L’infanzia è un periodo bellissimo della nostra vita, che in tanti rimpiangiamo; e uno dei simboli della vita da bambini è l’orsetto di peluche. Un piccolo, tenero e morbido animaletto che ci ha accompagnato tutti nella nostra strada per arrivare tra le braccia di Morfeo ogni sera. In parole povere, l’orsetto di peluche è inevitabilmente associato all’idea della tenerezza e della dolcezza. Ma si sa che anche gli orsetti nel loro piccolo si arrabbiano, e cosa succede quando questo avviene? Gli sviluppatori di Artificial Mind and Movement (creatori tra l’altro del discusso ma stilosissimo “Wet” ) rispondono a questa domanda proponendo al pubblico Naughty Bear, action in terza persona il cui protagonista è un orsetto che non gode esattamente di una popolarità abnorme tra i suoi simili.
Voglia di tenerezza
Vi presentiamo Naughty, uno dei pelosi abitanti dell’Isola Paradise. Il povero piccolo Naughty è un po’ diverso dai suoi simili: già dall’aspetto, il nostro peloso protagonista si presenta con un orecchio consumato, una vistosa cicatrice in volto e un aspetto decisamente poco rassicurante, a differenza dei suoi conterranei che sono invece (come diceva un pinguino che tutti conosciamo) “carini e coccolosi”. A questo aspetto non esattamente affettuoso, Naughty unisce un carattere leggermente spigoloso, anche se in fondo ha un cuore buono… più o meno. E così arriva il giorno in cui gli altri orsetti decidono di dare una festa di compleanno per uno di loro, ma evitando di invitare il povero Naughty. Venuto a conoscenza dell’evento, Naughty si presenta ugualmente portando anche un dono per il festeggiato, ma per tutta risposta viene nuovamente deriso dagli altri. Tornato a casa allora, ha in mente una parola sola: Vendetta! E come vedrete, gli altri orsetti avrebbero fatto meglio ad invitarlo.
“Manhunt” ricoperto di peli
Prima missione di Naughty: rovinare la festa. Ma non si tratta di strappare festoni e fare scenate. Naughty è un po’ più scenico, e preferisce darsi alla tortura e all’uccisione. Naughty Bear infatti può essere definito la versione quasi coccolosa di “Manhunt”, gioco action uscito qualche anno orsono caratterizzato da una dose di violenza a dir poco massiccia. Qui al posto dei fiotti di sangue ci sono batuffoli di cotone, ma la violenza e il sadismo sono a livelli spropositati. Molto semplicemente, si può sintetizzare con la formula “quando Freddy Krueger incontra Coccolino”. Ogni livello corrisponde ad una situazione diversa, in cui Naughty dovrà spaventare, torturare, seviziare ed eliminare ogni singolo orso presente nello scenario. Attenzione però, non si tratta solo di uccidere gli orsi, quella è la parte facile: la psicologia è fondamentale, non conta la morte quanto la paura. Per arrivare a far impazzire gli altri orsi, fino anche a spingerli al suicidio, i modi sono molteplici: ci si può nascondere in un cespuglio e saltare fuori urlando, brandirgli l’arma in faccia, distruggere gli oggetti in giro, uccidere un orso e lasciare il suo cadavere in bella vista, ferirne a morte un altro e lasciarlo andare in giro così che gli altri vedano la sua agonia. Il motivo per cui la tortura importante è perché ad ogni nostra azione corrisponderà un punteggio, più siamo vari nelle azioni, più facciamo impazzire gli altri orsi, più aumenteranno i punti e il relativo moltiplicatore. Se si diventa ripetitivi nelle azioni o non si compie nessuna cattiveria per qualche tempo, il moltiplicatore calerà, a meno che non si prenda l’apposito power up che congela temporaneamente il moltiplicatore. Ma scendiamo più nel dettaglio e vediamo gli strumenti a nostra disposizione.
