CAPITOLO UNO – Rise and Shine
Si spengono le luci, si abbassano le voci. L’ E3 2010 sta per cominciare e ancora una volta l’attesa è palpitante, adrenalinica. Ecco che sul solito schermo gigante stanno per essere proiettate le prime, scintillanti immagini dell’evento Microsoft . E’ un’abituè: da qualche anno a questa parte il colosso di Redmond si è auto investito del difficilissimo compito di aprire le danze losangeline, spesso portandolo a termine con successo. E se il buongiorno si vede dal mattino. . .
Senza dubbio si inizia col botto: a far bella mostra di sé ecco che appare dal nulla Activision, nulla comunque di così misterioso; naturalmente è Call of Duty: Black Ops , chi sennò? Ed ecco che sugli spalti figura orgoglioso l’head di Treyarch , Mark Lamia, pronto a regalarci un piccolo ma gustosissimo saggio di quel che sarà il settimo capitolo di una milionaria serie, “quasi” fortunata oseremmo dire. E si parte! Vietnam , 1969: Lamia controlla il suo alter-ego muovendosi affannosamente e silenziosamente all’interno di un cunicolo sotterraneo, armato di revolver: questo sì che è un pezzo da Novanta. Qualche sequenza scriptata qua e là, dei soldati che escono dalle pareti a far strage dei pochi compagni rimasti sul campo e il gioco è fatto. Ma il bello viene ora: ecco che il protagonista si ritrova all’aperto, in quella che dovrebbe essere un'”H” d’atterraggio naturale, così, arrangiata nel bel mezzo della giungla vietnamita. I vietcong sparano da ogni dove, ma il nostro obiettivo è raggiungere quel dannatissimo apache pronto al decollo. Il pilota ci fa segno di procedere, via libera. Il rotore comincia a girare sempre più velocemente, il rumore è talmente assordante da annichilire persino i mortai nemici: si parte. Beh a questo punto avremmo pensato ad una missione di salvataggio con pronto rientro alla base, ma così non è. Pilota davanti, noi dietro, comincia la festa; l’apache si apposta nei pressi di una costa, alle sue pendici una sequela disarmante di basi nemiche, che disegnano ordinatamente il profilo scosceso del crostone roccioso. Lamia entra subito nel vivo dell’azione, dando sfoggio delle sue abilità di cannoniere e mitragliere: basta una manciata di secondi per trasformare il territorio nemico in un cumulo di carne e cenere (i covi sono tipicamente di legno e paglia). Dimostrazione conclusa, si passa ad altro. D’ora in avanti, dice il presentatore Microsoft, i prossimi DLC di Call of Duty saranno esclusiva Xbox 360 ; temporale o meno che sia questa è già un’interessante notizia. Gli applausi non mancano, quasi meritati se è per questo.
E’ la volta di Peter, Peter Molineaux . Lui è solito a queste comparse geniali, come un fulmine a ciel sereno: da un campo di battaglia del ’69 veniamo così catapultati nel fantastico regno di Albion , ma stavolta Peter non si perde in chiacchiere; a far da coreografia interviene un classico teaser trailer dedicato interamente a Fable III, terzo capitolo della “controversa” saga Lionhead. Nulla di particolare da segnalare, se non la presenza del re di Albion, ossia colui che saremo chiamati ad impersonare con l’intento di insegnarci a “regnare”; ci abitueremo, nonostante finora fossimo avvezzi solo all’azione. E così, più che di GDR fantasy/action potremo parlare di GDR fantasy/gestionale/action, sperando che al terzo tentativo Molineaux riesca, finalmente, a centrare del tutto il bersaglio. Applausi moderati ma colmi di speranza.
Sembrava fosse giunto il momento di rilassarsi e invece Microsoft infierisce, infierisce ancora. Terminato lo show Molineaux, entra in scena nientemeno che Cliff B , sì proprio lui, quel biondo ragazzino californiano che nel 2006 incantò tutti con la primissima dimostrazione di quell’immensa killer application nota ora come Gears of War . Ebbene, il chief di Epic Games ritorna sul palco per la terza volta per parlare di Gears of War 3 , naturalmente, titolo conclusivo di una drammatica trilogia. E come di consueto, Cliff attira su di sé l’attenzione della folla: “Let’s check it out!”
