Un avversario della pirateria
Siamo agli inizi degli anni ’90, precisamente nel 1991. Sono gli ultimi anni di vita del glorioso Nintendo Entertainment System e il suo fratello maggiore, il Super Nintendo, sta già accumulando i primi consensi con titoli di incredibile calibro, pieni di quel sublime fascino che è riuscito a stregare milioni di giocatori in tutto il mondo. In questo periodo, purtroppo, iniziano a prendere piede anche le console e le cartucce pirata, spesso contenenti titoli originali con titolo modificato per eludere il copyright e distribuirli a prezzo inferiore. Active Enterprises si schiera dalla parte del consumatore, offrendo una compilation di giochi “nuovi e originali” per affascinare un pubblico stanco delle cartucce pirata contenenti titoli interessanti, ma già visti e rivisti. In quello splendente anno fa la sua comparsa su NES solo sul territorio americano, e al prezzo “accattivante” di 200$ (la pubblicità citava “Meno di 4$ a gioco!” come se fosse un’offerta affascinante) una nuova collezione di giochi pronta ad entrare nel cuore di tutti i giocatori del mondo da quel momento in avanti… E per tutti i motivi sbagliati… Perché nessuno poteva immaginare che quella compilation sarebbe divenuta orribilmente famosa, al punto tale da essere “omaggiata” da molti dell’onoreficenza di “peggior gioco della storia”: “Action 52“.
52 giochi, 0 creatività, infiniti problemi
Dopo una breve introduzione di discreta qualità, con tanto di voce sintetica che vi introduce alla selezione, il menù di “Action 52” mostra al giocatore le tante possibilità di gioco alle quali può andare incontro. Già da questa lista, però, si possono scorgere i primi problemi: a quanto pare almeno un titolo su due contiene dei pesantissimi errori di battitura e alcuni di questi non trovano giustificazione nemmeno nella tecnica dell’abbreviazione. Per quanto il retro della scatola del gioco promettesse 52 esperienze mai viste (anche se, ironicamente, loro stessi hanno inserito “new and original” tra virgolette, quasi a voler ironizzare sul loro stesso lavoro), in realtà i giochi di questa compilation possono essere divisi in circa otto categorie: platform a scorrimento, platform a schermo fisso, sparatutto a scorrimento verticale, orizzontale e fissi, picchiaduro a scorrimento, puzzle e multiformato. A leggerla sullo schermo questa può sembrare una premessa decisamente interessante; il problema sta nel fatto che ognuno di questi giochi è parto di una programmazione aberrante, un infuso estenuante di pixel che va provato almeno una volta per poterci credere! Il riciclo degli sprite, degli sfondi, degli effetti sonori e delle musiche è all’ordine del gioco e può capitare di controllare lo stesso personaggio o sconfiggere gli stessi nemici in giochi differenti semplicemente osservando animazioni ricolorate di sprite dei quali si aveva già fatto triste esperienza. Ognuno di questi 52 giochi, inoltre, soffre di almeno 2 o 3 bug fatali, che rendono il gioco incompletabile o impossibile da portare a termine. E’ necessario portare alcuni esempi: nel gioco “Fuzz Power”, dove si controlla un nanetto peloso, non è possibile completare il terzo livello in quanto il level design apparentemente folle ha generato una serie di rocce che il personaggio non può saltare, obbligando l’utente a resettare il gioco. Altre volte, come nel caso di “Atmos Quake” o “Micro Mike”, le figure su schermo possono come esplodere in tanti pixel confusi, portando a immotivate morti istantanee e alla completa impossibilità di completare anche solo uno dei pochi livelli disponibili, coadiuvati dall’apparizione casuale di nemici e proiettili, spesso impossibili da sconfiggere o evitare. L’apice del nonsense è toccato da due titoli in particolare, ovvero “Alfredo” (che nella schermata del titolo diventa, senza coerenza, “Alfred N The Fettuc”) e “Jigsaw”, i quali, molto semplicemente, non funzionano… E’ impossibile giocare a questi giochi sulla cartuccia originale in quanto il menù manda il gioco in crash una volta selezionati i titoli, costringendo a premere ancora una volta l’ormai consumato tasto “reset” della console. Alcuni emulatori riescono ad aggirare il problema, pur non sentendone davvero il bisogno in quanto si tratta di tecno-ciofeche esattamente come tutti gli altri. Come se non bastasse, alcuni titoli condividono i bug più spietati: a volte il punteggio non aumenta, possono essere presenti barre dell’energia completamente inutili, la registrazione delle collisioni è talmente pietosa da causare la morte anche quando, ad esempio, si riesca ad aggirare largamente un ostacolo con la propria navicella spaziale… Ma la cosa peggiore resta la gratificazione finale. Qualora il giocatore riesca, dopo infinite e brutali peripezie, a completare uno dei giochi, “Action 52” mette a disposizione tre tipi diversi di conclusione: una bella schermata di Game Over, un ritorno al primo livello riproponendo l’avventura di turno daccapo e, dulcis in fundo, un bel crash del gioco. E via ancora di reset.
