A Eorzea – il vasto mondo fantasy che fa da sfondo a Final Fantasy XIV – le cose non sembrano andare più per il meglio. Tutti i suoi abitanti, infatti, sono afflitti da una terribile maledizione, che (pare!) nemmeno il più impavido degli eroi sia in grado di debellare. Nessuno vive più felice, nemmeno i maghi o i guerrieri più potenti e coraggiosi: tutti hanno perso la speranza. Il male si è abbattuto sul mondo intero; tutto sembra grigio, tetro, piatto: la fine sembra essere imminente.
Royale con formaggio
Insomma, detta così, il canovaccio alla base di Final Fantasy XIV potrebbe rivelarsi tutto sommato interessante, e magari costituire un ottimo elemento di contorno per un MMORPG ricco di sfumature e di quest da affrontare. Peccato, però, che non ci stessimo riferendo alla trama del gioco, peraltro priva di mordente e quasi totalmente assente; la maledizione a cui ci riferivamo, piuttosto, era di natura più tecnica, essendo stata in grado di minare in profondità la qualità del gioco firmato Square Enix e, si intende, non certo per colpa di un mago cattivo, bensì a causa di una produzione frettolosa e di gran lunga poco ispirata.
L’unico filo conduttore dedito a collegare i vari capitoli della serie era, per così dire, la ‘garanzia’ di qualità, rendendo il nome ‘Final Fantasy’ più un marchio, che il titolo di una saga. Tutto ciò che i vari Final Fantasy avevano in comune erano una certa cura per l’atmosfera di gioco e una particolare attenzione riservata alla trama. Di conseguenza, sin dai primi momenti, FF XIV si presenta deliberatamente ‘fuori campo’ – o sottotono, se preferite – rispetto ai propri predecessori, con un misero filmato introduttivo e una manciata di “messaggi di benvenuto” da parte degli npc di turno, in barba totale a sceneggiatura e immedesimazione. Se, da un lato, questo potrebbe non suscitare poi tanto disappunto tra coloro che vivono a pane e MMORPG, chi ha giocato e completato Final Fantasy XI, che fondava l’intera esperienza di gioco sulla storyline (e sopperendo, in tal maniera, ad alcune evidenti lacune del gioco), sarà quantomeno deluso o irritato. D’altro canto, decine e decine di MMORPG di buona qualità sono riusciti ad affermarsi pur avendo una trama scarna, o un’ambientazione poco ispirata, magari grazie a quest originali o a meccaniche di gioco innovative e accattivanti; ma Final Fantasy XIV di sicuro non verrà annoverato tra questi, precisamente perché non ha nulla di buono da offrire.
Innovare in peggio
È singolare, comunque, il modo in cui tutti gli elementi innovativi portati dall’ultima fatica di Square Enix siano in grado di rendere l’esperienza tediosa e monotona. Strano ma vero: i difetti di Final Fantasy XIV e le innovazioni che esso porta coincidono. Le quest, ad esempio, sono state, nella stragrande maggioranza dei casi, sostituite dalle Levequest, uno stratagemma ideato da Square Enix per mascherare… l’assenza di quest. In soldoni, ogni Levequest vi chiederà di eliminare una quantità specifica di alcune creature in particolare, e una volta completatala verrete premiati da punti esperienza. Non potrete però giocarne più di un certo numero al giorno, e dovrete aspettare diverse ore per proseguire nel gioco. Tra l’altro, è da segnalare la totale assenza di un sistema di salvataggio dei progressi fatti durante le quest: un crash o un calo di connessione basteranno per mandare all’aria un’intera ora di gioco.
Se un simile sistema di gioco potrebbe scoraggiare anche i più fiduciosi, è altrettanto vero che non si può di certo cercare consolazione nell’interfaccia, che costituisce un autentico labirinto. Giusto per fare un paragone, ciò che si fa in cinque secondi in World Of Warcraft, in Final Fantasy XIV richiede almeno mezzo minuto (sempre se si sta usando un mouse, perché con un joypad è un’autentica utopia!). La totale assenza di scorciatoie e l’immane quantità di pulsanti e sottopulsanti rende il tutto lento, complicato e noioso. Persino la collaborazione tra giocatori, che a detta di Square Enix sarebbe stato il cavallo di battaglia del gioco, è profondamente scoraggiato e ostacolato da un motore di ricerca falloso e poco efficiente, oltre che da alcune scelte assai discutibili. È impossibile, ad esempio, unirsi a una squadra di giocatori, se non si è concretamente nei loro paraggi; parimenti, durante un combattimento non è consentito selezionare il proprio bersaglio liberamente, ma occorre scorrere da un personaggio all’altro fino ad inquadrare quello desiderato.