E’ un Marcus più “smanicato” del solito quello che appare a tutto schermo, ma sempre e comunque letale e spregiudicato. Stavolta non imbraccia il suo amato Lancer dotato di motosega (prima o poi il carburante doveva finire), ma un fucile un po’ più classico e nuovo di zecca, armato di baionetta. Quest’ultima si mette subito in mostra dando vita ad una sequenza di infilzamenti dal resoconto fortemente splatter, del quale le immancabili locuste si rendono ignare complici. L’azione procede repentinamente secondo le meccaniche classiche del titolo e al nostro fianco figurano il semper fidelis Dominic Santiago e la “new entry” al femminile dall’aspetto dark, presumibilmente la tanto “rumoreggiata” Bernie Mataki. Tra le novità spicca sicuramente la presenza in superficie degli “Splendenti”, ossia spaventose locuste modificatesi geneticamente per via di inattesi effetti collaterali scatenati dal contatto con l’emulsion, unica fonte energetica rimasta accessibile agli abitanti del pianeta Sera. Visivamente, per quanto sia ancora acerbo discuterne, Gears of War 3 si mostra in forma luminosa e smagliante, con ambientazioni stavolta un po’ più colorate del solito, complice un miglioramento dell’instancabile Unreal Engine 3. Scontri con le locuste si alternano freneticamente a quelli contro gli splendenti, fino a giungere ad una sorta di mini boss finale che segna il malvoluto epilogo della dimostrazione. Cliff B ha cercato di accontentare un po’ tutti, insomma, mostrando della sua creatura solo lo stretto necessario e accennando placidamente ad una nuova modalità, denominata “Beast”. Applausi più che meritati, sperando questi si possano ripartire equamente anche per il fronte multiplayer. Ai posteri l’ardua sentenza.
Mai ci saremmo aspettati un E3 da subito così aggressivo e, ad alimentare la nostra sorpresa, ci pensa Bungie . Solitamente, un titolo come Halo veniva giustamente “relegato” alla fase conclusiva dell’evento, ma i tempi sono cambiati. In fretta e furia gli uomini marchiati Bungie salgono sul palco, si impossessano del joypad e danno inizio allo show. E, in effetti, che show! Ci eravamo da poco lasciati con l’esperienza globalmente positiva della beta multiplayer, ma volevamo di più: eccoci accontentati! La dimostrazione sta per partire, finalmente sonderemo uno spezzone di campagna. I sei uomini, anzi, i sei spartan del Noble Team stanno per atterrare su un campo di battaglia, uno dei tanti che da anni incendiano la superficie del pianeta Reach. Nei panni di uno dei sei supersoldati, appena atterrati si entra nel vivo dell’azione, in una sorta di “sbarco in Normandia” in chiave moderna, anzi, in chiave “Halo”; l’uomo marchiato Bungie comincia a farsi largo tra ripari rocciosi e proiettili al plasma, imbraccia il suo fucile d’assalto e dà inizio all’offensiva. Due, tre Covenant abbattuti e il nostro spartan coglie subito l’occasione per mostrare al pubblico il suo nuovo gioiellino: un lancia granate semi-automatico dagli effetti devastanti. L’azione è viva, frenetica, coadiuvata da un’atmosfera assolutamente in linea con gli stilemi della serie e da uno scorcio panoramico che rasenta la maestosità artistica e paesaggistica. E’ lui, è Halo !
Ma non finisce qui, al termine della prima sequenza i sei Spartans rientrano in “cabina”, pronti a decollare e sfrecciare verso la troposfera. No, non è finita. Sta per accadere qualcosa di epico, una cosa mai successa prima d’ora in un titolo della serie: l’uomo marchiato Bungie ritorna in azione, ma non a terra e neanche in cielo. Dove? Nello spazio! A bordo della nostra “piccola” astronave ci ritroviamo nel vuoto più assoluto, pronti ad ingaggiare uno scontro interstellare con i propulsori Covenant, con il pianeta Reach che sta lì, a godersi lo spettacolo. La sequenza dura giusto un istante, quanto basta per far intendere al pubblico che di carne al fuoco ce n’è, eccome se ce n’è. Sì, non c’è dubbio, questo è Halo! Applausi scroscianti, folla in visibilio, consci che Bungie si può ancora considerare sinonimo di qualità, nonostante qualche piccola incertezza con il precedente episodio.