“Ooze” e “The Cheetaman”: leggende di sogni infranti
Dopo aver discusso in generale di quanto questo gioco sia orripilante per tutte le ragioni possibili, legate spesso a una programmazione che definire approssimativa sarebbe irrispettoso per la definizione stessa di approssimazione, è necessario che vi vengano rivelati due degli episodi più esilaranti riguardo a “Action 52”. In primis si prenda il caso “Ooze”: “Ooze” è il quinto gioco della lista, un platform buio dai controlli allucinanti e dal level design completamente casuale. La Active Enterprises, ai tempi, indisse un concorso a premi: tutti i giocatori che fossero riusciti a completare il 5? livello di “Ooze” avrebbero ricevuto dal gioco un codice che, se fotografato e spedito al loro quartier generale, avrebbe aperto l’accesso all’estrazione di ben 104.000$, una cifra non indifferente. L’azienda aveva già addirittura preparato il montepremi da spedire al fortunato vincitore… Peccato che in redazione non sia mai arrivata nemmeno una fotografia… Il perché è presto detto: per quanto si provi e si riprovi, “Ooze” va in crash una volta completato il secondo o il terzo livello… Non si può né completare né tantomeno raggiungere il fantomatico codice… Questo errore causò alla società un’ingente perdita finanziaria e ne mise in luce le sue caratteristiche di inaffidabilità. Passiamo al secondo caso, ovvero “The Cheetahmen”. “The Cheetahmen”, o “Action GameMaster” come citava il suo titolo, è il gioco di punta di “Action 52”: i programmatori avevano puntato tutto sul loro “capolavoro”, cercando di aumentare vigorosamente la fama di questi tre uomini-ghepardo, dando loro un nome, sviluppando una storia e allegando alla confezione del gioco un fumetto che ne descrivesse la genesi e la missione. Pensate, con questi mutanti volevano addirittura bissare il successo delle Tartarughe Ninja! Chiaramente Active Enterprises fallì sotto ogni aspetto: “The Cheetahmen” è effettivamente il miglior gioco della compilation ma questo non significa certo che si tratta di un buon gioco… Il titolo soffre degli stessi bug di tutti gli altri e di una carenza di fun factor non indifferente… Nonostante tutto, questo è il titolo più conosciuto della collezione e molti fan accaniti si sono concentrati su di esso, proponendo qualsiasi genere di video e di esperimento ma, soprattutto, remixandone la colonna sonora che, stupendo tutti, era composta da un brano di fattura decisamente elevata e dal ritmo accattivante! “The Cheetahmen” ebbe addirittura un seguito, “Cheetahmen II”, mai rilasciato e, guarda caso, incompletabile sempre a causa di un bug.
Conclusione
Siamo di fronte al primo, e si spera ultimo, voto “1” della storia di Cyberludus. Una pietra oscura, un oggetto ludico che contiene nel suo involucro di plastica rigida tanta malvagità quanta ne può possedere la più maligna essenza che può esistere sul nostro pianeta. “Action 52” è un titolo da provare almeno una volta nella vita e che riesce ad affascinare solo perchè, ogni secondo, ci si chiede come siano riusciti a creare uno scempio simile intenzionalmente. Se poi si pensa al bagno di sogni e speranze dentro i quali si crogiuolavano i produttori viene da sogghignare, scorrendo amaramente una lista di titoli che, poco a poco, guidano il giocatore verso il baratro della follia.