Per non parlare, poi, del sistema di divisione dei punti esperienza tra i membri del party, che potrebbe essere definito quasi diabolico. Fondamentalmente, l’esperienza data dal gioco è correlata direttamente all’utilizzo che si fa di una determinata abilità: se, quindi, un membro del gruppo fa piazza pulita dei nemici senza che nessuno rimanga ferito, il guaritore di turno rimarrà praticamente a bocca asciutta di punti esperienza.
La crisi è arrivata anche a Eorzea!
Il sistema economico di Eorzea costituisce la proverbiale ciliegina sulla torta. Square Enix, infatti, ha deciso coraggiosamente di precludere ai giocatori di Final Fantasy XIV un qualsivoglia motore di ricerca destinato al commercio tra personaggi. Piuttosto, ha ideato una (ben poco) brillante alternativa, che ha battezzato con orgoglio Market Ward, grazie alla quale è possibile commerciare “assumendo” un Retainer, ovvero un rivenditore controllato dal computer. Questi sarà reperibile dagli altri giocatori nel bazar di una delle tre capitali, assieme ai rivenditori di altri personaggi. Praticamente, l’acquisto di oggetti interessanti si traduce in tal modo in una vera e propria caccia al tesoro, specialmente nel caso i bazar siano particolarmente affollati.
Potrebbe suonare forzato, ma la cruda realtà è che tutto ciò che c’è in Final Fantasy XIV sembra essere stato creato apposta per rubare tempo al giocatore (tempo di gioco che, naturalmente, è a pagamento). Si parte dall’interfaccia, per arrivare alle Levequest, passando per le meccaniche di combattimento, macchinose e inutilmente complicate. Numerose funzionalità del gioco utili a risparmiare tempo (come il teletrasporto, o la riparazione automatica degli oggetti) si ricaricano dopo ore o non sono efficaci del tutto, per non parlare del fatto che non è possibile avanzare nel gioco per più di un certo numero di quest al giorno. Persino il crafting e l’harvesting, già operazioni naturalmente lunghe e laboriose, sono ulteriormente rallentati e complicati da alcune banalità che, se non rubassero ore e ore di gioco, risulterebbero del tutto irrisorie. Gli spostamenti, poi, non sono mai facilitati e quasi sempre resi piatti e noiosi a causa di ambientazioni poco ispirate, scarne ma vastissime, desolate: per non parlare del fatto che gran parte delle location sono inspiegabilmente inaccessibili! Non è possibile neanche dedicarsi al leveling selvaggio, dal momento che il sistema Fatigue impedisce di allenare certe abilità per un lasso di tempo eccessivo.
Non consolano nemmeno gli aspetti tecnici del gioco che, sebbene si attestino su livelli più che buoni, sono rei di una mancata ottimizzazione e di una disattenta cura per il dettaglio, con paesaggi e città che si somigliano l’un l’altra, salvo per qualche caso eccezionale. Persino la colonna sonora, firmata anche stavolta Nobuo Uematsu, giunge facilmente alla noia a causa di una generale penuria di tracce, e della relativa brevità delle stesse (specialmente in rapporto ai ritmi lenti del gioco).
Chocobo arrosto
Speriamo sinceramente che Final Fantasy XIV sia il “semplice” risultato di uno sviluppo frettoloso, sbadato e poco ispirato. Il gioco di Square Enix ha tutte le caratteristiche dello specchietto per le allodole e della mera iniziativa commerciale, in primis per la scarsissima qualità dell’esperienza offerta, e subito dopo per le innumerevoli trovate finalizzate al time sinking selvaggio. Anche i fan possono mettersi l’anima in pace e aspettare Final Fantasy XV, o una patch messianica che cambi il gioco radicalmente (in meglio, s’intende): per adesso, Final Fantasy XIV di definitivo ha soltanto il nome.