Beh sicuramente una menzione d’onore la merita, e non per ultimo, il buon vecchio Hideo Kojima ; lui, la stoffa dell’hardcore gamer non l’ha mai persa e lo dimostra salendo sul palco, accennando qualcosa in inglese, sforzandosi di farsi capire, e presentando a tutti l’evoluzione della sua creatura: Metal Gear Solid: Rising . Quello che Rising proietta sullo schermo sono le sofisticate acrobazie di Raiden, che si dimostra più agile e cinico che mai. Lo stesso teaser ci chiede: “What will you cut?” – “Cosa taglierete?” . Il riferimento all’uso esplicito di una micidiale lama come arma primaria fa subito intendere cosa il nuovo MGS celerà dietro la maschera, un mix esplosivo fatto di azione e spionaggio, con un Raiden che ricorda vagamente Ryu. Gli applausi ci stanno tutti e l’attesa per questo Metal Gear Solid: Rising si fa decisamente estenuante.
CAPITOLO DUE – L’era del Casual
Ed eccoci arrivati alla seconda parte della conferenza; fin qui nulla da dire, Microsoft ci ha intrattenuti dando spettacolo, ma qualcosa lascia comunque l’amaro in bocca. Saranno state le frettolose dimostrazioni di gioco, fatto sta che il “grosso” è filato via come se nulla fosse. E adesso? A questo punto non rimane che Kinect , la nuova periferica di movimento pensata da Microsoft proprio per contrastare l’indiscusso dominio Nintendo in ambito casual. Su schermo ci vengono spiegate le caratteristiche peculiari di questa prodigiosa periferica ultrasensoriale: poter controllare direttamente con il movimento delle mani la dashboard di Xbox 360 , con annesse tutte le sue funzionalità, rende chiara l’idea sulla potenziale versatilità che Kinect sarà in grado di offrire a noi giocatori. Naturalmente, non basta questo per contrastare Nintendo, Microsoft lo sa ed è per tale ragione che, ora, a scorrere inevitabilmente sono le sequenze di gioco tratte dalla nuova line-up di prodotti casual pensati appositamente per Kinect: i Kinect Sports ! Di mezzo c’è Rare che, con un netto restyling sul fronte logo e marketing, si vanta della sua rinnovata e spiccata tendenza casual. A dominare la scena sono dunque titoli di ogni genere e natura, ma nulla che non si sia già visto altrove, magari proprio con Nintendo: football, tennis, pallavolo, basket, corsa ad ostacoli e chi più ne ha più ne metta sono solo i primi esempi.
A seguire qualcosa di un po’ più “innovativo”; ricordate la famosa nonché catartica dimostrazione di Project Milo? Bene, immaginate ora di applicare quel concetto di interazione con un’intelligenza artificiale avente però come oggetto di discussione un animale. Il risultato? Kinectimals ! Una bambina giapponese, sì e no di 8-9 anni, sale sul palco e comincia a gesticolare di fronte allo schermo; cos’è che l’attira così tanto? Semplice, un cucciolo di tigre che, molto affettuosamente (quanto inverosimilmente), comincia a reagire agli stimoli che gli giungono dall'”esterno”, in questo caso la bambina che, delicatamente, ingaggia una serie di mini giochi con il cuccioletto, quali salto alla corda, nascondino, lancio oggetti e così via. Dimostrazione conclusa, la bambina saluta il tigrotto ed abbandona la platea, che applaude. Un applauso soffocato, quasi a non volerci credere (in senso positivo o negativo?).
Poi è la volta di Kinect Adventures . A differenza di KinectSports , quest’ultimo tende la mano al giocatore e lo immerge in ambientazioni estreme, con tanto di sfide a bordo di canotti, sballottati qua e là nel bel mezzo di tumultuose rapide, o di carrellini che scorrono su binari e costringono a coordinarsi per mantenere l’equilibrio. L’impatto con Kinect è decisamente ambiguo: da un lato si aspettano “grandi cose”, potenzialmente sfruttabili in ottica “hardcore”, dall’altro, invece, c’è la realtà, costellata di party-game in piena regola ed orientati verso un pubblico poco avvezzo al “videogame”.
La lieve monotonia scaturita da questa incessante sequela di giochi casual giunge al termine, ma Microsoft deve ancora porre la vera ciliegina sulla torta. L’ultima speranza rimasta, a tempo quasi scaduto, è che venga finalmente annunciata la famigerata Xbox 360 Slim , della cui esistenza si vocifera ormai da tempo. Ed eccola, che appare magicamente da sotto la scocca vuota di una canuta tre-e-sessanta: “Black, slim and shiny” , questi i tre aggettivi che meglio la descrivono. Un solo commento raggela la platea: Xbox 360 Slim sarà disponibile a partire da questo Week-end!