti, il modo in cui quest’ultima procede: nessuna missione preassegnata tramite briefing, ma una trama che si costruisce di pari passo al nostro incedere nella trama. Sembra non ci sia una vera e propria missione da compiere, ma che le decisioni vengano prese quasi sul momento dai personaggi. Se a questo, infine, aggiungete tocchi di regia che rendono ancora più drammatico il tutto, come una donna che al nostro fianco, mentre siamo sotto il fuoco nemico, continua a urlare implorando di proteggere il suo bambino e a chiedersi il “perchè di tutto questo”, risulta chiaro come ” Homefront ” sia dotato di un setting, un’atmosfera e una realizzazione narrativa di grandissimo impatto.
Piacere, il mio nome è Goliath
Passiamo però al cuore pulsante di ogni gioco, cioè il gameplay. In questo, ” Homefront ” non si discosta dalla giocabilità solida come la pietra dei suoi predecessori illustri, sia di sponda Electronic Arts che di sponda Activision. Le leve sono adibite agli spostamenti fisici e di visuale, coi grilletti posteriori sarà possibile mirare di fino e sparare, sarà possibile con gli altri tasti saltare, accovacciarsi e ricaricare. Insomma, sotto questo aspetto nulla di nuovo sotto il sole, e non è necessariamente un male, dato che la formula resta tanto classica quanto vincente. Sarà possibile, come da copione, portare con sé solo due armi alla volta, intercambiabili tramite la pressione del tasto Y (triangolo per gli utilizzatori PS3). A questo va ovviamente aggiunta la possibilità di sfruttare anche le granate e gli attacchi corpo a corpo. A portare una ventata di novità però è la presenza di alcune fasi che ci richiederanno di utilizzare droni adibiti al combattimento. Durante una sequenza di gameplay da noi testata, appartenente al primo capitolo dal titolo “Why we fight” , facciamo la conoscenza del Goliath, mezzo pesante controllato in remoto e dotato di mitragliatrice e lanciamissili. Ebbene, il simpatico Goliath gode di vita propria, si muove in automatico sia negli spostamenti che nel fuoco “leggero”: ciò che noi saremo chiamati a fare, invece, sarà agganciare i bersagli con il binocolo a nostra disposizione ed indicare così il punto esatto in cui lanciare i missili. L’operazione risulta divertente e fornisce una piacevole variante all’azione di gioco standard. Momenti come questo si succederanno più volte nel gioco, così come le sessioni a bordo dei veicoli. Insomma, la formula è sicuramente pluricollaudata, ma non per questo c’è da annoiarsi. Spesso, nei nostri spostamenti o durante i conflitti a fuoco prenderanno vita eventi scriptati, che oltre a costruire sapientemente quella formidabile atmosfera di cui sopra, mischiano le carte in tavola del gioco. Immaginate di rialzarvi tranquilli dopo una serratissima sparatoria, salvo poi assistere all’improvvisa esplosione di una parete dalla quale vedrete uscire un altro plotone di nemici pronto a farvi lo scalpo, così da non permettervi di abbassare la guardia nemmeno per un attimo. In definitiva, ” Homefront ” ripropone una formula di gioco a prova di bomba, sapientemente trasposta in un contesto dal ritmo elevato, ed arricchita con qualche elemento, come l’uso dei droni, che non può che far piacere.
Gli occhi puntati
Graficamente, ” Homefront ” fa uno sfoggio sapiente dell’ Unreal Engine 3 , che tante soddisfazioni continua a dare. Il risultato è una grafica al passo coi tempi, fluida e ben dettagliata, capace di rendere molto accuratamente anche tutti quegli effetti visivi di contorno, quali esplosioni e fiamme. I paesaggi visti finora, presi dalla realtà suburbana americana, sono al tempo stesso familiari e “alieni”: si riconoscono tutti quegli elementi propri dell’ American Lifestyle , ma sono rovinati , distrutti, testimoni di una decadenza aggravata dall’occupazione coreana. L’ Unreal Engine 3, nelle mani dei Kaos , altro non fa che tradurre ciò che vuole essere l’idea di fondo del gioco in una serie di vedute di buon impatto, che possano colpire il giocatore nel profondo e farlo sentire parte attiva della resistenza. Il comparto audio è anch’esso degno di nota, sia per quanto riguarda il doppiaggio (anche se ovviamente siamo curiosi di vedere come verrà curata la localizzazione in italiano), sia per le musiche di sottofondo e gli effetti sonori. In particolare, questi ultimi sono estremamente curati e capaci di immergere ulteriormente l’utente in quella che è la realtà di gioco. Nel nostro test, armati di cuffie surround, il risultato è stato quello di un’estraniazione totale da quella che era la realtà che ci circondava: i rumori di ciò che accadeva intorno al nostro avatar ci spingevano a voltare il nostro “sguardo reale” nella direzione da cui provenivano, prima di pensare di girare la telecamera con l’apposita levetta. Insomma, anche per quanto riguarda l’aspetto meramente tecnico, ” Homefront ” sembra promettere molto bene.
Il fronte della porta accanto
In conclusione, ” Homefront ” è un titolo che pur non potendo vantare la fama dei più blasonati “colleghi”, allo stato attuale fa veramente bella mostra di sé per quanto riguarda la campagna single player. A fronte di un gameplay facilmente riconducibile ai canoni classici del genere (aspetto che come già detto non è necessariamente negativo), i ragazzi di Kaos Studios hanno voluto conferire uno spessore narrativo particolare all’intera esperienza di gioco. Sia il setting, sia gli espedienti usati per lo svolgimento, sia anche la realizzazione tecnica stessa operano tutti in questo senso, contribuendo ad immergere totalmente il giocatore nella “realtà” di ” Homefront “. E la sensazione è esattamente quella che THQ e Kaos auspicano, cioè quella di sentirsi vicini alla battaglia, realmente dentro la resistenza nei confronti dell’oppressore. Per cui, amici di Cyberludus , siate pronti per la prossima primavera e tenete gli occhi aperti. Il fronte di guerra potrebbe attendervi proprio fuori la soglia di casa.