Sul filo del machete
Abbiamo visto che il compito di Naughty è seminare panico e morte, ma non si può fare questo solo a mani nude. E così il nostro peloso antieroe può contare su un arsenale di tutto rispetto: machete, accetta, mazza da baseball, bastone, pistola… Ce n’è per tutti i gusti. Ad ogni arma corrisponde un’uccisione particolare, attivabile cogliendo di sorpresa l’orso malcapitato di turno. Ma come visto poco fa, non basta uccidere, bisogna farlo con stile, e i mezzi per farlo non mancano. Tagliole e mine adesive sono in grande quantità negli scenari e unendo questi strumenti agli elementi dello scenario sarà possibile tendere delle trappole agli altri orsi. Ad esempio, si può manomettere un automobile e piazzarci una bella tagliola vicina. Un orso diligente si accorgerà del guasto e andrà a provare a ripararlo, finendo così nel nostro tranello. Gli elementi con cui sarà possibile interagire nello scenario saranno moltissimi, dal barbecue al lavandino, dall’automobile al telefono pubblico. Bisogna però stare attenti, perché nel momento in cui gli orsi si accorgeranno di Naughty non staranno con le mani in mano: alcuni si barricheranno in casa, spostando i mobili sulle porte, altri telefoneranno alla polizia, altri ancora tenteranno la fuga via mare. Nel corso del gioco inoltre si faranno vivi altri tipi di orsi, dai ninja agli S.W.A.T., che proveranno a rendere l’esperienza più varia. Ogni episodio sarà un nuovo scenario, che prevederà diverse modalità, ad esempio Killer, in cui dovremmo uccidere tutti i presenti, Intoccabile, dove la missione sarà uccidere senza essere mai toccati, e Invisibile, in cui nostro obbiettivo sarà compiere tutte le azioni rimanendo celati agli altri orsi.
Carino ma non troppo
Veniamo a questo punto a valutare i vari aspetti di Naughty Bear. Sicuramente l’idea di base è validissima: mettere elementi del mondo dell’infanzia in un contesto di violenza estrema, per quanto alcuni possano trovarlo discutibile, conferisce una fortissima carica stilistica all’insieme. Siamo di fronte proprio ad un grande esempio di umorismo nero, l’ironia è spinta all’estremo, e dà un sapore particolare al gioco. Sotto il profilo del gameplay le meccaniche sono buone ma non eccelse: la varietà delle azioni disponibili è buona e l’essere quasi costretti a dover torturare psicologicamente gli altri orsi anziché solo freddarli aumenta sicuramente la varietà del titolo. Il problema è che alla lunga diventa ripetitivo, a fronte anche della poca varietà degli scenari e della sostanziale similitudine tra le varie modalità disponibili per ogni episodio. L’IA dei nemici è di buon livello, in quanto non staranno con le mani in mano ad aspettare la loro ora, ma come abbiamo detto proveranno a contrastare la nostra furia omicida; per contro i nemici non sono scaltri come quelli visti in altri titoli, per cui anche qui siamo di fronte ad un livello buono ma non eccellente. I controlli sono immediati e piuttosto vari e permettono di compiere un’alta gamma di azioni. L’unico neo evidente sotto questo aspetto è la gestione della telecamera, già discutibile lasciata in automatico, e che diventa un rodeo quando si decide di spostarla manualmente tramite lo stick analogico destro. Per quanto riguarda il comparto tecnico, la grafica è abbastanza pulita e definita, anche se inferiore rispetto a moltissimi altri titoli di questa generazione. La palette è appropriata al contesto, con una predominanza di colori pastello che ben si sposa col mondo “cotonato” del gioco. Il comparto audio presenta una localizzazione completa in italiano, non esente da imperfezioni, ma sicuramente godibile, soprattutto la voce fuori campo che dialoga con Naughty all’inizio di ogni episodio molto in stile Teletubbies.
Naughty game
In definitiva, come giudicare l’ultima fatica degli Artificial Mind and Movement? Sicuramente le premesse sono ottime, e l’elemento preponderante del gioco è lo stile che è possibile definire unico (che la software house in questione fosse molto brava a caratterizzare in maniera unica i propri lavori lo si era già visto in “Wet”). L’impressione generale però è che sotto a questo spessissimo ottimo strato superficiale ci sia un gioco nella media, pensato sicuramente bene ma non realizzato al massimo delle sue potenzialità. A minarne l’appeal sono soprattutto un impianto di gioco sì vario, ma alla lunga ripetitivo e un comparto tecnico non all’altezza di altri giochi della generazione recente (e non parliamo solo di capolavori quali “Assassin’s Creed II”, ma anche di altri titoli di ben inferiore caratura, “Dark Sector” per dirne uno). In ogni caso Naughty Bear, anche se non un capolavoro, è un gioco che vale la pena provare, perché si tratta comunque di un titolo che nasce da un’idea talmente originale da dover essere quantomeno assaggiata.